Parigi, belle con il chimono

Parigi, belle con il chimono Presentata la moda per la primavera al "prèt-à-porter,, Parigi, belle con il chimono Numeroso come ad un incontro sportivo, il pubblico gremisce le sfilate di Kenzo - Il sarto giapponese presenta abiti a sacco, a trapezio, leggeri e volteggianti - Abiti da sera con ampie scollature - Tornano gli shorts e i bermuda ( Nostro servizio particolare ) Parigi, 23 ottobre. Le lotte sotterranee, le scaramucce, i superbi silenzi e gli attacchi ironici fra alta moda e prèt-à-porter sembra stiano per finire tutto ad un tratto a Parigi. La Chambre Syndacale de la Couture Parisìenne annuncia profonde trasformazioni: il suo campo d'azione si allarga per rispondere all'evolversi del merca- to (mentre i prezzi aumenta- no) e ora non solo verrà ad includere il prèt-à-porter femminile e maschile, ma un gruppo moda-creazione, in difesa del gusto francese. Primo risultato, l'entrata alla Camera Sindacale dell'alta moda di quei creatori e stilisti che di fatto hanno improntato dì sé molle collezioni del prèt-à-porter, incluso Dior. Una specie di avvio alla Sala Bianca di Palazzo Pitti. I francesi ce l'hanno sempre invidiata, gli osservatori di moda, usi a continui spostamenti a catena da un quartiere all'altro di Parigi in onore delle sfilate, hanno sperato per anni che l'invidia desse luogo all'imitazione. Kenzo, nonostante il suo approdo in seno agli organismi professionali della Cou- ture Parisienne, continua a sfilare alla borsa di commercio. Anche l'edificio a pianta centrale, nel quartiere delle defunte Halles, gli è ormai stretto e ieri sera c'era tutto un passaggio obbligato di transenne, previo sbandieramento già alla lontana dell'invito, prima di arrivare all'interno di questa specie di duomo, un tempo votato alle urlanti trattative di partite di grano e di carni e ora specchio fedele d'un successo personale. Kenzo riesce a far convenire alle sue sfilate tanto pubblico come non si ammassa per un incontro di boxe, è già uno spettacolo nello spettacolo: e allora si può perdonare al giapponese più noto di Parigi se nel suo cartoncino d'invito si mostra in effigie molto ridente, nell'ovale della Metro Goldwin Mayer al posto del leone e se dà inizio alla sua collezione con le note della Quinta di Beethoven. Tutta la morbidezza che è la caratteristica saliente della moda per la prossima primavera, tutto il flou che non da ieri cerca di farsi strada, le gonne arricciate prese da un folklore lontano, senza contare la linea chimono nelle maniche o in tutto l'abito, devono ricondursi alla sua influenza. Inevitabile che mentre quest'influenza è patente, vera e propria parola d'ordine per un'aria di famiglia nel prèt-à-porter visto sfilare fin qui, la collezione di Kenzo abbia stupito meno delle altre volte. Non solo è difficile superare la bellezza, il piglio, la grazia di colori e tessuto sparsi a piene mani nella sfilata del marzo scorso, ma al limite si direbbe che a Kenzo avvenga di dormicchiare come del resto capitava persino a Omero. L'unghia del leone c'è, controcorrente e in partecipa¬ zione dell'avvenire: si avverte negli abiti a sacco, a trapezio, lievi, volteggianti, che lasciano la vita libera, la schiena visibile dalle ampie aperture delle maniche ad ala di chimono e negli abiti a corolla, tutti svasati verso il basso quanto minuti alle spalle. Ma in rinnovati accordi di colore, delicati e spenti, la primavera estate 1974 di Kenzo è una divagazione su temi già ammirati. I cardigan sono lunghissimi su pantaloni ampi da clown o sulle gonne arricciate alla paesana: le mani cacciate nelle tasche profonde, a passi di danza, con la ciòchette alla peruviana in testa o come quella che la Masina portava nel film La strada, le ragazze di Kenzo, avvolte in abiti troppo grandi per loro, sembrano divertirsi un mondo a tanto libero travestimento. Indossano impermeabili tutti in sbieco con il dorso volante, ricco di pieghe o diritti, ma con lunghi spacchi laterali, o gonne cammello con la camicia bianca con lo sprone a fermare il volume dell'arricciatura, si sentono dégagées. Perfettamente a loro agio nei vestito- ni che sembrano