"Come primari ospedalieri noi credevamo di non dover versare nulla all'Università"

"Come primari ospedalieri noi credevamo di non dover versare nulla all'Università" Processo ai "grandi,, della medicina torinese; la terza udienza "Come primari ospedalieri noi credevamo di non dover versare nulla all'Università" Insieme con il richiamo alla "prassi costante" e alle convenzioni, questa è la linea di difesa di tutti i clinici ascoltati finora - Il prof. Ciocatto: "L'Istituto di anestesiologia è una specie di sezione dell'ospedale; riceviamo i pazienti dal pronto soccorso" ■ Il prof. Morino, direttore della Clinica chirurgica, è accusato anche d'interesse privato in atti d'ufficio - La posizione del prof. Torre - Oggi interrogatorio di Brunetti, Gallenga, Midana Non si è discusso soltanto di peculato, ieri mattina In tribunale al processo dei clinici, ma anche del sistema piuttosto curioso messo in atto da uno degli imputati per procurarsi la clientela. Un episodio significativo che illustra, se ancora ce ne fosse bisogno, la disinvoltura con cui alcuni clinici agivano al riparo, più o meno sicuro, di una legislazione caotica e contraddittoria. Se togliamo la parentesi di questa nuova imputazione, 11 resto della terza udienza ha ricalcato, più o meno, l'impostazione della seconda. I temi principali della dltesa degli imputati sono gli stessi: « Non abbiamo versato nulla all'Università perché ci siamo sempre considerati primari ospedalieri; solo gli introiti di attività specificamente scientifiche e didattiche venivano devoluti all'Ateneo; abbiamo osservato le convenzioni; i nostri predecessori, illustri maestri di cui noi eravamo rispettosi discepoli, facevano così: e noi li abbiamo imitati ». Se continueranno a difendersi In questo modo (e non c'è ragione di credere che nei prossimi giorni accada diversamente) al termine degli interrogatori il tribunale avrà imparato a memoria questi ritornelli. Ci penserà comunque il pubblico ministero a mutar registro e risentiremo allora gli stessi argomenti su tutt'altro tono. L'udienza è incominciata alle 9,30. Il primo a sedersi davanti ai giudici è stato il prof. Enrico Ciocatto, direttore dell'Istituto di Anestesiologia e Rianimazione, che deve rispondere di aver omesso di versare alla cassa universitaria 98.835.900 aire, corrispondenti in parte a ricoveri di pensionanti del suo Istituto, in parte a proventi di prestazioni anesteslologiche su pazienti ricoverati nel reparti dell'ospedale San Giovanni o in Cliniche universitarie. Il prof. Ciocatto, difeso dall'avv. Cesare Zaccone, ha detto: « Mi sono sempre considerato primario ospedaliero e, come tale, mi sono ispirato alla prassi costante ». Presidente Iannibelli: « Sì, però, risulta che gualche somma è stata versata ». Imp.: « Non so spiegarmelo ». Aw. Zaccone: « Spteghi al tribunale la natura del suo Istituto ». Imp.: « Si tratta di una specie di sezione dell'ospedale. Infatti i nostri pazienti arrivano tutti in fin di vita, passando dal pronto soccorso dell'ospedale dove c'è un medico del nostro Istituto che Il riceve. Quasi un'antenna della clinica, in postazione avanzata. Devo ammettere che mi sono sempre disinteressato delle questioni amministrative; dividevo i compensi, tra me e i mìei assistenti, col sistema del 4, 2, 1 (in uso tra i primari ospedalieri, n.d.r.) ma in seguito ho ridotto le mie competenze, non per spirito missionario, ma perché volevo che tutti i dipendenti dell'Istituto — aiuti, assistenti e anche non strutturati — avessero la loro parte di profitto. «Da questa somma si detraeva una certa cifra per la ricerca scientifica, lo studio, l'aggiornamento, le pubblicazioni scientifiche. Dovendo insegnare, io avevo il dovere di studiare e di documentarmi: per questo prendevo parte a congressi in tutto il mondo; non certo per il piacere di viaggiare ». Esaurito rapidamente l'interrogatorio del prof. Ciocatto, è venuto all'emiciclo il prof. Francesco Morino, direttore dell'Istituto di Patologia speciale chirurgica dal '67 al '68 e direttore dell'Istituto di Cllnica chirurgica dal '68 al '69. Assistito dagli avvocati Vittorio Chlusano e Antonio Bellu, di Cagliari, è accusato di essersi trattenuto In totale 24.316.452 lire. La premessa è la solita: « Mi Ispiravo agli articoli 1 e 12 della convenzione 1950. Consideravo le somme versate alla clinica "compensi sanitari" e pertanto le trattenevo, dividendole con i miei assistenti. Tengo a precisare che ho avuto come maestri i professori Achille Mario Doglìotti e Luigi Blancalana: avevo quindi la massima fiducia in tutto ciò che loro avevano fatto prima di me. Per quanto riguarda i proventi ambulatoriali di mutuati e paganti, ho trovato, nel novembre del '67, "una situazione di non versamento" e l'ho latta mia ». Pres.: « E per i pensionanti di patologia? ». Imp.: « / miei pazienti erano ricoverati nel reparti A, B, C dell'ospedale: di questi introiti mi spettava, per legqe, il 70 per cento. Ma non lo prendevo sempre. Quando l'intervento chirurgico era eseguito da un altro operatore, lo pagavo con un assegno ». Pubblico