Tre giudici hanno indagato su Scaglione per le presunte collusioni con la mafia di Paolo Lingua

Tre giudici hanno indagato su Scaglione per le presunte collusioni con la mafia Ripreso a Genova il processo ai giornalisti dell'"Ora„ Tre giudici hanno indagato su Scaglione per le presunte collusioni con la mafia Secondo una agenzia giornalistica sarebbero stati inviati a Palermo dall'allora presidente della Repubblica Saragat - La circostanza però non è stata ammessa come elemento processuale - Il figlio del procuratore ucciso dice: "Mio padre è stato calunniato. In casa nostra trovarono soltanto copie di requisitorie" (Dal nostro corrispondente) Genova, 17 ottobre. Il processo, contro i sei giornalisti del quotidiano «L'Ora» di Palermo, accusati di diffamazione nei confronti del defunto procuratore Pietro Scaglione e di noti personaggi politici, come il ministro Gioia, l'ex sindaco di Palermo Ciancimino, e dei professionisti e magistrati come il dott. Buttafuoco, l'avvocato Bellavista, il procuratore aggiunto Ettore Lauro, è stato aggiornato, dopo un'udienza durata sino alle 21 di questa sera, al 19 dicembre prossimo. Il tribunale ha accolto buona parte delle richieste dei difensori, della parte civile e del p.m. dottor Nicola Marvulli, il medesimo magistrato incaricato di indagare sulla uccisione del procuratore Scaglione, crivellato due anni fa in pieno centro di Palermo insieme al suo autista a colpi di mitra e di pistola. I magistrati genovesi hanno però respinto l'istanza più « scottante » presentata dalla difesa: e cioè ascoltare, come teste, il giornalista Vittorio Staterà, responsabile della agenzia romana « Ital » organo ufficioso della corrente del psdi che fa capo al ministro della Difesa Tanassi. Una nota dell'agenzia «Ital», pubblicata il 6 ottobre sul « Giornale di Sicilia » informava che, quando Scaglione era ancora in vita, l'allora Presidente della Bepubblica Giuseppe Saragat, nella veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura, aveva disposto una inchiesta a carico del magistrato siciliano. L'agenzia « Ital » informava anche dell'esistenza d'un preciso rapporto « ssgreto » stilata dai carabinieri sulle attività del procuratore Scaglione. Tale rapporto avrebbe provocato un supplemento d'inchiesta voluta dal Capo dello Stato, il quals avrebbe inviato a Pa'ermo tre componenti del consiglio superiore, in « missione speciale », per incontrarsi con Scaglione. Quest'ultimo, sempre secondo quanto pubblicato sul quotidiano di Palermo, avrebbe detto ai tre magistrati: « Non vi conviene proseguire in questa inchiesta: c'è il rischio che mezza Italia salti per aria ». i Le indagini, allora, si sareb- bero arenate. Su questo episodio, questa ì mattina, prima dell'udienza, uno dei figli di Pietro Scaglione (in rappresentanza dei familiari che si sono costituiti parte civile) ha avuto delle espressioni polemiche conversando con i giornalisti: il giovane dottor Scaglione, visibilmente nervoso ed emozionato, ha detto: « Macché cose esplosive: sono tutte calunnie. Quando mio padre morì, vennero subito a cercare tra le sue carte in ufficio e a casa, non trovarono, nei suoi cassetti, che ritagli di giornale e le copie di vecchie requisitorie ». Questa mattina dinanzi alla prima sezione del tribunale penale di Genova, presieduto dal dottor De Luca, erano presenti quattro degli imputati: Etrio Fidora (responsabile de «L'Ora»), Giuliana Saladino, Boberto Baudo e Giacomo Galante. I sei imputati sono stati querelati dagli eredi Scaglione e dai personaggi politici e dai professionisti per una serie di articoli pubblicati dopo il delitto Scaglione, articoli nei quali il defunto procuratore e gli altri erano velatamente accusati di collusione con la mafia. In mattinata il presidente, De Luca, ha interrogato Giuliana Saladino e Giovanni Galante. La Saladino scrisse, in due servizi dedicati alla ricostruzione della figura di Scaglione, che il magistrato era legato a certi ambienti mafiosi e che, in pratica, non svolgeva la sua funzione in modo imparziale, insabbiando certi procedimenti o sveltendone altri a seconda dei fatti. La Saladino ha confermato quanto scritto e ha aggiunto d'aver attinto le sue informazioni presso avvocati, poliziotti, carabinieri e magistrati di Palermo: « Scaglione — ha detto — era un uomo discusso. A Palermo tutti sanno che la commissione antimafia lo ha interrogato non tanto come testimone quanto come imputato. Del resto, se non vi fossero altre prove, basta la sua morte per collegarlo con la mafia». Dopo la Saladino è stata la volta di Galante che ha rievocato un suo articolo nel quale affermò che il procuratore aggiunto Ettore Lauro avrebbe insabbiato una de- nuncia per associazione par delinquere contro 66 mafiosi Ettore Lauro, collaboratore stretto di Scaglione, è stato sentito subito dopo Galante. Ha detto di aver ricevuto la famosa denuncia « dei 66 » dal comandante della Legione dei carabinieri nel giugno del 1971: « Esaminai la denuncia, ma non ritenni di emettere alcun ordine di cattura — ha detto l'anziano magistrato —; del resto, questo fa parte dei poteri discrezionali di un procuratore e non sono tenuto a spiegare i criteri da me adottati ». Lauro ha anche respinto sdegnosamente l'accusa di aver rallentato anche l'inchiesta sulla morte di Scaglione. Paolo Lingua mvnatsscmtmClncScutrqcpqc Genova. Delitto Scaglione: il presidente del tribunale De Luca ascolta la deposizione di Ettore Lauro, ex procuratore della Repubblica a Palermo (Telefoto Ansa)

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