Merckx, 4'15" al di sopra di tutti

Merckx, 4'15" al di sopra di tutti Nel " Lombardia „ il belga si è vendicato dei mondiali Merckx, 4'15" al di sopra di tutti Eddy ha allungato il passo in salita, a più di 60 km dall'arrivo - Gli avversari hanno ceduto ad uno ad uno - Il vantaggio del battistrada è aumentato progressivamente: vano l'inseguimento di un gruppetto guidato da Gimondi (secondo a Como) e Bitossi (Dal nostro inviato speciale) Como, 13 ottobre. « Hep! » direbbe il prestigiatore Mac Rooney dopo aver fatto uscire dal cappello a cilindro il consueto coniglio; • Hep! » può ripetere Eddy Merckx dopo aver portato a termine secondo pronostico la sua terza impresa solitaria consecutiva nel Giro di Lombardia. Per il fuoriclasse belga, tutto è stato ancor più facile del previsto. Non si può dire che i suoi avversari non abbiano cercato di contrastarlo, né si può parlare a proposito di Gimondi e degli altri di «disfatta ingloriosa », ma piuttosto di una cosciente resa all'evidenza. Quando, compiuto il periplo del lago, la strada dopo frenaggio ha incominciato a inerpicarsi verso l'alto, verso il Passo d'Intelvi, l'andatura del gruppo di testa si è ravvivata e Merckx si è portato al comando della fila per vivacizzare ancor più il ritmo della corsa. Mancavano ancora 67 chilometri al traguardo di Como, forse era troppo presto per attaccare, né Eddy ne aveva l'intenzione. Il fuoriclasse belga, tuttavia, voltandosi indietro dopo un paio di tornanti ha visto che il plotone, il quale aveva annullato poco prima di Menaggio una fuga di Ponderi, si era ridotto ad appena quattordici unità; voltandosi ancora dopo un altro paio di curve si è accorto che alle sue spalle c'erano soltanto più Roger De Vlaeminck e il piccolo, tenacissimo Panizza. A 63 chilometri dal traguar¬ do, infine, Merckx quasi senza farlo apposta si è trovato solo in testa, mentre De Vlaeminck, dopo aver tentato invano di tenergli dietro, scivolava in una curva sull'asfalto reso viscido da una pioggerella sottile, perdeva qualche prezioso secondo e veniva raggiunto. Merckx a questo punto si è scatenato. Sulla salita di San Fedele il vantaggio era di 20" su Panizza e De Vlaeminck e di 45" su una pattuglia guidata da Gimondi. Dopo la ripida picchiata verso il lungolago di Argegno il suo margine sugli inseguitori era salito a 1-20". Gimondi, che guidava la caccia al fuggitivo alternandosi soprattutto con Bitossi, pedalava ancora con rabbiosa energia e non sembrava rassegnato all'inevitabile. Forse il campione del mondo sperava che il discorso della rivincita tra lui e Eddy non fosse ancora chiuso, che la nuova impennata verso Castiglione d'Intelvi gli consentisse una rabbiosa rimonta, di aprire il dialogo con il fuoriclasse belga. Ma a Schignano, il punto di partenza delle precedenti vittoriose fughe di Merckx al Giro di Lombardia, il vantaggio di Eddy era cresciuto di un altro minuto e il belga, buttandosi giù a 80 all'ora nella seconda picchiata verso Argegno, portava il suo margine addirittura a 3'23". A questo punto, anche il tenacissimo Gimondi si è rassegnato. Il cielo imbronciato aveva dato a questo 67° Giro dì Lombardia un'atmosfera tipicamente autunnale, limitando tuttavia la sua minaccia a qualche spruzzatina di pioggia. La corsa si era adeguata al grigiore del clima, ravvivandosi solo per una effimera fuga di Conti e le notizie di numerosi ritiri tra cui, oltre a quello di Basso, quello particolarmente spiacevole del sofferente Battaglin. Ripreso Conti, era scattato, come si è detto, Polidori, il quale aveva fatto da battistrada al gruppo fino a quando, dopo Menaggio, il bastone di comando della corsa era nelle mani di Merckq. Il fuoriclasse belga volava verso la pista di Como con una poderosa azione da « cronoman », mentre alle sue spalle incominciavano le scaramucce tra I pretendenti al secondo posto, rimasti in tredici tra cui tutti i migliori a eccezione di Motta e Paolinl. De Vlaeminck, che ancor più degli altri aveva tirato i remi in barca dopo aver rinunciato a inseguire Merckx, ha tentato il colpaccio nel finale già dentro l'abitato di Como; ma Gimondi e Bitossi hanno neutralizzato il suo scatto evitando l'umiliazione d'essere sorpresi anche dall'altro belga. La pattuglia dei tredici inseguitori è entrata sulla pista dello stadio Sinigallia quando Merckx, applaudito da quasi tutto il pubblico, fischiato solo da un gruppetto di sciocchi « nazionalisti », aveva già concluso la sua trionfale fatica da 4'15". De Vlaeminck era in testa, seguito dal campione del mondo, da Verbeeck e dal piccolo Bergamo, mentre Bitossi, spremuto, sembrava rassegnato a restare estraneo alla lotta: in base alla media di rendimento in volata di De Vlaeminck e Verbeeck, le probabilità che si avesse un duello tutto belga per il secondo posto apparivano moltissime. Ma la maglia iridata, a conferma che lo sprint di Barcellona non è stato solo un caso fortunato, è riuscito anche stavolta a sorprendere avversari sulla carta ben più veloci di lui. Gimondi è scattato portandosi in testa a circa 300 metri dal traguardo, ha allungato prepotentemente il passo mettendo in questo sprint tutto quello che gli era rimasto dentro. De Vlaeminck è riuscito ad affiancarglisl nella dirittura d'arrivo ma non più a rimontarlo, consentendo a Gimondi di confermarsi anche stavolta, secondo logica, il più forte dietro a Merckx. Dopo il fuoriclasse belga e dopo Gimondi e De Vlaeminck l'ordine d'arrivo ha messo in fila, come si è già detto, tutto il meglio del ciclismo internazionale a eccezione di Motta e Paolini, arrivati con un gruppetto a 5'24" da Merckx e di Poggiali, giunto a 7'25" Gianni Pignata Como. L'arrivo a mani basse di Eddy Merckx (Telefoto)