Globalità dei negoziati

Globalità dei negoziati Globalità dei negoziati (Dal nostro corrispondente) Roma, 16 ottobre. Forse una politica nuova del sindacato è uscita dall'incontro di oggi tra le confederazioni c le federazioni dell'industria: nuova perché dovrebbe vedere in futuro un coordinamento di tutte le vertenze, mentre nel passato le confederazioni finivano per « mettere il cappello » su quanto avevano concluso 0 stavano per concludere le singole federazioni di categoria. Si è convenuto, e il dibattito è stato lungo e non sempre facile, che la vertenza Fiat, come delle altre grandi aziende, sarà gestita in comune dalle confederazioni, dalle federazioni, dalle organizzazioni territoriali e dai consigli di fabbrica. Per poter essere interlocutori del governo le tre grosse centrali, Cgil, Cisl e Uil, hanno chiesto una maggiore disciplina interna, che dia ad esse la possibilità di trattare responsabilmente. Si sono dovute contemperare le esigenze delle confederazioni con le esigenze delle federazioni; queste ultime sono giustamente gelose di un margine di autonomia, perché debbono dimostrare d'essere capaci di raccogliere, interpretare e difendere le richieste della base, sempre con il pericolo di essere scavalcate. Inoltre, le confederazioni non possono non tener conto che le federazioni dell'industria, in particolare quelle dei metalmeccanici, rappresentano il loro punto di forza e la maggior fonte finanziaria. Ad esempio, nella Cisl Storti ha vinto la battaglia contro Scalia per la segreteria generale perché ha avuto dalla sua i metalmeccanici di Camiti. Come può Storti inimicarsi Carniti? Nell'incontro di oggi le Confederazioni hanno ottenuto che nelle vertenze aziendali le singole federazioni portino avanti l'applicazione del contratto, ma che insieme si concordi la parte salariale e che spetti prevalentemente ad esse (le Confederazioni) il compito di discutere con il governo i problemi generali, quali i prezzi, le riforme, il Mezzogiorno. Forse per la prima volta si è compreso, ed accettato, che l'incidenza monetaria va considerata in un quadro globale di compatibilità, per impedire squilibri tra categorie forti e categorie meno forti, e in particolare per evitare che diventi un potenziale inflazionistico non controllabile. Inoltre, si è anche convenuto che non sempre si può « penalizzare » la singola azienda per deficienze che sono imputabili soprattutto alle forze politiche, quali il disagio dei pendolari, l'arretratezza della scuola, l'inadeguatezza dell'assistenza sanitaria. Non pensiamo che nell'incontro di oggi sia stato risolto tutto, diciamo che è stato avviato un discorso che tiene conto sia dell'importanza sem. pre crescente che il sindacato va assumendo nel paese, sia della necessità di non rompere un equilibrio all'interno della Cgil, della Cisl e della Uil. Qualcosa di simile dovrebbe accadere domani al comitato centrale comunista, dove si discuterà del nuovo corso ribadito da Berlinguer. Il segretario del pei esclude una « alternativa di sinistra », perché non la vede vincente, e da marxista che tiene conto della mutevole realtà, riconosce che non si potrebbe governare con un 51 per cento qualora le sinistre raggiungessero quella forza; propone invece un'« alternativa democratica», che definisce il grande compromesso storico, tra pei, psi e de. Questo nuovo corso, cosi precisato, ha sconvolto parte della base, in specie le federazioni che più sono contrastate dagli extraparlamentari. Anche per il pei si pone il problema dei sindacati, di non subire uno scavalcamento (e non solo dal Manifesto, e da Lotta continua, ma dalle stesse minoranze socialiste). Tuttavia, qualcosa si muove qua e là. Citiamo un piccolo episodio. A Castelforte di Latina, un paese di 7500 abitanti, il consiglio comunale ha deliberato all'unanimità di rifiutare la costruzione di una centrale termoelettrica, opponendosi al decreto legge del governo. Il comune è retto da un monocolore democristiano: il no alla centrale ha trovato tutti d'accordo, de e opposizioni, ma solo 1 comunisti non hanno accettato quella parte dell'ordine del giorno che chiedeva lo sciopero generale. Prima cerchiamo di trattare con la Regione e il governo, hanno detto i comunisti, poi vedremo se sarà bene fare lo sciopero generale. Ogni parola dì commento è inutile. Il governo attende alla prova i sindacati, dopo l'impegno assunto l'altra settimana con l'accordo sui redditi più bassi, consapevole che molto dipende dalla loro coerenza se potremo uscire dalla crisi, e guarda con attenzione ai processi che si aprono all'interno del psi e del psdi. Domani si riunisce la direzione socialista per fissare il comitato centrale: si prepara il confronto tra la maggioranza di De Martino e le opposizioni (Mancini e Lombardi); soprattutto De Martino chiederà a Mancini di far conoscere pubblicamente le sue intenzioni: è vero che a certe condizioni si avvicinerebbe alla maggioranza? O è vero che preferisce stare

Persone citate: Berlinguer, Carniti, De Martino, Lombardi, Mancini, Scalia

Luoghi citati: Castelforte, Latina, Roma