Un tragico laboratorio

Un tragico laboratorio I RAPPORTI DI FORZA TRA ARABI E ISRAELIANI Un tragico laboratorio Per "contenere" le guerre, le superpotenze forniscono soprattutto armi tipicamente difensive: mancano cioè, per fortuna, quelle che potrebbero risolvere il conflitto in pochi minuti Mentre gli egiziani nel Si | nai interrano le loro artiglie-1 rie e i loro carri, dispongono | campi minati e si preparano ! ad una lunga battaglia per j conservare il Canale nelle loro mani, gli esperti militari valutano l'efficacia delle armi difensive loro fornite dall'Urss. Vi è uno strano rapporto di vecchio e nuovo nella guerra mediorientale, che la rende come un gigantesco, tragico esperimento da laboratorio. Come in tutte le guerre limitate dei nostri tempi, che devono evitare di scalare oltre un certo livello di pericolosità, per non coinvolgere direttamente le superpotenze, gli armamenti in azione non sono tecnologicamente equilibrati: mancano così (fortunatamente) alcune di quelle armi che potrebbero risolvere il conflitto in pochi minuti, come i missili terra-terra teleguidati, le bombe « intelligenti » con i sistemi di guida laser e soprattutto le armi atomiche « tattiche » che invece sovrabbondano in Europa. Ma vi sono invece alcune delle armi difensive che erano state concepite proprio per contrastare simili attacchi sofisticati e massicci. La tecnologia di una guerra limitata sembra cioè premiare più la difesa che l'offesa: le due superpotenze, che restano i massimi se non unici fornitori delle due parti, si sentono molto più facilmente giustificate e protette dai rischi di escalation, se procurano ai loro protetti armi modernissime ma « difensive », ed evitano invece di agguerrirli troppo sull'offensiva. Israele ha forse sottovalutato questo fattore quando ha permesso (volontariamente o involontariamente che sia) all'Egitto di prendere un vantaggio territoriale su cui potesse poi attestarsi. Il sistema difensivo integrato egiziano non ha simili in tutto il Medio Oriente. La vittoria aerea che gli israeliani sembrano esser riusciti ad ottenere in Siria non è un indice sufficiente della loro abilità a distruggere il sistema .egiziano: lì .avevano un sistema"~( sottile », qui" invece si trovano di fronte ad una massiccia presenza di una larga serie di armamen- e e . i a i n o n d i ti. Di questi, forse i meno importanti sono proprio gli aerei intercettori Mig 21: la loro efficacia è seriamente diminuita dalla mancanza di radar di bordo in grado di dare una chiara pittura di quanto avviene sotto di loro, mentre sono in volo, e di missili che possano essere efficacemente utilizzati contro nemici che volino più in basso. La loro velocità massima (Mach 2,2) è lievemente inferiore a quella dei Phantom (Mach 2,4) che sono anche molto più manovrabili. Essi però sono assistiti da una imponente rete missilistica di quasi 800 rampe di lancio di missili Sam-2 e Sam-3. Almeno 200 di queste rampe sono in grado di inviare missili a copertura di una striscia di circa 15-20 chilometri di profondità nel Sinai, oltre il Canale di Suez. I Sam-2 risalgono al 1957 (gli egiziani già li avevano nei 1967) e sono i meno pericolosi:, destinati a colpire, aerei "che Volano ari alta" quota, arrivano fino a 18.300 metri di altezza e hanno un raggio -1 di circa 40 chilometri. Ben- che probabilmente ne esisti una versione maggiorata, in genere si ritiene che siano evitabili con una semplice picchiata e virata. I Sam-3, visti a Mosca per la prima volta nel 1964, completano questo schema clifensivo fisso: contrastando gli aerei che volano a bassa quota, essi hanno un raggio di azione più limitato, di circa 15 chilometri. Il missile standard del Patto di Varsavia è piuttosto il Sam-4, che può essere montato su rampe mobili, è valido quasi ad ogni altezza ed ha un raggio di circa 75 chilometri: si ritiene però che esso non sia presente (o per lo meno non in numero rilevante) in Medio Oriente. La sorpresa tecnologica sembra invece essere fornita dai Sam-6, visti a Mosca dal 1967. Questi missili, dalla lunghezza dì circa 6 metri, montati su rampe mobili, venivano considerati come il completamento dei missili fissi.e. dei Sam-4 .sul campo dì* battaglia: essi avrebbero dunque un raggio di azione abbastanza limitato ( 16-17 ch'lcmetri) e sarebbero de- i n o e a 4, a stinati a contrastara soprattutto gli aerei che volano a ha:;:, quota: appunto attacnantlo il campo di battaglia. Al contrario una serie di reportages affermano ora che questo missile ha un raggio d'azione e può raggiungere altezze molto maggiori, e si giova di grande capacità di inseguimento, anche di aerei che mutano spesso di direzione. Questo missile sarebbe l'arma che ha causato maggiori danni agli israeliani. Esso completerebbe efficacemente il panorama della difesa ant'aarea strategica dell'Egitto. Sul piano tattico poi, i sovietici hanno anche provveduto ad un largo numero di mitragliatrici antiaeree e cannoni, e hanno rifornito le unità egiz'ane di missili portatili Sam-7, a brevissimo raggio e da bassa quota, probabilmente guidati da raggi infrarossi. Contro questo insieme imponente di armi antiaeree gli israeliani possono opporre soprattutto il volo a bassissima quota, sotto il raggio di individuazione dei radar: in ore o giornate di media visibilità un caccia lanciato ad alta velocità è sotto controllo per un periodo medio di 24/30 secondi, ed ha quindi buone probabilità di sopravvivenza. Ma il tempo limitato e la velocità giocano evidentemente a danno della precisione. Inoltre gli egiziani sembra- o 1 no 0pp0rre a questa minac- a o rle ahe md o riia n eca ta al la ri, e il ili po ro ne 17 de- cia la « saturazione » preventiva dello spazio aereo con missili e cannoneggiamenti, rendendo quindi più diffìcile la penetrazione, sia pure a prezzo di un largo spreco di munizioni. L'altra arma aerea che rimane agli israeliani è l'uso intensivo di missili ariaterra, quali gli Shrike (raggio: 12 chilometri) e gli Standard (raggio: 25 chilometri) con testa cercante, orientata a colpire i sistemi radar e così ad accecare almeno parzialmente i missili. Essi possono poi cercare di distruggere le postazioni fisse con un serrato fuoco di artiglieria (o con i loro nuovi missili terra-terra, non appena diverranno operativi), ma dovranno comunque confrontarsi con le postazioni mobili. Stefano Silvestri dell'Istituto Altari Internazionali L 1 B A HO il Dareiya Ghabagh/b, ^Kuneitra ^ussn/ya SIRIA ! I £5 Sanamein ISRAELE Tiberiade* Nazareth ^GIORDANIA

Persone citate: Nazareth, Phantom, Stefano Silvestri