Peron torna oggi al potere di Livio Zanotti

Peron torna oggi al potere L'insediamento ufficiale a presidente dell'Argentina Peron torna oggi al potere L'anziano "Caudillo" rientra alla "Casa Rosada" dopo 18 anni di esilio - Una riunione per convenire una tregua tra le diverse tendenze del giustizialismo - L'attuale governo, dimissionario, verrebbe confermato - Revocate le concessioni alle compagnie televisive private (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 11 ottobre. La revoca delle concessioni governative a tutte le imprese televisive private, le dimissioni in massa di ministri e alti funzionari dello Stato, un'acuta inquietudine tra le diverse tendenze del ghistizialismo, caratterizzano queste ultime ore che precedono l'insediamento di Juan Domingo Perón alla presidenza della Repubblica argentina. Domani, nella ricorrenza del giorno in cui Cristoforo Colombo toccò per la prima volta la terra americana, il settantottenne Caudillo rientrerà in uniforme di generale dell'esercito nella Casa Rosada, dopo 18 anni di esilio. L'attesa è intensa. Per l'Argentina sarà una giornata storica, per il peronismo una celebrazione trionfale ma anche un altro momento della verità. Delegati della «gioventù» e della centrale sindacale (Cgt) si sono riuniti ieri per convenire una tregua, in modo da evitare incidenti almeno durante la trasmissione dei poteri dal presidente provvisorio, Raul Lastiri, a Perón. Sono state ore di aspra discussione: la morte recente del segretario generale della ~lgt e di numerosi militanti dell'ala radicale del peronismo avvelenavano il clima. L'intesa, infine, sarebbe stata raggiunta soltanto per metà. Nessun gruppo dovrebbe portare domani a Piazza di Maggio le proprie insegne, né gridare le proprie parole d'ordine. La bandiera dovrà essere una per tutti, quella argentina, imo solo lo slogan, «Perón al governo e al potere». Molti dubitano, però, che l'impegno preso a denti stretti venga rispettato fino in fondo. Perón ha esercitato forti pressioni per una pacificazione. Ma ufficialmente non è intervenuto. Direttamente, ha avuto ieri parole di elogio per i giovani del suo movimiento e si è mostrato ottimista circa l'avvenire economico del Paese. «Siamo ricchi, il nostro problema è soprattutto politico». Perón non parlerà neppure al Congresso, dove avranno inìzio le cerimonie per il passaggio dei poteri. Sembra possibile, invece che si diriga alla folla dal balcone al primo piano della Casa Rosada. Lo confermerebbe la circostanza che i servizi di sicurezza vi hanno fatto allestire un'ampia cabina con cristalli a prova di proiettile. Sarebbe il suo primo intervento di fronte alla folla che inutilmente lo attese presso l'aeroporto di Ezeiza. il 20 giugno scorso, quando il generale tornò dall'esilio spagnolo. Nelle delegazioni straniere giunte per assistere alla manifestazione, tra cui quella italiana guidata dall'ex presidente del Consiglio Andreotti, c'è un certo interesse per ciò che il neo presidente argentino potrà dire nella circostanza. Perón avrebbe già deciso di confermare, almeno in gran parte, l'attuale governo. Tutti i ministri, però, hanno preferito porre a sua disposizione le loro dimissioni, e altrettanto hanno fatto i prefetti che reggono le facoltà universitarie e numerosi alti funzionari nominati durante la reggenza di Lastiri e precedentemente dal presidente Hector Campora. Dei cambi, malgrado le assicurazioni che alcuni dicono di aver ricevuto personalmente, ci saranno. E non saranno pochi né di scarsa importanza. Perché è evidente la volontà di Perón di adeguare l'organizzazione dell'apparato statale al suo progetto politico. Sebbene si parli tanto di decentralizzazione, è evidente che Perón terrà di fatto nelle proprie mani gli strumenti decisivi del potere. Diversamente, le riforme che dicono si proponga sarebbero praticamente irrealizzabili. Un colpo, di sostanza e di effetto notevoli, l'ha assestato prima ancora di insediarsi alla Casa Rosada. Un decreto- nte poasno enno anonre to tidi te lle nti sano ti di to alto- legge ha stabilito ieri la revoca immediata delle concessioni governative a tutti i canali privati di televisione, trenta in tutto il Paese. Il provvedimento è giunto inatteso ed ha trovato impreparati a qualsiasi reazione i proprietari delle catene televisive private, che nella totalità si erano rapidamente allineati alle direttive del peronismo. Secondo indiscrezioni, l'intenzione di Perón sarebbe di creare un ente televisivo di tipo europeo: due soli canali, uno didatticoculturale e l'altro commerciale con gli annunci economici, la pubblicità e il resto. Il progetto, preparato in gran segreto, sarebbe varato nel prossimo mese di aprile. Livio Zanotti

Persone citate: Cristoforo Colombo, Hector Campora, Juan Domingo, Peron, Raul Lastiri, Rosada

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires