Usa, pronto l'aiuto a Israele ma si spera nelle trattative di Vittorio Zucconi

Usa, pronto l'aiuto a Israele ma si spera nelle trattative Le armi continuano a prevalere sugli sforzi della diplomazia Usa, pronto l'aiuto a Israele ma si spera nelle trattative Continui contatti del Segretario di Stato con i rappresentanti cinese e russo - Preoccupazioni per l'aiuto sovietico a Siria ed Egitto; anche da parte americana sarebbero già stati spediti alcuni carichi d'armi (Dal nostro corrispondente) Washington, 11 ottobre, n piano per un massiccio ponte aereo WashingtonTel Aviv è pronto, ma Nixon e Kissinger tentano ancora tutte le vie diplomatiche per porre fine al conflitto. Dopo i contatti con lUrss, si hanno ora contatti con la Cina. L'obiettivo resta, come fu annunciato nelle prime ore della battaglia, un cessateli fuoco che sia parte di un più vasto e definitivo accordo di pace, non una semplice pausa nelle ostilità. Kissinger ha incontrato stamane, in una colazione di lavoro, l'incaricato d'affari cinese, ambasciatore Huang Chen. Hanno discusso la situazione in Medio Oriente e il progettato viaggio del Segretario di Stato a Pechino. Un accostamento molto significativo, come ci confermano le informazioni che abbiamo ottenuto sull'incontro. Il Segretario di Stato americano ha detto molto chiaramente a Huang Chen che sulle colline del Golan e nel deserto del Sinai non si gioca soltanto una tragica partita fra arabi e israeliani, ma si collauda la solidità delle nuove relazioni internazionali fra grandi potenze. Senza entrare nella dialettica delle responsabilità, Kissinger ha chiesto all'ambasciatore cinese quale tipo di intervento Onu troverebbe consenziente Pechino. Huang Chen ha risposto in termini evasivi, dicendo di non avere istruzioni precise dal suo governo, ma di ritenere accettabile solo una risoluzione che restituisca agli arabi i loro legittimi territori. Ma il rappresentante cinese (che Kissinger aveva già consultato nelle prime ore della crisi) ha aggiunto che egli farà subito sapere al Segretario di Stato quali sono le intenzioni del governo di Pechino e resterà in contatto con Kissinger. Nel pomeriggio, il re sponsabile della politica estera Usa ha avuto anche due lunghi colloqui telefonici con l'ambasciatore russo Dobrinin, ma su questo nulla è trapelato finora. Comunque, una ripresa dei lavori del Consiglio di sicurezza Onu resta per il momento esclusa, dopo le prime due infruttuose riunioni. Il fatto centrale è ancora la notizia dei rifornimenti sovietici alle armate arabe, un « fatto nuovo molto preoccupante», come lo ha definito il portavoce del Dipartimento di Stato, che ha confermato la notizia del ponte aereo russo-arabo. Ma non tale da provocare, per ora, analoghe iniziative da parte americana. Tutto è pronto, però, per l'invio di mezzi ad Israele, compresa la consegna di nuovi Phantoni, già acquistati da Tel Aviv, ma non ancora inviati. « Siamo in continuo, stretto contatto con il governo israeliano » ha detto ancora il portavoce, facendo capire che i rifornimenti partirebbero soltanto nel caso di « gravissime perdite in uomini e mezzi da parte di Tel Aviv, tali da minacciare la solidità dell'esercito israeliano». Comunque, qualche tonnellata di materiale bellico americano è sicuramente già arrivata discretamente in Israele, come prova la notizia dei due Boeing 707 con la stella di Davide camuffata sorpresi ieri nella base della US Navy di Oceana (Virginia). Non si è avuta alcuna smentita né conferma ufficiale del fatto, ma nuovi testimoni oculari hanno oggi riferito il fatto ai giornali e alla televisione. Ma l'apertura ufficiale e palese di un «ponte aereo» fra Stati Uniti e Israele resta una misura estrema, nella strategia di Kissinger. Egli pensa in «tempi lunghi» e sa che, nel caso gli Stati Uniti riuscissero a rimanere del tutto estranei al conflitto, potranno avere ben altra voce in capitolo per negoziare armistizio e pace. Kissinger manovra accortamente per dare a Washington autentiche credenziali da mediatore fra tutte le parti, direttamente o indirettamente implicate nel conflitto. Ci è stato detto che egli avrebbe convinto Nixon a non prendere alcuna posizione sugli avvenimenti nel Medio Oriente, e il Presidente si sarebbe lasciato convincere, dopo una lunga discussione con il Segretario di Stato, a non fare alcun gesto pubblico, a non lanciare iniziative premature, dunque forzatamente abortive, a non esprimere condanne né solidarietà. L'impressionante freddezza con la quale Kissinger conduce la politica estera degli Stati Uniti in questa crisi, pur essendo egli un ebreo, si fonda tuttavia su un presupposto indispensabile e che sfugge alle sue possibilità d'azione: il comportamento dell'esercito israeliano. Se le truppe di Tel Aviv riusciranno a prendere saldamente il controllo della situazione su tutti i fronti, allora il sottile equilibrismo di Kissinger avrà successo. Ma se gli arabi dovessero prevalere, allora ben difficilmente i cargo-jets americani potrebbero evitare il decollo per gli aeroporti israeliani. Tuttavia anche una schiacciante vittoria delle truppe di Dayan creerebbe problemi al Segretario di Stato. A Washington si va diffondendo la convinzione che Israele sia prossima alla grande svolta bellica, e che siano stati superati ormai lo choc della sor¬ plgdStlztmipapSs presa e i problemi della mobilitazione. La partita che Kissinger sta giocando è dunque di estrema difficoltà, ma ne vale la pena. Se la manovra andrà in porto, egli avrà ottenuto una solidissima posizione di negoziato per Washington, un'autorità morale dimenticata ormai dagli anni della tragedia indocinese, e senza aver compromesso i rapporti fra gli americani e gli Stati arabi produttori del vitale petrolio. Sarebbe il più grande successo di uno statista. Vittorio Zucconi -<£sR Hit ■IBJ fcr alafnr^' 1Tr f" !■ WflLJPv V dddtaGovs—qbsAspbvnbBd«vEiIlmidpmdggtDrèCsm e Contir.ua la sanguinosa guerra: l'artiglieria israeliana attacca gli appostamenti siriani sul Golan (Telefoto Upi-Ansa)