Ottobre difficile

Ottobre difficile Ottobre difficile (Dal nostro corrispondente) Roma, 10 ottobre. Si avvicina la scadenza dei cento giorni famosi e la situazione è difficile; d'altronde non potrebbe essere diversamente con i gravi problemi ereditati dal governo e con i nuovi che si sono aggiunti, dal colera all'aumento delle materie prime che dobbiamo importare, a cominciare dal petrolio. E' il momento delicato previsto da Rumor già nell'agosto, a cui si guarda con preoccupazione, anche se non sembra che alla preoccupazione sempre si accompagni, da parte di tutti, un sufficiente senso di responsabilità. Inflazione, pensioni, Mezzogiorno sono tre punti nodali immediati. E' in atto, è vero, una ripresa della produzione; ma quanto questa ripresa è « drogata », ossia dovuta in parte a fattori inflazionistici, come ha dichiarato Giolitti al Senato? Ed essa è generale o lascia ampie zone stagnanti? I provvedimenti anticongiunturali hanno ottenuto risultati concreti, come riconosce oggi il consiglio generale della Cisl. la decelerazione dell'aumento dei prezzi risulta un dato acquisito, ma il fenomeno si potrà stabilizzare se seguirà una crescente produzione all'interno di risorse reali. Molto dipende dalla capacità e dalla fantasia del governo, molto dipende dai sindacati e dagli imprenditori, e molto dipende dalla compattezza dei partiti della maggioranza. Oggi il governo si è occupato del Mezzogiorno, discutendo un progetto che finalmente dia corpo alle tante parole spese negli ultimi anni. Sinora si è proceduto con interventi locali, a volte anche contraddittori, senza un preciso piano. Adesso si discute su un documento globale: potrà essere accettabile o criticabile, però cominciamo con proposte concrete. Venerdì ci sarà l'incontro tra governo e sindacati per le pensioni. Il suo esito, secondo il ministro Bertoldi, influirà sull'atteggiamento delle confederazioni nei confronti del centro-sinistra. Ma tra le richieste dei sindacati e la risposta che il governo si accinge a dare la distanza (almeno questa sera) è ancora forte. Soprattutto per quanto riguarda l'aggancio dei minimi al salario medio degli operai dell'industria. Questo aggancio, a parere di La Malfa, si potrebbe fare per il 1974, c'è invece perplessità ad ipotecare il futuro. Legare indissolubilmente il minimo delle pensioni alla dinamica salariale potrebbe aprire una voragine. In un'intervista al Mondo, La Malfa rivela la sua impressione che si stia « spiccando troppe tratte sull'immediato futuro, troppo giocando sull'avvenire economico e sociale del paese ». E aggiunge: « In questa breve esperienza di governo Ito constatuto con amarezza che si continua a parlare di pensionali, di disoccupati (...) ma quando tutte le altre categorie hanno già avuto sostanziali benefici ». In altre parole, chi ha forza contrattuale prima pensa per sé, lo Stato pensi ai poveri. Tuttavia il problema del minimo vitale per i pensionati esiste e la soluzione non è rinviabile, come esiste il problema del Mezzogiorno. Per l'uno e per l'altro occorrono somme ingenti che in qualche modo bi sogna trovare. Al governo si chiede un maggior impegno di giustizia fiscale, il coraggio d far saltare le rendite parassitarie, di debellare clientelismi e cattivi amministratori (siano democristiani siano di altri partiti) ; per contro il governo ha il diritto di chiedere a tutti una maggiore collaborazione. Ancora oggi il Censis, tutt'altro che avaro di critiche per tutti, osserva che è necessario spezzare « l'attuale sistema di rincorsa delle categorie ». Nella contrattazione sindacale o, se si preferisce visto che oggi vanno di moda le parole forti, nella lotta per i contratti si dovrebbe arrivare a discussioni globali, almeno per grossi settori. Solo così ci sarebbe la possibilità di operare tenendo presenti le esigenze della compatibilità e della complementarietà. E' un discorso che sentono di più le confederazioni, di meno le singole federazioni, le quali temono di perdere la loro autonomia e il loro prestigio. I sindacati giocano un ruolo di primo piano, ma sono i par¬ titi che esprimono e sostengono il governo e che formano la maggioranza nel Parlamento: la loro compattezza è indispensabile per dar forza e credibilità al centro-sinistra. Fanfani (per adesso) tiene la de, come La Malfa tiene il pri. Invece nel psdi si è manifestata una frattura e Saragat, con il suo discorso, si è posto alla guida della sinistra del partito, che è minoranza. Il suo discorso è di appoggio al governo, ma con un psdi diverso (diciamo un po' più socialista) perché il governo possa attuare le sue promesse e rispondere alle necessità del Paese. Un senso di disagio si avverte ne! psi e si sentono critiche di immobilismo alla segreteria. | Avrebbe dovuto essere convoca- j ta la direzione in questi giorni, Iinvece De Martino è rientrato a I „ j vi r i. , • Roma da Napol. soltanto ogg. pomeriggio. ^ ^ Giovannì Trovati I

Persone citate: Bertoldi, Fanfani, Giolitti, Iinvece De Martino, La Malfa, Rumor, Saragat

Luoghi citati: Napol, Roma