Lunedì processo ai clinici

Lunedì processo ai clinici A 3 anni dall'inchiesta che ha scosso il mondo universitario Lunedì processo ai clinici Gli imputati: 12 direttori di Istituto e un assistente sono accusati di peculato per appropriazione (in totale 2 miliardi); un altro clinico deve rispondere di interesse privato in atti d'ufficio - A giudizio anche gli ex direttori del San Giovanni e dell'Università; un rappresentante di apparecchiature audiometriche - Tre morti durante l'istruttoria: il rettore Allara, i professori Biancalana e Benassi - Procedimento a parte per i docenti Bolsi e Dellepiane, gravemente ammalati Lunedì mattina incomincia nell'aula della terza sezione del tribunale 11 processo a 12 direttori di clinica e a un assistente imputati di peculato per appropriazione. Secondo l'accusa avrebbero omesso di versare all'Università 1 proventi ospedalieri per una somma che supera 1 2 miliardi e 71 milioni di lire. Un quattordicesimo clinico deve rispondere di Interesse privato In atti d'ufficio. Ecco i nomi: Giulio Cesare Dogliotti, direttore della Clinica medica (peculato di 571 milioni); Alessandro Beretta Anguissola, ex direttore dell'Istituto di patologia medica (79 milioni); Bernardo Roccia, ex direttore della Clinica odontostomatologica (412 milioni); Enrico Ciocatto, direttore dell'Istituto di anestesiologia e rianimazione (93 milioni); Vittorio Bergonzelli, direttore dell'Istituto di chirurgia plastica (12 milioni); Faustino Brunetti, direttore della Clinica otorlnolaringoiatrlca (118 milioni); Michele Torre, direttore della Cllnica psichiatrica (54 milioni); Francesco Morino, direttore della Clinica di chirurgia generale (24 milioni); Giuseppe Dellepiane, ex direttore della Cllnica ostetrica (195 milioni); Giuseppe Vecchietti, direttore della Clinica ostetrica (61 milioni); Adriano Bocci, direttore dell'Istituto di patologia ostetrica (204 milioni); Alberto Midana, direttore della Clinica dermosifilopatica (125 milioni); Costantino Durando, assistente di patologia ostetrica (182 mila lire). Il prof. Riccardo Gallenga, direttore della Clinica oculistica, deve rispondere di interesse privato in atti d'ufficio; l'ex presidente del San Giovanni, Giovanni Dardanello, di omissione di atti d'ufficio; l'ex direttore amministrativo dell'Università, Ivo Mattucci, di concorso in peculato perché consentì che non venissero versate alla cassa universitaria le somme di cui si appropriarono i clinici. Infine il rappresentante di apparecchiature audiometriche, ing. Otello Giovacchlni è imputato di truffa in concorso col professore Brunetti. Gli ospedali San Giovanni e Sant'Anna si sono costituiti parte civile con il patrocinio dell'avv. Tortonese; l'Università dovrebbe decidere in giornata se costituirsi parte civile e a chi affidare l'incarico di rappresentarla al processo. Il rettore prof. Sasso ha dichiarato: « Tutte le voci che circolano in proposito non sono vere. Abbiamo tempo fino a mezzanotte ». Il primo atto che compirà il tribunale presieduto dal dott. Ugo Iannibelli (giudici Antonello Bonu e Giovanni Mitola; pubblico ministero Vladimiro Zagrebelsky) sarà quello di dichiarare « non doversi procedere » a carico dell'ex rettore dell'Università Mario Allara, del prof. Luigi Biancalana e del prof. Enrico Benassi, essendo « il reato estinto per morte degli imputati ». Quasi certo sarà lo « stralcio » della posizione del prof. Dellepiane, gravemente ammalato. Anche per un altro clinico, il prof. Dino Bolsi, 11 giudice istruttore ha disposto la sospensione del procedimento a causa della sua infermità. A tre anni dall'inizio dell'Inchiesta che ha scosso protondamente il mondo universitario ed ospedaliero, I giudici della terza sezione del tribunale si preparano ad affrontare un compito tutt'altro che facile: far luce una volta per tutte nel dedalo di circolari ministeriali, disposizioni universitarie, convenzioni, leggi e decreti che per tanti, troppi anni, hanno complicato fino all'inverosimile 1 rapporti tra ospedale, cllnica e università. E dovranno rispondere a questa domanda: « Nell'omettere di versare all'Università i proventi ospedalieri, 1 clinici sapevano di commettere un reato? SI può parlare di un errore generale, e quindi sostenere la mancanza di " dolo " nell'azione degli imputati? ». Qui, in sintesi, sta il nocciolo del processo sul cui esito è molto difficile fare delle previsioni. In breve, le tesi dell'accusa. « f clinici » afferma il pubblico ministero nella requisitoria « si sono attribuiti non la qualifica di primari ospedalieri, come ora vogliono far credere, ma quella bifronte di ospedalieri e universitari, ed hanno mostrato or l'una or l'altra faccia a seconda che l'una o l'altra comportasse il maggior utile ». « Così » scrive il dott. Pettenati nella sentenza di rinvio a giudizio « alcuni clinici versavano all'Università tutti i proventi ambulatoriali, altri non versavano alcuna somma, altri ancora versavano una parte del proventi degli ambulatori pa¬ gp ganti e una parte di quella degli ambulatori mutualistici, differenziando poi, per l'una e per l'altra categoria, tra settori di prestazioni, e ricorrendo, nel distinguere, a criteri che si conoscono ora sul piano di fatto, ma dei quali è destinato a restare ignoto il fondamento ». L'errore di equiparazione tra direttore di clinica e primario ospedaliero non sarebbe, secondo l'accusa, sostenibile. Infatti i proventi derivanti dalla ripartizione delle somme che rappresentano l'oggetto del processo sono un di più rispetto allo stipendio cui il personale universitario ha diritto ed è diverso da quello che spetta ai medici ospedalieri. Inoltre la funzione specifica degli Istituti universitari non è la cura e l'assistenza degli ammalati, ma la ricerca e la didattica, rispetto alle quali la prima attività ha solo carattere strumentale. « In talune cliniche » scrive il giudice istruttore « l'attività di assistenza e di cura ha assunto, invece, per iniziativa o tolleranza del rispettivi direttori, dimensioni non più coordinabili con la funzione strumentale ri Mo alla didattica e alla rlccrc Non di rado, quindi, gli impu, i hanno agito come medici ospedalieri, senza però che questa situazione possa far ritenere mutata la natura del reddito prodotto, e senza che i clinici potessero essere indotti a ritenere di aver diritto allo stesso trattamento economico che spettava a chi operava nelle strutture ospedaliere destinate, istituzionalmente, a differenza degli istituti universitari, alla sola cura degli ammalati ». Tra le principali tesi difensive dei clinici, quella dell'equiparazione (stabilita dalla convenzione del 1950, articolo 13) dei direttori di cllnica ai primari ospedalieri. Altro ricorrente motivo di difesa: « Si tratta di prassi consolidate, contrarie alla gestione universitaria. Si è sempre fatto cosi ». E ancora: « La circolare ministeriale del '64 non fa riferimento a precisi obblighi da parte nostra; abbiamo sempre osservato le convenzioni, eravamo in buona fede ». S- ro# Il p.m. dott. Zagrebelsky ha condotto l'istruttoria; la corte: il presidente Iannibelli (al centro) coi giudici Mitola e Bonu