Anche nella Juventus l'Anastasi "mobile,,

Anche nella Juventus l'Anastasi "mobile,, Anche nella Juventus l'Anastasi "mobile,, E' necessario che il centravanti ritrovi al più presto la sua antica generosità, che aiutò prima Bettega e oggi Gigi Riva E' difficile veder chiaro nel problema Mazzola-Rivera In azzurro, con occhio milanese. Il tifoso può sposare la causa che sente, ma chi deve necessariamente non scontentare nerazzurri e rossoneri, è costretto a ripiegare su soluzioni vaghe, con conclusioni scontate: « Se sono in forma, sono tutti e due bravi, sono degli assi, perché privarci di uno dei due in Nazionale? ». Si è comportato così anche Valcareggi, per anni, sino ad arrivare al ridicolo sistema della staffetta (uno dei maggiori meriti del et. è di aver ripudiato, e speriamo definitivamente, una formula che è l'anti-foothall). La convivenza impossibile fra Mazzola e Rivera in azzurro è un <• fatto tecnico » già sottolineato su queste pagine nei commenti del dopo Svizzera, e che ha visto schierati su identiche posizioni (di incompatibilità fra i due) molti colleghi e tecnici quali Fulvio Bernardini e Liedholm. Ma motivi di natura tecnica, connessi non solo alle caratteristiche dei singoli ma alle esigenze degli schemi di squadra, ne sono maturati altri nei novanta minuti dell'Olimpico, ed erano stati addirittura anticipati dalle vicende del campionato. Uno dei più interessanti, ed urgenti, riguarda il gioco delle "punte". Ovvero la collaborazione fra Gigi Riva e Pietro Anastasi, visto che sono loro al momento a fare coppia fissa (e non se ne vedono di migliori, se agiscono secondo logica) sul fronte offensivo azzurro. ANASTASI — Il personaggio centrale non è Riva, per quanto sia stato protagonista determinante contro gli elvetici, ma Anastasi. Il bianconero è uno degli attaccanti italiani capaci di conservare più a lungo la forma lungo una stagione, ma soffre di un male psicologico che si può definire come il « complesso del goleador ». La situazione si è ripetuta altre volte, ma è sufficiente esaminare quanto è accaduto nelle ultime settimane. Dunque, Anastasi inizia l'annata benissimo (« sono un tipo che va in forma subito », dice per mettere le mani avanti) e poi cala, ma cala troppo presto perché si possa credere ad un cedimento fisico. Per pura « combinazione », il peggioramento avviene appena dopo ItaliaSvezia, partita che il siciliano ha deciso con un colpo di testa abilissimo, e nella quale si è meritato da tutti l'elogio per il migliore in campo. EGOISMO — La Juventus trae dalla prova del suo centravanti a San Siro favorevoli auspici per l'incontro di Coppa del mercoledì successivo, ma nel ritorno con la Dynamo Dresda, tifosi, dirigenti, tecnici e compagni di squadra si trovano fra le mani un Anastasi diverso, improvvisamente egoista al punto da non vedere il collega smarcato, da cercare il gol da posizioni impossibili, da tentare dribblings che non fanno altro che favorire la difesa tedesca. Finisce come tutti ricordano, Anastasi non va sul banco degli imputati, ma non sono pochi fra i bianconeri a pensare — con ragione — di aver perso la qualificazione in Coppa dei Campioni a causa dell'improvviso « raptus » agonistico toccato proprio all'atleta che fino a quel momento era stato uno dei punti di forza della squadra, nel tormentato inizio di stagione. DA SEMPRE — Eppure, Anastasi è il primo a sapere di avere raccolto i maggiori elogi, nella già brillante carriera, quando ha seguito il suo istinto naturale che è quello di punta vagante, in appoggio a! compagno che sa «andare dentro- con maggiore prontezza e pericolosità. Si è meritato le attenzioni della Juventus giocando così nel Varese, più volte abbiamo visto lui e la vecchia volpe Vastola infilare la difesa avversaria con azioni larghe, al termine delle quali era il ciuffo biondo-rosso del più anziano dei due ad infilare in rete da pochi passi il centro filtrante di Pietro. E così è stato nella Juventus: buona parte dei successi, e dei gol, realizzati da Bettega nel girone di andata di due stagioni or sono, portavano l'avallo di Anastasi. E sempre l'attacco bianconero cresce in pericolosità quando Pietro gioca come sa, come deve, come è nelle sue caratteristiche. Arretrando, svariando soprattutto sulla sinistra, da dove più volte ha saputo rientrare per quel gol personale che nessuno gli vieta di inseguire, a patto di non rovinare tutti gli schemi per pura ingordigia. iN AZZURRO — Le colpe di Anastasi sono maggiori, quando decide di comportarsi tanto scriteriatamente, in quanto non ha neppure la scusante della difesa del posto in Nazionale. E' talmente fortunato (anche se pare non accorgersene) che in azzurro gli chiedono lo stesso lavoro che pretendono alla Juventus. Pietro ha la funzione di spalla di Riva, un ruolo che ha già bruciato molti, ma che per lui è un fatto del tutto naturale. Riva va al centro ed Anastasi deve fare II movimento necessario per dargli spazio e palloni: il nostro calcio è fatto di schemi precisi e di astuzie, se rinunciamo a queste cose allora è finita. Se la Nazionale è un traguardo, Anastasi sa di poterci rimanere stabilmente a patto di fare per Riva ciò che dovrebbe fare per Bettega (o Altafini) in bianconero. E' arduo credergli quando dice di sentirsi le gambe molli, dopo due mesi di attività. Piuttosto, gli riesce difficile fare le cose facili, rischiando quindi di diventare un » caso » per Vycpalek e per Valcareggi. Bruno Perucca Anastasi e Ri Anastasi e Riva di tt l i

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