Si cerca il terzo complice: forse è l'uomo che ha spinto i due giovani allo sbaraglio

Si cerca il terzo complice: forse è l'uomo che ha spinto i due giovani allo sbaraglio Erano soli il ragazzo ucciso e l'amico ferito al Capitol? Si cerca il terzo complice: forse è l'uomo che ha spinto i due giovani allo sbaraglio I carabinieri sono sicuri che esista e sia stato la "mente" dell'impresa • Probabilmente si era assunto il compito di "autista", ma ai colpi di pistola che abbattevano i suoi compagni è fuggito, abbandonandoli - Ricerche nel bar frequentato dal Guggino, di cui si ignora ancora dove abitasse a Torino Chi è e dove si nasconde II complice del rapinatori del Capitol? Quale ruolo ha avuto nell'assalto compiuto da Pasquale Guggino che ora si trova ferito alle Mollnettc e dal diciottenne Lorenzo D'Andrea, caduto sotto i colpi del carabiniere Conglu? E' lui la « mente » dell'Impresa, l'uomo che ha spinto i due giovani allo sbaraglio? E perché non si presentano le due persone prese In ostaggio dal banditi? Sono gli interrogativi ancora senza risposta che si pongono 1 carabinieri. Esaminiamo i vari punti. Il complice. Nessuno lo ha visto prima dell'assalto, nessuno si è accorto che fuggisse. Eppure, secondo il maggiore Danese ed il capitano Formato che dirigono le indagini, doveva esserci. E' una convinzione desunta dall'esperienza e dalla ricostruzione delle mosse del Guggino dopo la sparatoria. L'auto è diventata un mezzo pressoché insostituibile nell'esecuzione di un « colpo ». I banditi danno l'assalto ad un obiettivo ed un loro compagno li aspetta in macchina poco distante, pronto a favorire la fuga. Questo è il modulo che si ripete abitualmente nelle rapine quotidiane. Per quale motivo i due banditi del Capitol avrebbero dovuto scostarsene? Il D'Andrea quasi di sicuro era alla sua prima impresa, ma il Guggino, per quello che se ne sa, una certa esperienza doveva averla. E' poco probabile che abbia voluto compiere l'assalto in una zona centrale, frequentata, senza essersi coperto le spalle. Vediamo inoltre che cosa ha fatto, quando il carabiniere ha esploso i colpi. E' fuggito e si è diretto verso via Santa Maria dove, nei pressi del palazzo della Sip, ha abbandonato la calzamaglia rinvenuta poche ore dopo la rapina dal capitano Lotti. Poi è tornato sui suoi passi attraver- so piazza Solferino ha raggiunto corso Re Umberto. Ma d'improvviso gli sono mancate le forze perché era stato ferito ed ha chiesto aiuto ad un gruppo di donne. Era in stato di semincoscienza e mormorava: « Chiamate Franco al caffè ». Gli Inquirenti pensano che Franco fosse il complice. Probabilmente egli attendeva 1 due banditi in via Santa Maria. Ma ha sentito le detonazioni ed il rumore della vetrata rotta, ha compreso che il meccanismo della rapina non aveva funzionato ed è fuggito. Il bar nominato dal Guggino rantolante in mezzo alla strada è stato trovato dai carabinieri. E' in corso Re Umberto. Il rapinatore lo frequentava abitualmente ed è probabile che altrettanto facesse il complice. Ora le indagini si sono accentrate su questo locale. Anche perché esso costituisce l'unico luogo in cui è certa una presenza torinese del Guggino. Della sua vita vagabonda abbiamo già detto. Se ne è andato da Caltanisetta quando aveva sedici anni e da allora ha girato un po' dappertutto, in Italia, in Germania ed altrove, mantenendo sporadici contatti con la famiglia rimasta nella città siciliana, nel popoloso quartiere di Santa Flavia. A Torino non si sa dove abitasse. Le ricerche sinora sono state inutili. Ma si è accertato che il bar di corso Re Umberto era 11 suo recapito abituale. Forse vi ha anche ideato la rapina, forse qui il destino ha spinto sulla sua strada il barista diciottenne, che è morto alla sua prima impresa disperata. Dal letto dell'ospedale, il ferito ha affermato di essere giunto a Torino un paio di settimane fa, di aver conosciuto il ragazzo solo qualche giorno prima. Il più giovane avrebbe proposto il colpo, fornendo anche le armi. Ma è una tesi discutibile. Al bar di corso Re Umberto c'è gente che sostiene di aver notato da parecchio tempo la presenza del Guggino. Egli dunque si trovava nella nostra città da più dì quindici giorni ed aveva avuto il modo, secondo 1 carabinieri, di « sistemarsi » nel mondo della prostituzione ricavandone forse di che vivere. E' probabile che abbia conosciuto il D'Andrea all'Inizio del mese scorso. Proprio in questo periodo il barista diciottenne ha incominciato a cambiare comportamento, diventando nervoso e cupo, come testimoniano i familiari ed il compagno di lavoro, Enzo Smercan di 17 anni. Questi afferma: « Non lo riconoscevo più. Riceveva nel bar parecchie telefonate ed era molto inquieto ». Risale anche a questo periodo la storia misteriosa di una « 850 », acquistata dal ragaz¬ zp niiitiiiiiiiiiuiiiiiiiiiMiiii min iiiiiiiiii zo, privo di patente, al prezzo incredibile di 80 mila lire. Egli poi aveva detto di averla comprata in società con altri amici, di cui però aveva taciuto 11 nome. Quanto ai soldi (consegnava tutto il salarlo in casa) aveva detto di esserseli procurati facendo il tornitore nelle ore libere dal servizio nel bar. Erano invece i proventi delle prime attività illecite? E' un punto da chiarire ed 1 carabinieri se ne stanno occupando. Tutto lascia credere comunque che egli sia stato irretito da un più esperto complice. Forse il Guggino, che aveva già qualche precedente. Ma questi non conosceva bene la città, ed è probabile che la « mente » dell'Impresa sia stato il « terzo uomo » ancora senza nome. SI potrà saperlo soltanto dopo l'interrogatorio del sostituto procuratore dott. Maria Pia Astore, ammesso che 11 rapinatore ferito si decida a parlare. Ora infatti, dopo le prime dichiarazioni con le quali ha tentato di addossare le maggiori responsabilità al complice, si è trincerato dietro un silenzio impenetrabile. Se le domande si fanno incalzanti, fìnge di sentirsi male. Per una completa ricostruzione della tragedia sarebbe utile sentire anche 1 due ostaggi dei rapinatori. Essi furono spinti nell'atrio del cinema con le armi puntate alla schiena. Mentre echeggiavano gli spari sono riusciti a fuggire e da quel momento non si sono più fatti vedere: atteggiamento non giustificabile, anche se si può pensare che sia dettato dalla paura. Ieri Intanto all'istituto di medicina legale è stata compiuta l'autopsìa sul corpo del giovane rapinatore. Egli è stato fulminato da un colpo che lo ha raggiunto al torace. I risultati dell'esame saranno trasmessi al magistrato che interrogherà anche il carabiniere Conglu. Lino Guggino in ospedale • Lorenzo D'Andrea è morto - Enzo Smercan, collega di lavoro: « Era cambiato di colpo »

Luoghi citati: Germania, Italia, Santa Flavia, Torino