Un fosco intrigo internazionale (ma ci vorrebbe un Hitchcock)
Un fosco intrigo internazionale (ma ci vorrebbe un Hitchcock) LA CRONACA DEGLI SPETTACOLI TELEVISIVI Un fosco intrigo internazionale (ma ci vorrebbe un Hitchcock) Eccoci qua con la seconda ] puntata del giallo europeo L'altro. Corbezzoli, che imbroglio. Questo Mike Friedberg ha un fratello gemello disperso durante la guerra, allevato dai russi che ne hanno fatto una terribile spia. Questo gemello si chiama Alexander e adesso ha cambiato bandiera ed è passato, per così dire, dalla padella alla brace, ossia dal servizio segreto sovietico alla Cia. Cosa ti combinano quei furbacchioni di americani? Fanno credere ai russi che il Mike sia il traditore Alexander. I russi, ingenui e malissimo informati, abboccano e compiono ogni sforzo, credendo di far fuori l'ex compagno ora indegno servo dei capitalisti, per accoppare il povero Mike il quale assomiglia in maniera incredibile (appunto, incre¬ dibile...) al fratello con cui non s'è mai incontrato. Insomma è l'antichissimo gioco dei gemelli che qui viene applicato al thriller. — A titolo di cronaca, annotiamo che molta gente, in giro, è convinta che questo Mike in realtà non sia Mike ma sia effettivamente il transfuga Alexander che s'è impadronito dell'identità di Mike, morto o sequestrato da qualche parte... Tutto può darsi. Chiusa la parentesi). Cosa capita, nel secondo round, al giovanotto Friedberg? Spaventato dall'incontro in treno con bella sovietica dalla voce fatale, appena arrivato a Bruxelles si precipita all'ambasciata americana per avere aiuto e protezione. Ma viene cacciato come visionario e rompiscatole. Si rifugia in un albergo dove persino il portie- re è sospetto... Intanto i suoi nemici, ossia i nemici di Alexander, assoldano un sicario a Parigi: è un signore distinto ed elegante, con una bella casa, una bella moglie, una tenera figlia, killer di professione, assai stimato, organizzato e profumatamente pagato (personaggio divertente in un racconto di humour nero; non accettabile, addirittura risibile, se preso sul serio). Nella pratica questo premiato killer si comporta da pivello. Tallona Friedberg troppo da vicino e ad un certo momento si mette in testa di ammazzarlo sparandogli nel centro di Bruxelles, in pieno giorno, da macchina a macchina in corsa. Friedberg se ne accorge, accelera, s'invola, e provoca un grosso e fragoroso incidente: resta ferito e lo portano in ospedale, assieme al killer, acciaccato pure lui. La tranquillità, almeno? Neanche per sogno. Lo sventurato Mike, che per via di un apparecchio sanitario attorno al collo ha una gorgiera che sembra il mago Zurli, è stretto d'assedio da una capo-infermiera carognesca, da un primario sinistro, da un fantasma tutto bendato, da un barbuto che gli entra dalla finestra e gli annuncia di essere disposto ad abbandonare i sovietici e a offrire i suoi servigi agli americani... Non basta: cercano di assassinarlo togliendogli una cannuccia vitale... intanto il killer, al piano di sopra, agonizza... c'è un ceffo nascosto dietro il paravento della camera, che salta fuori e gli comunica che intende farlo scappare dall'ospedale... e il meschino sta lì, affogato nella sua gorgiera, a sentire, atterrito... Oltre al motivo da feuilleton dei gemelli, l'elemento-base su cui poggia lo sceneggiato è quello dell'uomo ignaro e innocente (o che pare ignaro e innocente) il quale viene inaspettatamente e suo malgrado coinvolto in una gigantesca e mostruosa storia di spionaggio dove, per un equivoco, non può che essere la vittima, il bersaglio, il capro espiatorio. E' l'identico schema di «Intrigo internazionale » di Hitchcock: vedendo L'altro ci siamo ricordati spesso di questa splendida pellicola (del 1959, ma che oggi potrebbe essere riproposta con uguale successo perché, come giustamente scrive Sadoul, « segna l'origine di tutta l'ondata di James Bond e agenti segreti »). Solo che qui Hitchcock non c'è... Il racconto del pur valente regista tedesco Franz Peter Wirth ha della suspense, ma non è abbastanza lucido, « logico », dietro non si avverte un diabolico ingranaggio montato con intelligenza e astuzia, dove non c'è rotellina che non concorra a determinare inesorabilmente lo scoppio, cioè la sorpresa finale. Qui gli avvenimenti paiono casuali. Esistono sequenze emozionanti (quella dell'inseguimento e dello scontro è tecnicamente buona, anche se al cinema s'è visto ben altro), ma risultano piuttosto staccate, e il « crescendo » ne soffre. Ed è da aggiungere che il ritmo, al solito, non è cinematografico, ma prettamente televisivo, ossia quel particolare ritmo largo, non di rado con inquadrature inutili, senza stacchi veloci, che è tipico di chi sa di avere davanti sei puntate da riempire, il che significa la possibilità di diluire la materia in sette-otto ore di proiezione, u. bz. Teatro dell'Angelo — La stagione si riapre oggi in via Parini 14 (angolo corso Matteotti) con lo spettacolo « La festa dentro la testa », nato dal lavoro che la compagnia dei burattini di Torino ha svolto in due scuole del quartiere Santa Rita. Camerata Casella — Domani sera alle 21,15, al Conservatorio, concerto dell'organista Roberto Cognazzo e del flautista Antoninario Semolini. Dirigerà il maestro Alberto Peyretti. In programma « VI Sintonia » di Gian Francesco Malipiero, « Space forms per flauto, archi e percussione » di Correggia, e il « Concerto per organo, archi e timpani » di Poulenc. Premio « La Mole » — Il premio letterario promosso dalla rivista Italscambi sotto l'egida dell'assessorato comunale alla cultura è stato consegnato ieri pomeriggio al Teatro Gobetti. Il riconoscimento per la poesia è andato a Sandro BoccarcU, di Milano, quello per il racconto a Maria Barbareschi.
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