ministero: « Con quali andsdcsM«drnlmf attrezzature questi interventi venivano compiuti? ». Imp.: « In maggior parte ospedaliere, ma alcune anche universitarie ». Il tribunale e il rappresentante dell'accusa Insistono, vogliono ricostruire i vari passaggi e le destinazioni degli introiti. Il prof. Morino estrae, da un'elegante «ventiquattrore» verde, un fascio di carte, le consulta calmo, sorride con sicurezza. « Non mi sono mai posto tanti problemi: solo "a posteriori", quando incominciò l'inchiesta, ho cercato di far luce su questa materia ». Pubblico ministero: « Lei dice che ha seguito la prassi del prof. Biancalana, ma non è vero ». Imp.: « Il prof. Biuncnlana versò pzrte degli introiti fino al marzo '67, poi non più. Quar.do io so.:o arrivato hi cllnica i versamenti non si facevano ed 'o mi sono adeguato a quella pressi ». Giudice Bo.rj: • Dal momento che lei si considerava "ospedaliero", perché allora destinò alcune sc7nme al suo Istituto universitario? ». Imp.: « Se non avzssl fatto cosi, non sarei andato avanti. Io allora non avevo, come i mìei illustri colleghi che si sono seduti qui davanti a lei, signor presiden¬ | I I | I I te, un nome dì prestigio. Non potevo contare sugli aiuti sostanziosi di enti pubblici per potenziare la mia clinica. Così ho ac| qu'.stato varie attrezzature, tra cui una macchina da 24 milioni. I Un esempio: proprio l'altro giorI no ho dovuto saldare un debito per l'acquisto di un apparecchio | venuto dall'estero e ordinato anI coro dal prof. Dogliotti. Ho paI gaio di tasca mia; l'ospedale non mi ha ancora rimborsato ». P.lrm di passare alla seconda imputazione, interesse privato in atti d'uflìcic, il presidente domanda al prof. Morino ss desidera riposarsi un po'. « JVo, grazie » risponde con un sorriso aperto il clinico « sono abituato alla sala operatoria ». L'accusa è di aver spedito un considerevole gruppo di lettere, con carta intentata della clinica, a pazienti del meridione (Sicilia e Puglia), con le quali il prof. Morino li invitava a farsi visitare da lui per un « controllo ». Imp.: « L'ho fatto perché volevo controllare il risultato di alcune tecniche operatorie Mi interessavano soprattutto i malati di cardiopatie congenite. Lo scopo era quello di raccogliere esperienze e poi pubblicarle. Poiché gli ammalati non potevano venire a Torino, li raggiungevo io nelle loro città, in particolare a Bari e Catania. Ogni vista mi rendeva dalle 10 alle 20 mila lire: ma questi soldi non erano altro che un rimborso-spese. A eonti fatti, incassai 400 mila lire e ne Spesi, in viaggi aerei, 600 mila ». Pubblico ministero: « Lei andava a Bari e a Catania perché li aveva una clientela privata? ». Imp.: « No, i miei clienti sono a Torino. Ho delle prenotazioni di due anni ». Giudice Bonu: « Insomma, la sua indagine aveva scopi scientifici: però, se il caso lo richiedeva, lei operava ». Imp.: « Certamente Avevo saputo, al mio arrivo a Torino, che l'SO per cento dei pazienti che avevano subito un intervento chirurgico, si facevano operare nuovamente a Padova. Per questo sono andato alla ricerca di persone alle quali erano state applicate valvole mitraliche o protesi artificiali al cuore e le ho visitate per rendermi conto delle loro condizioni. Qualche volta le facevo venire a Torino per operarle di nuovo ». Presidente: « Perché si recava lei in Puglia e in Sicilia, e non Inviava l suoi assistenti che lo aiutavano in questo tipo di ricerca? ». Imp.: « Beh, andavo io perché il mio nome era conosciuto ». Con l'interrogatorio del prof. Michele Torre la terza udienza si è avviata alla conclusione. Il direttore della Cllnica psichiatrica è accusato di non aver versato all'Università 54 milioni ricevuti dall'Ordine Ospitaliere) Fatebenefratelli, quale corrispettivo della attività svolta dalla sua clinica presso l'Ospedale omonlmo di San Maurizio Canavese. L'imputato è difeso dall'avvocato Chiusano e dal prof. Claudio Dal Plaz. Quello del prof. Terre è un caso diverso dagli altri. La sua équipe, infatti, era ospite del Fatebenefratelli « che metteva — ha detto il clinico — i locali, gli impianti, le attrezzature, il vitto, in una parola, tutto. Avevamo a disposizione 114 letti ». Diversa la convenzione, diverso il meccanismo degli introiti. Infatti nella Clinica psichiatrica gli ammalati non seno né paganti in proprio né mutuati. « E' la Provincia » ha detto il prof. Torre « che paga le rette, il vitto, 1 i compensi ai medici. L'Università non c'entrava. C'era stato un preciso accordo in merito tra il rettore e me lo trasmettevo all'Ateneo gli introiti che provenivano da prestazioni esclusivamente di carattere scientifico e di ricerca. Tutto il resto lo ripartivo con i miei assistenti, ma non col sistema del 4, 2, 1 perché, così facendo, avrei percepito troppo, lo trattenevo ti 50 per cento». Oggi interrogatorio dei prof. Brunetti, Gallenga e Midana. Sergio Ronchetti | Enrico Ciocatto, direttore dell'Istituto di anestciio.ogia; Francesco Morino, successore di Achille Mario Dogliotti; Michele Torre è a capo della clinica psichiatrica dell'Università