Tragico volto della guerra di Andrea Barbato

Tragico volto della guerra Tragico volto della guerra (Segue dalla I" pagina) cupato da Israele, non sia interrotto. L'autobus si ferma più volte, stenta a procedere fra le rade case tutte distrutte, e i relitti di decine e decine di carri armati, fra i quali alcuni Centurion e Sherman israeliani, anch'essi colpiti dal fuoco che fino a poche ore fa, in questa zona, era stato violentissimo. Qui. fra Nafah e Kuneitra, ieri le truppe di Israele hanno capovolto la battaglia, sono passate dalla difesa all'offesa; e i siriani, che combattevano su un territorio che è casa loro da secoli, hanno cominciato a ripiegare, con gravi perdite, ma anche con una fiera resistenza. Entriamo finalmente a Kuneitra. E' una città di fantasmi, già abbandonata dopo la guerra dei sei giorni, e oggi una scenografia di rovine: case distrutte, la torre d'una mo- j schea bianca che svetta da lontano, truppe israeliane che accorrono dal Sud. I siriani stanno battendo con i cannoni la città proprio in questo momento, i colpi cadono vicinissimi a noi, e la nostra piccola colonna di civili deve ripiegare e lasciare il passo ai rinforzi mili- ! tari.. La frontiera Aspettiamo a lungo sulla strada, la stessa che corre verso Damasco, distante in linea d'aria una quarantina di chilometri, e lungo la strada poco più di sessanta. Poco prima, in un quieto kibbutz sulla riva del Mare di Galilea, il generale che ci accompagna ci aveva detto che « l'esercito siriano è stato battuto, ma non distrutto », che grandi battaglie si sono svolte e si stanno svolgendo, e che gli obbiettivi possibili sono tutti a Nord della frontiera. Ora ci troviamo qui, fra Kuneitra e la linea di demarcazione, ad aspettare che il bombardamento della artiglieria siriana ci permetta di andare più avanti. La strada davanti a noi scavalca una serie di alture, oltre le quali il fuoco è molto intenso. Gli israeliani sono entrati per una decina di chilometri all'interno del territorio siriano già da ieri durante l'offensiva, e oggi hanno compiuto ancora qualche progresso, lungo la strada che va a Damasco. L'avanzata è lenta, anche perché ai fianchi delle avanguardie sono attestate ancora due o più divisioni di siriani, che resistono all'attacco e anzi premono sul lato Est dello schieramento israeliano. Finalmente, quando sopraggiunge una pausa nel cannoneggiamento, andiamo ancora avanti: altri carri distrutti, altre carcasse annerite. C'è un bivio verso destra, ed è la via principale verso la capitale della Siria. Un cartello giallo annuncia che siamo alla frontiera: qui corre la lunga rete della linea di demarcazione, e al di là c'è una breve striscia sassosa che è la terra di nessuno, poi un'altra rete. Il generale che ci accompagna sale sul cofano della macchina e ci spiega che siamo alle spalle della prima linea, che corre una decina di chilometri più avanti, ma è fluida e mobile. Il suo breve discorso è interrotto dal rombo delle cannonate in arrivo e in partenza, e dal passaggio di colonne di rinforzi, con le luci accese in pieno giorno, le sirene spiegate, le armi puntate anche verso il cielo. Sembrano truppe fresche, non ancora provate dal combattimento che tutti descrivono come durissimo. Sullo sfondo, si vede un villaggio siriano, la cittadina di Arnabe. Ci avviciniamo ancora lungo la pianura, e scopriamo un campo di battaglia. Poche ore fa, in questo punto, le colonne siriane sono state fermate dapprima dall'attacco aereo, poi dal muro dei carri armati israeliani. C'è un ponticello di pietra, il ponte di Harish, che è stato centrato in pieno da un colpo pochi istanti prima che vi passasse una lunga Ala di mezzi siriani: cannoni, carri armati, camion carichi di truppe. La colonna si era arrestata, ed è stata centrata in pieno da un fuoco micidiale. Ora è lì, ancora fumante, circondata di cadaveri e di proiettili inesplosi. E' rimasta in Ala sulla strada, in perfetto assetto di avanzata: la jeep di comando, il carro telemetrico, i trasporti di munizioni. Solo che è uno scheletro annerito, le lamiere sono fuse e colano metallo dalle Aancate, i colpi sono caduti con una precisione impressionante, come una spaventosa ventata di calore. I corpi insepolti dei siriani giacciono sulla terra annerita, tutt'intorno, in un raggio ampio, si trovano elmetti, sti! vali, provviste di cibo e di tai bacco, bossoli inesplosi, qua! dernetti personali scritti in arabo. Alcuni di noi sentono I una voce rauca e debole, ci I avviciniamo ad un carro armato che era coricato in avanti, con il cannone spezzato. ! Tra le lamiere contorte, si intravede un siriano ferito, che chiede qualcosa. Capiamo che vuole dell'acqua, è lì ferito da trenta ore, nessuno se n'è accorto. Fino a dove? Più avanti non si può andare, la linea di penetrazione israeliana si arresta qui. Sulle strade, abbiamo incominciato a vedere le immagini d'un esercito che accorre al fronte con baldanza, con una grande sicurezza tecnica, con impeto. Le perdite devo- | no essere state molto nume! rose, la battaglia è tutt'altro i che Anita, ma si svolge ormai qui, interamente in ter! ritorio siriano. E' difficile | prevedere dove si fermerà i questa spinta che, malgrado ! l'aspra resistenza, sembra in | ! grado di portarsi molto più i a fondo all'interno della Siria. Oggi gli aerei israeliani i hanno continuato a bombar| dare la periferia di Damasco, i e qui si parla anche di duelI li aerei e si annunciano ven; tinove aerei siriani abbattuti. I ! Gli scontri di artiglieria non ! : si sono placati per tutto il j giorno, nel Golan come nel i Sinai. L'aviazione israeliana i ha bombardato le linee egi' ziane sul Canale, raggruppaj menti di truppe in territorio egiziano, e postazioni missilistiche a Porto Said. C'è stato anche qualche scontro navale, e alcuni razzi sono piovuti dal Libano in territorio israeliano. Se il fronte del Sud è per ora relativamente immobile, al Nord abbiamo visto da vicino, e abbiamo raccontato in questa cronaca frettolosa, la penetrazione israeliana, appoggiata da mezzi imponenti e da un'aviazione che fa da padrona assoluta. Forse le sorti della guerra si decidono al di là delle alture di Golan, e forse riposano nella decisione che il comando strategico israeliano prenderà nelle prossime ore, quando deciderà fino a che punto spingersi. Ma certo l'immagine di quelle colonne annerite, di quegli scheletri bruciati da armi micidiali in un paesaggio riarso e poverissimo, di quei corpi sparsi nei campi senza tombe, fa riflettere sulla tragedia che si consuma ogni ora qui, al di là di ogni considerazione strategica. Andrea Barbato Canale di Suez. Truppe d'Israele sulla linea Bar-Lev (Telefoto Upi-Ansa)

Persone citate: Centurion, Golan, Harish