In aumento i prezzi delle materie prime

In aumento i prezzi delle materie prime Impennate sul mercato londinese In aumento i prezzi delle materie prime Fino a poco prima del conflitto in Medio Oriente il governo inglese si diceva sicuro della fine del "boom" speculativo - Flessioni a Londra per le azioni delle società petrolifere (Nostro servizio particolare) Londra, 12 ottobre. Il conflitto nel Medio Oriente rischia di infliggere un duro colpo all'ottimismo mostrato di recente da numerosi commentatori, anche autorevoli, su una prossima conclusione del « boom » speculativo a livello mondiale, responsabile della forte lievitazione dei prezzi di quasi tutte le materie prime negli ultimi mesi. Lo stesso premier Heath si è detto sicuro nei giorni scorsi dell'inversione di tendenza e l'eco delle sue dichiarazioni è arrivata fino alla saia di Blackpool dove da mercoledì si tiene il congresso annuale del partito conservatore. Soltanto ieri pomeriggio il ministro dell'Agricoltura Joseph Goeler ha infatti affermato: «Ci aspettano tempi migliori, l'esplosione dei pressi delle derrate è destinata ora a rientrare e sulla loro scia seguiranno altri cali ». La realtà dei fatti non sembra però confermare tale ottimismo. Nelle ultime ore le quotazioni dello zucchero hanno toccato sul mercato della City di Londra un nuovo tetto assoluto di 106 sterline alla tonnellata, superando di una sterlina il precedente primato raggiunto nel 1963. Anche per molte materie prime di uso industriale l'andamento di fondo è improntato decisamente al rialzo, come stanno a confermare diversi parametri del tutto attendibili. Per esempio, il numero indice della agenzia giornalistica Reuter, uno dei migliori e più completi (registra le variazioni intervenute nelle quotazioni di ben 17 materie prime differenti) è salito questa sera a quota 1214,2 punti (1 settembre 1931 = 100). Si registra così un rialzo di ben 28,6 punti rispetto a venerdì, il giorno prima dell'inizio delle nuove ostilità armate tra Israele ed i Paesi arabi confinanti. Anche l'indice del settimanale The Economisi conferma un trend simile. Sul fronte del petrolio la situazione, al di qua della Manica appare ancora « sopportabile », e malgrado le ricorrenti voci di crisi all'orizzonte (in parte confermate dalle dichiarazioni del ministro dell'Industria Tom Boardman), non si è ancora persa del tutto la speranza di un ristabilimento rapido della situazione. Fin qui i danni più seri li hanno sopportati i titoli azionari delle principali società petrolifere britanniche (Bp, Shell, e Burmah), i quali allo Stock Exchange hanno segnato una perdita di circa 200 milioni di sterline a partire da lunedì. Va tuttavia notato che le operazioni belliche non hanno avuto per ora grosse conseguenze per le compagnie. La maggior parte delle forniture di grezzo della Bp provengono infatti dai pozzi nel Kuwait e nell'emirato di Abu Dhabi. Per la Shell sono lo stesso Kuwait, assieme a Oman e Qatar i principali for¬ nitori. Si tratta di paesi non ancora coinvolti direttamente nella guerra contro Israele e che difficilmente — si afferma a Londra — diverranno protagonisti diretti. Giuseppe Scimone Prezzi derrate e materie prime (1963 = 100) Voci 3 ott. 10 ott. Variaz!°ni Percent. mensili annuali Derrate 239,0 (*) 243,0 + 8,8 + 49,3 Fibre tessili 239,5 (*)239,5 + 0,6 + 61,0 Metalli 328,9 344,4 + 7,0 + 87,1 Altri 200,9 0209,9 + 3,6 + 56,6 VI Prowisori Fonte: "The Economist", Londra

Persone citate: Giuseppe Scimone, Joseph Goeler, Tom Boardman