Contrasti nella Cee sulla "seconda fase,, di Renato Proni
Contrasti nella Cee sulla "seconda fase,, Per l'unione monetaria europea Contrasti nella Cee sulla "seconda fase,, A meno di tre mesi dall'inizio della prossima "tappa" prevista dal vertice di Parigi del '72 c'è disaccordo su problemi di fondo Oggi e domani riunione in Olanda della Commissione esecutiva (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 10 ottobre. Anche quest'anno avremo un finale a suspense sul progresso della Comunità economica europea. A meno di tre mesi dal progettato passaggio alla seconda tappa dell'unione economica e monetaria, si profilano in seno alla Cee posizioni fortemente contrastanti sui problemi di maggiore attualità. La commissione della Comunità si riunisce domani e dopodomani in una località tra l'Aia e Amsterdam per studiare i problemi di fondo dell'Unione economica europea. Tuttavia le prospettive a lunga scadenza che verranno formulate in Olanda dai commissari rischieranno di essere compromesse di fatto se i Nove non troveranno l'accordo sulle questioni che devono essere risolte entro la fine dell'anno. Tutto il processo integrativo verrà rallentato e si spegnerà l'entusiasmo sollevato dal vertice di Parigi dell'ottobre 1972. Ih quella riunione dai capi di Stato e di governo fu solennemente proclamato che « le decisioni necessarie dovranno essere prese nel corso del '73 per consentire il passaggio alla seconda tappa dell'unione economica e monetaria il 1° gennaio 1974, in vista del suo compimento il 31 dicembre 1980 al più tardi». Nove mesi non sono bastati agli Stati membri per chiarire almeno il significato di queste frasi. Ora che un'interpretazione esatta delle intenzioni dei capi di governo non può essere più rinviata, ci si accorge che alcuni Stati laconfigurano in un senso e altri Stati in un modo diverso. Alcuni governi sono del parere che si è trattato d'una decisione irrevocabile, mentre altri sostengono che la seconda tappa può essere raggiunta soltanto dopo decisioni concrete. Le posizioni dei rispettivi Paesi sono illustrate in un rapporto presentato da un gruppo di alti funzionari della Comunità. Da esso risulta che Belgio, Italia, Regno Unito, Irlanda e Lussemburgo sono favorevoli al passaggio alla seconda tappa il 1" gennaio 1974. La Francia, la Repubblica Federale Tedesca, l'Olanda e la Danimarca, con sfumature diverse, sono propense a rinviarlo. Dietro le diverse interpretazioni della dichiarazione del vertice, però, si celano grossi interessi nazionali di carattere politico ed economico. Infatti, dall'esame delle posizioni di ciascun Paese, risulta che per l'Italia, il Regno Unito e l'Irlanda, la seconda tappa consiste essenzialmente nell'istituzione dei fondi regionali e sociali, perché da essi trarranno immediati benefici. Non conferiscono invece grande importanza alla cooperazione nel settore monetario perché vogliono mantenere, per qualche tempo ancora, la lira e la sterlina fuori del «serpente valutario» europeo. Per la Francia, invece, la seconda tappa è soprattutto rappresentata dalla cooperazione nel campo monetario dei Nove Paesi membri e non dalle politiche regionale e sociale perché essa dovrebbe sostenerne parte del costo. Per la Germania la seconda tappa deve rafforzare soprattutto il coordinamento delle rispettive politiche economiche. Nelle capitali europee, insomma, ciascuno fa i «conti della spesa» e vuole che qualcun altro li paghi. La Danimarca propone un periodo di consolidamento, pur chiamandolo seconda tappa, in cui si cercherebbe di raggiungere tutti gli obiet¬ tivi della prima tappa. La Germania propone una tappa intermedia di tre anni con il fine di consolidare i progressi finora compiuti. La Francia non precisa una data per il rinvio, ma dice che il rispetto del modello unitario europeo è una condizione indispensabile per andare avanti. L'Olanda, insoddisfatta dei progressi delle istituzioni comunitarie, vuole che la prima tappa sia prolungata di un anno. L'Italia vuole che la decisione del vertice non venga bloccata e difende- la sua mancata adesione al «serpente» valutario adducendo cause che sfuggono al controllo degli Stati membri e delle istituzioni della Cee. Un rinvio, secondo Roma, non faciliterebbe il superamento delle difficoltà. La commissione europea, infine, è del parere che la decisione presa al vertice di Parigi non lasci dubbi e non ponga alcuna condizione pregiudiziale per il passaggio alla seconda tappa. Ma insiste sul- eecdcbta convergenza delle politiche | economiche globali, sugli obblighi dei Paesi membri nel settore monetario e sull'attuazione delle politiche regionali e strutturali. La posizione della commissione appare la più «europea», come deve essere. Il pericolo è che ci si accordi sul passaggio alla seconda tappa, ma che essa resti priva di contenuto. Nei prossimi tre mesi, dunque, si deciderà se la data del 31 dicembre 1980 per l'Unione Europea sarà rispettata o se invece questo ideale resterà ancora lontano, col rischio che esso divenga quasi irragiungibile. Renato Proni
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