Uomini di cultura scrivono per la libertà intellettuale

Uomini di cultura scrivono per la libertà intellettuale Alla conferenza per la sicurezza europea Uomini di cultura scrivono per la libertà intellettuale Temono che, all'atto della discussione delle relazioni culturali, "vengano lasciati scomparire principi vitali" - Primi fra tali principi, la libertà di pensiero e espressione e il libero flusso di cognizioni e idee L'ordine del giorno della Conferenza sulla sicurezza europea comprende sicurezza, coopcrazione economica e relazioni culturali. Noi riteniamo che le decisioni che verranno prese sull'ultima questione incideranno profondamente non soltanto sui rapporti culturali fra Est c Ovest, bensì anche sulla libertà intellettuale in entrambi; temiamo tuttavia che di questo non ci si renda sufficientemente conto e che sussista il grave pericolo che principi vitali potrebbero essere lasciali scomparire per omissione. Primi fra tali principi sono la libertà di pensiero e d'espressione, di pubblicazione e di critica, liberi contatti fra studiosi, scienziati, artisti c scrittori, ed un libero flusso di cognizioni, idee e ricerche. Senza un riconoscimento reale di questi ideali, gli accordi governativi su scambi scientifici e culturali servono a poco. In materia, gli avvenimenti del passato e le linee politiche attuali dei governi dell'Urss e dell'Europa orientale sono tutt'altro che incoraggianti. Essi hanno approfittato di ogni occasione che si è loro presentata per ottenere informazioni e promuovere le proprie dottrine. Al tempo stesso si sono rifiutati di concedere qualsiasi vera reciprocità nel rendere accessibili informazioni o scambi d'idee. Noi auspichiamo una maggiore détente politica, ma finora i tentativi compiuti per raggiungere questo scopo sono stati in effetti accompagnati da un peggioramento della situazione culturale, sia nell'ambito dei Paesi dell'Europa orientale sia nei loro rapporti con l'Occidente. Per citare un esempio, l'adesione sovietica alla Convenzione internazionale sul copyright è stata accolta all'inizio favorevolmente da quasi tutti quale un segno di liberalizzazione, mentre invece aveva come scopo ed avrà inevitabilmente come conseguenza di dare alle autorità sovietiche un controllo ancora maggiore sulla traduzione c la pubblicazione all'estero di opere prodotte in origine nell'Unione Sovietica. Sotto questa convenzione i libri più preziosi della letteratura sovietica, da Bulgakov a Solgenitsin ed oltre, non avrebbero potuto essere pubblicati in Occidente. Ancora più preoccupante è il fatto che, proprio quando si sta proclamando una détente, vengano prese misure repressive contro individui rimasti finora relativamente immuni. E' in corso una perfida campagna di stampa contro Solgenitsin e Sakharov. Il processo a Jakir e a Krassin, chiuso agli osservatori esterni, richiamava alla mente i processi di Mosca degli Anni Trenta e le loro esecrabili « confessioni ». E un numero sempre maggiore di ospedali psichiatrici serve ad ospitare intellettuali dissenzienti. Numerose dichiarazioni sono comparse sulla stampa dell'Europa orientale circa la necessità d'evitare la « sovversione ideologica » e si afferma inoltre che le relazioni culturali non dovrebbero violare « la sovranità, le leggi ed i costumi di ciascun Paese »: tutte indicazioni che non vi sarà un allentamento della censura, che permetterebbe un « flusso più libero d'idee, d'informazioni e di persone ». Cooperazione intellettuale e comprensione reciproca rimarranno espressioni prive di significato a meno che le condizioni minime di libertà culturale siano rispettate in tutti i Paesi interessati. Queste condizioni comprendono i punti seguenti: 1. I libri e i periodici delle biblioteche dovrebbero essere a disposizione di tutti i lettori senza autorizzazione speciale (tranne nel caso di materiale pornografico) e nulla dovrebbe ostacolarne l'accesso. 2. Intellettuali, scrittori, artisti e scienziati, come il resto della popolazione, dovrebbero godere di libertà di movimento all'estero. 3. Non dovrebbe essere necessaria un'autorizzazione speciale per pubblicare articoli e libri all'estero. 4. Non si dovrebbe impedire alla gente di ottenere pubblicazioni da altri Paesi. 5. Nessuno dovrebbe essere punito per il fatto di esprimere le proprie opinioni verbalmente o per iscritto. 6. Le opinioni politiche non dovrebbero influire sulle ammissioni a o sulle espulsioni da università e istituti scientifici di insegnanti e studenti. 7. L'interferire in trasmissioni radiofoniche e televisive dovrebbe essere considerato contrario alla cooperazione culturale. La libertà culturale non è affatto una questione che riguardi esclusivamente i rapporti fra Est ed Ovest e si possono trovare dei regimi repressivi nell'Europa non comunista come pure in altri continenti. Ora però ci stanno a cuore in primo luogo le iniziative correnti per una Conferenza sulla sicurezza europea ed i suoi probabili risultati. Le tradizioni di libertà nella cultura europea sono troppo importanti perché le si possa affidare unicamente a decisioni ufficiali in un mondo instabile e minaccioso. Raymond Aron; Pierre C/arac; Denis de Rougemont; C. A. Doxiadis; Pierre Emmanuel; Georges Friedmann; 1.. Gabriel-Robinet; Giìnter Grass; folm Gross; Eugène lonesco; Leszek Kolakowski; Leopold Labedz; Siegfried Lenz; Bernard Lewis; André Lwofl; Donald MacRae; Golo Mann; Gabriel Marcel; Edgar Morin; Ignazio SiIone; Gemutine Tillion; John Wain.

Luoghi citati: Europa, Mosca, Solgenitsin, Unione Sovietica, Urss