Economia mondiale in piena evoluzione di Arturo Barone

Economia mondiale in piena evoluzione Vertice di finanzieri a Roma Economia mondiale in piena evoluzione In un'interessante relazione il presidente della Chase Manhattan Bank delinea nuove strutture che avranno conseguenze anche sul futuro degli assetti politici (Nostro servizio particolare) Roma, 16 ottobre. Si è tenuto oggi un convegno di finanzieri e uomini d'affari di vari Paesi dedicato al tema « Nuove direzioni dell'economia internazionale ». La riunione promossa dall' « International Financial Forum », rientra nella serie d'incontri che i soci di questa associazione hanno periodicamente, ora in una capitale ora in un'altra, per scambiarsi opinioni e giudizi sull'evoluzione economica e politica del mondo. Al primo convegno del genere, svoltosi a Roma nel 1969, ne sono seguiti molti altri, che hanno dimostrato l'utilità di tali incontri per meglio fronteggiare i problemi sempre più difficili e complessi della società attuale. Relatore principale è stato oggi Willard Butcher, presidente della Chase Manhattan Bank, con sede a New York e con Aliali in una ventina di Stati diversi, tre delle quali in Italia (Roma, Torino e Bari). La sua relazione è interessante perché delinea una nuova struttura dell'economia mondiale, che non potrebbe non comportare anche aggiustamenti rilevanti di natura politica. Promessa del discorso di Butcher è il mutamento dei rapporti di forze intervenuto nell'ultimo periodo: dopo essere stati la potenza dominante sotto tutti gli aspetti (militare, economico, finanziario, valutario, scientifico) gli Stati Uniti non sono più in grado di sostenere da soli il peso del mantenimento della pace mondiale né di provvedere da soli all'equilibrio economico e alla difesa dell'ordine nei Paesi sviluppati, tanto meno di garantire il grosso degli aiuti ai Paesi del Terzo Mondo, Alla fine di un conflitto sanguinoso che ha tragicamente diviso la società americana, gli Usa cercano ora di superare le tensioni interne con una politica di pace che ha già permesso di realizzare notevoli progressi in vari settori dell'economia. I problemi sono così imponenti da superare le forze di qualsiasi Stato per quanto grande sia il suo dinamismo. Di qui il suggerimento di adottare un « approccio multinazionale » e di dar vita a una « direzione collegiale » del mondo non comunista, imperniato sui tre titani: Nordamerica (Usa e Canada), Europa Occidentale e Giappone. Il banchiere americano ha tenuto subito a dissipare il sospetto che egli intenda proporre « un gigantesco cartello » per la divisione del mondo in « sfere d'influenza » e per cercare di dominare gli schemi del commercio mondiale. Suo obiettivo è quello di persuadere la comunità degli uomini d'affari a superare la tendenza egoistica (« ciascuno per sé») e di solito miope, perché fondata sul breve periodo, per abbracciare la tesi di una più stretta collaborazione fra Nordamerica, Comunità Europea e Giappone. Con ' suoi 250 milioni di abitanti e col suo reddito di oltre 750 milioni di dollari il diritto della Cee a partecipare a qualsiasi raggruppamento del genere è incontestabile. Ma anche il Giappone, seconda nazione industriale del mondo, dotata di una moneta forte come lo yen, merita, sia per la sua politica di apertura agli investimenti esteri, sia per la comprensione dimostrata per le esigenze di equilibrio della bilancia dei pagamenti americana, di far parte della direzione collegiale a tre. Quanto agli Stati Uniti, nonostante il declino delle loro riserve auree (dai 25 miliardi del dopoguerra ai poco più di 10 di oggi) e la perdita dei loro primati in settori tecnologicamente di punta (industria siderurgica, aerospaziale ed elettronica) come prova l'invasione del mercato americano da parte di prodotti importati, vi sono « segni recenti di rinascita », in base ai quali è da respingere la previsione di quei sindacalisti che vanno dicendo che « la maggiore potenza industriale del mondo sta rapidamente trasformandosi in una nazione di bancarelle di hamburger ». Solo la collaborazione fra i tre gruppi, su basi di piena eguaglianza, può affrontare problemi come l'inflazione e quello della bilancia dei pagamenti americana con speranze di successo. Solo il concerto a tre voci può impedire la frammentazione della economia mondiale in aree nazionali e regionali, rafforzando i pilastri della libertà degli scambi e della stabilità monetaria che hanno favorito la prosperità economica dell'ultimo quarto di secolo. Lo stesso approccio « trilaterale » dovrebbe permettere di risolvere, senza forme di concorrenza rovinosa, tre problemi economici fortemente politicizzati come: 1) il commercio e gli investimenti nei Paesi dell'Est; 2) la crisi energetica (che deve preoccupare Europa e Giappone ancor più degli Stati Uniti); 3) l'aiuto agli 800 milioni di esseri umani che costituiscono « il segmento più povero » della popolazione del Terzo Mondo. Sia per avviare a soluzione questi problemi di crescente complessità, sia per promuovere la riduzione degli ostacoli agli scambi e agl'investimenti, Butcher ha concluso auspicando uno sforzo parallelo degli operatori economici dei paesi interessati in vista di conformi decisioni a livello politico-parlamentare. Arturo Barone

Persone citate: Willard Butcher