coprifasce, grembiuli da fatica, o divise da educanda d'altro secolo, in rigatino lucido ma di co lore cupo, il corpetto a bustino, tutto piegoline aperte sul seno e la gonna con il volant e la sottogonna bianca. Color burro, rosso e azzurro, marron caffè, bianco, si alternano, si mescolano, si oppongono nei modelli sempre simili e sempre diversi, punteggiati da baschi, calotUne, bombette da circo. l La vena del folklore, costante in Kenzo, si raccomanda questa volta ai ponche bianchi bordati di rosso o di nero, agli abiti chimono nel corpetto e all'unione esplosiva di gonnella fantasia con pulì a righe verticali, ricoperti di piccoli gilè eseguiti a mano a punto pavone. Tutto è lungo, sciolto, molle, anche i pantaloni amplissimi, a vita alta con bretelle maschili all'antica. Di adatto ad ogni donna, anche giovanissima, poco: se si tolgono gli abiti da sera affusolati in crèpe-de-chine, con scollatura da sottoveste, gli altri fluidi come camicie da notte a scollo quadro ed i due pezzi con la giacchetta camicia a chimono e la gonna arricciata, ondeggiante al malleolo, gli spolverini aerei su semplici gonne diritte, nere, avvolgenti con pulì attillati, marezzati di colore e la sciarpetta nera. Ma Kenzo è uno stilista che non può mettere la sordina a ciò che inventa: da anni pare che questo sia stato il compito di chi con maggiore o minore I delicatezza, l'ha imitato. Anche Daniel Hechter non scherza in quanto a folla ad i ogni suo défilé. Sebbene abbia presentato stamani la sua collezione in un nuovo albergo molto distante dal centro, la troupe internazionale dei commentatori di moda era tuttaì lì. Impossibile mancare. Sono \ questi creatori, insieme a Cacharel e a pochi altri, i più seguiti dalle donne (che magari acquisteranno soltanto una piccola cosa, una gonna, una maglietta, un foulard), capaci però di esprimere uno stile, di donare un accento nuovo a quanto già si possiede. Daniel Hechter è sempre personale: di chemisier a righe, di morbidi grembiuli, di gonnel- le a fiori un po' gonfie e vaghe ce ne sono dovunque, ma ecco che le rigature degli stampati a fasce alterne più sottili o più larghe, di un particolare azzurro e di uno splendido verde Nilo, sono mantenute rigorosamente in diagonale negli chemisier di linea diritta, appaiono scomposte in scacchi dalle pieghe nelle gonne portate con pulì e giacchetta di tela dalle maniche corte, in quanto ai fiori l sono minutissimi, fanciulle- I i ì \ schi su fondo color tè, e i modelli di Hechter risultano non più secchi, perché anche la sua visione è per la morbidezza, ma più costruiti, più nitidi. Il merito di Hechter è che i suoi abiti in verde, pesca o azzurro, qualche rigatura nel carpino blusante e la gonna plissé, in seta stampata a pallini bianchi su rosso o su verde con il bordo disegnato a rete da tennis e i giocatori in azione, sono subito desiderabili, gradevoli per tutte le donne. Con le gonne ci sono giacchette scure e corte o giacche sahariana color burro o azzurro cielo, i trench di velluto si alternano a quelli in taffetas (magnifico uno color smeraldo) e non solo resistono eleganti completi pantalone in seta indiana, ma Hechter ha spezzato una fortissima lancia in favore del ritorno agli short, ai bermuda. Corti, lunghetti, pimpanti di colore o candidi, alleati alle magliette che ormai Hechter tiene in bilico fra stampe antiche, immagini sportive o pubblicità, dopo le marche di sigarette siamo alla Gallerie Lafayette e al Café de Flore. Si portano con gli stivali marrone, ma con una balza in alto del colore da accordare con short o pulì: gli stessi che appaiono con le svelte gonnelle corte al ginocchio, ben strette in vita, un solo piegone sciolto sul dietro, le sole di questo tipo, isolate nel generale profluvio di gonnelloni e. abiti che somigliano in tutto e per tutto ai copribusto delle ragazze dell'Ottocento. I quali quando sono in madras lieve e di tinte sfocate, fra azzurro, verde e terra di Siena, hanno una grazia incantevole e convincente. Lucia Sollazzo va modello di Balmain

Persone citate: Beethoven, Color, Daniel Hechter, Goldwin Mayer, Lucia Sollazzo, Masina

Luoghi citati: Balmain, Cacharel, Parigi, Siena