9100 miliardi in cinque anni

9100 miliardi in cinque anni 9100 miliardi in cinque anni (Nostro servizio particolare) Roma, 10 ottobre. I problemi del Mezzogiorno, inclusa la costruzione del Quinto centro siderurgico a Gioia Tauro, sono stati esaminati oggi per cinque ore nel « vertice » presieduto da Rumor al quale hanno partecipato i ministri Colombo, Giolitti, La Malfa, Donat-Cattin, Gullotti, De Mita, Ferrari Aggradi e Bertoldi. Si tratta delle linee della nuova politica meridionalistica, che tanta importanza avrà nella « fase due », e che, domani, sarà illustrata da Donat-Cattin dinanzi ai cinquanta parlamentari che compongono le commissioni Bilancio e Industria della Ca¬ mera (stanotte si preparano alla « Cassa » settantamila fo tocopie degli atti da distribuìre ai commissari, in ra- Bions di un do.ssier dÌ sette- cento pagme ciascuno). n K^no „ verra discuss0 venerdì anche con i. sindaca- ti, contemporaneamente alle proposte per aumentare le pensioni minime. Le questioni di stamane riguardavano il « rifinanziamento » della Cassa per il Mezzogiorno, gli strumenti per reperire i fondi necessari che Donat-Cattin ha indicato in 9100 miliardi sino al 1979, le innovazioni di procedura per garantire che i progetti approvati si realizzino nei tempi stabiliti. Naturalmente il tema del Centro siderurgico di Gioia Tauro, dopo le recenti polemiche, ha originato un dibattito nel quale — secondo indiscrezioni — si sono delineate due posizioni: da una parte i ministri Donat-Cattin, La Malfa, Giolitti, contrari al progetto che ritengono antieconomico e incapace di assorbire molta manodopera; dall'altra, Colombo, favorevole al progetto che, nel 1970, aveva destinato a Gioia Tauro, quale presidente del Consiglio. Sembra che Colombo, ad un certo punto, abbia posto la « questione d'onore », cioè dell'esigenza di rispettare gl'impegni assunti. Un'eco di questi divergenti pareri si è avuta nelle dichiarazioni fatte dai protagonisti, dopo la riunione. Colombo: « Il governo manterrà gl'impegni assunti anche alla luce della loro economicità ». Donat-Cattin: « Il sottosegretario Compagna ed io abbiamo dimostrato che l'iniziativa è antieconomica per l'ingente esborso di mezzi destinati alla politica degli interventi straordinari nel Mezzogiorno. La posizione politica, naturalmente, supera queste considerazioni e, quindi, poiché l'impegno è stato assunto dal governo, esso sarà rispettato ». Nel segreto della riunione, Donat-Cattin aveva sostenuto che per Gioia Tauro occorre un finanziamento « diverso » da quello per gl'interventi straordinari nel Sud. (Anche Mancini, definendo su L'Espresso le alternative al Centro siderurgico « una goffa finzione », concorda con Donat-Cattin sulla necessità di nuovi finanziamenti, per non intaccare quelli destinati alla Calabria). La Malfa ha definito la decisione per Gioia Tauro « un modo per prosciugare il fondo speciale ». Se ne deduce che l'orientamento di massima c favorevole ad installare l'impianto a Gioia Tauro pur con molte perplessità economico-finanziarie, ma la parola definitiva spetta al Parlamento. Tornando ai problemi generali del Mezzogiorno, nel « vertice » Donat-Cattin ha presentato un documento sulle leggi per « rifinanziare » la « Cassa » e per snellire le procedure dei progetti. « Per il finanziamento, ha detto, abbiamo proposto nei quattro anni dal '76 al '79, 7125 miliardi, un fondo eguale a quello erogato nel quadriennio '71-75, più mille miliardi di rifinanziamento ». Poiché alla somma globale di 7125 miliardi saranno applicati un tasso di svalutazione del 25 per cento nei quattro anni, così da avere la stessa capacità di spesa, e un 15 per cento di maggior finanziamento consentito dall'aumento del reddito nazionale, la somma complessiva salirà a 9100 miliardi. « A tale cifra si dovrebbero aggiungere, ha detto ancora Donat-Cattin, le somme eventualmente rese disponibili dalla politica regionale europea, dal fondo sociale e dal Feoga». Le maggiori novità, indicate dal ministro, sono: « La concezione di piani integrati per vaste aree e le innovazioni procedurali ». Spieghiamo. Finora, in vent'anni, sono stati spesi nel Sud ventiduemila miliardi «a pioggia», cioè in interventi settoriali, magari per ragioni elettorali, senza veri «poli di sviluppo». I « piani integrati » consistono, invece, in progetti che riguardano l'industria, l'agricoltura, il turismo, il rimboschimento, gli assi attrezzati (con acqua, elettricità, strade, telefoni ecc.). Questi «piani integrati» sono, per ora, 6: la zona metropolitana di Napoli (in pratica, la ricostruzione della città e comuni vicini, per risanarla in radice dalle piaghe messe in luce con il colera); l'irrigazione della Puglia e della Lucania, perché senz'acqua non possono esservi industrie e agricoltura, turismo e servizi; la Calabria collegata con la Sicilia mediante il ponte sullo Stretto, perché adesso « l'Italia finisce a cui di sacco »; la Sicilia, la Sardegna e l'Abruzzo e Molise. Questi piani integrati dovrebbero essere gestiti da una speciale « autorità » sull'esempio delle autorities inglesi o statunitensi per la realizzazione tecnica dei progetti di sviluppo. Le novità per accelerare le procedure sono necessarie perché adesso i progetti, dichiarati « conformi » dal Cipe, possono essere attuati solo dopo la ratifica della Cassa per il Mezzogiorno che, di conseguenza, si sostituisce all'autorità politica. D'ora in poi la « Cassa » diventerà strumento tecnico che dovrà dare il proprio parere su ogni progetto in un determinato periodo (sembra entro 6 mesi). In caso di risposta negativa, gl'interessati potranno ricorrere ad un organo superiore: quindi la pratica tornerebbe al potere politico la cui decisione sarebbe definitiva e la « Cassa » dovrebbe soltanto realizzarla. Lamberto Fumo