Caccia all'uomo in Cile di Francesco Rosso

Caccia all'uomo in Cile Ovunque rastrellamenti e fucilazioni Caccia all'uomo in Cile Dietro una facciata di normalità, un desolante quadro di violenza - Le autorità insistono sulla cifra di 476 morti a Santiago, ma tacciono per ciò che riguarda il resto del Paese • Le vittime, secondo molte fonti, sono varie migliaia - Un "golpe" atipico (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 9 ottobre. Sorpreso mentre dirigeva una riunione clandestina di estremisti, Pascual Guerro tentò di disarmare un carabiniere. E' stato fucilato sul posto ad Andacollo, nel Sud del Paese. A Talea, sempre nel Sud, tre giovani hanno tentato di assalire un soldato all'arma bianca. Sono stati fucilati sul posto. Erano tre delinquenti abituali, dicono le notizie ufficiali. A Rancagua, un camionista non si è fermato all'«alt» durante il coprifuoci i, è stato ucciso. Cosi quasi ogni giorno, uno stillicidio di morti fucilati dopo processi sommari o senza processo alcuno, un sistema spietato per ridurre al silenzio l'opposizione di sinistra, ormai entrata nella clandestinità, se non finita in galera. E quando non ci sono esecuzioni sommarie, ci sono i Tastrellamenti e le perquisizioni ad alimentare l'inquietudine che regna nel Paese. Stamane all'alba, quando già stava per concludersi il coprifuoco, quattro automobili con sedici estremisti hanno attaccato un impianto di depurazione dell'acqua potabile a Vicuna Mackenna, a una trentina di chilometri dal centro di Santiago, tentando di sorprendere i carabinieri di guardia che hanno aperto il fuoco. Quattro degli attaccanti sono rimasti uccisi, gli altri dodici sono riusciti a dileguarsi nelle buie strade circostanti. Certo, chi viene a Santiago e circola per le vie della città, ha la sensazione che tutto cammini nel migliore dei modi. I negozi debordano di ogni merce, i ristoranti sono affollati, si fa la coda per andare al cinema pomeridiano, con una specie di voluttà anche, perché il quadrumvirato dei generali ha consentito l'importazione di film americani, mentre prima dovevano sorbirsi solo film cubani, russi, o di paesi comunisti dell'Est europeo. Nei bar dei grandi alberghi, all'ora dell'aperitivo, c'è la folla dei giorni migliori. Ma appena si guarda un po' oltre questa facciata di festosa normalità, il quadro si fa più desolante. Rastrellamenti un po' ovunque, ma soprattutto nelle poblaciónes più misere. Ieri, tale sorte è toccata ancora una volta alla población Josa Maria Caro, forse la più cupa e miserrima di Santiago. Davano la caccia agli aderenti al Mir, e ne hanno arrestati due. La caccia al mirista è il motivo dominante di questo periodo successivo al golpe, il tentativo di annientare la ben strutturata organizzazione di estrema sinistra dimostra quanta importanza diano i generali a queste forze tuttora libere e capaci, se gli lasciassero un po' di liberta di manovra, di riorganizzarsi in breve tempo. Durante una conversazione, un signore che conosce abbastanza bene le cose del Mir, mi ha detto che le forze armate e i carabinieri, a tutt'oggi, hanno già catturato e ucciso duemilaottocento miristi. Naturalmente non sono in grado di controllare la cifra, perché le fonti ufficiali continuano a insistere su quattrocentosettantasei morti a Santiago, senza dare notizie di quelli di altre città e villaggi sparsi lungo questo corridoio di tremila chilometri che è il Cile, con la testa quasi al Tropico e i piedi sul Polo Sud, e andare a verificare di persona che cos'è accaduto ad Antofagasta e Concepción, a Iquique o Temuco, diventa impresa cui bisognerebbe dedicare mesi. Sembra però che nel complesso siano valide le cifre rivelate dal cardinale Raul Silva Henriquez, che ha parlato di duemilacinquecento, forse tremila morti in tutto il Pae¬ se. U. a cifra altissima se comparata ad altri golpes, quello peruviano ad esempio, che è stato realizzato senza versare una goccia di sangue, o quello quasi altrettanto incruento dell'Argentina del 1955. I generali peruviani si sono limitati a spedire all'estero il presidente Belaunde Terry, quelli argentini a imbarcare Perón verso il Paraguay ben provvisto di capitali per campare poi largamente in esilio a Madrid. Qui, invece, lo stillicidio delle fucilazioni, dei rastrellamenti, delle perquisizioni, danno al golpe una fisionomia atipica nel Sud America. Non bisogna dimenticare che gli spagnoli hanno dovuto lottare quasi due secoli per sottomettere il Cile definitivamente, e ci riuscirono solo quando soppressero quasi tutti gli uomini indios araucani Si tennero le donne indie, perché gli facevano comodo, e da quelle unioni è sceso ne¬ gli attuali cileni, meticci per • Enrique, fondatore e capo del circa il settantacinque per cento, il bellicoso ardore dei loro antichi predecessori, fieri e feroci. Non si tratta di note di colore, ma di una realtà che occorre tenere presente quando si deve giudicare l'attuale condizione del Cile, dove non è avvenuto un semplice golpe militare ma si è avviata una rivoluzione le cui conseguenze si potranno valutare solo fra qualche tempo. Il quadrumvirato dei generali, ad esempio, ha accettato e rispettato la Convenzione latino-americana del diritto di asilo nelle ambasciate del subcontinente, con qualche larghezza anche per le extra sudamericane, ma con qualche eccezione. A Oscar Garreton, segretario del Mapu, una formazione cristiano-marxista, già rifugiato nell'ambasciata del Venezuela, Carlos Altamirano, segretario del partito socialista, e Miguel Mir, ancora alla maccha, non sarà concesso alcun salvacondotto perché sono considerati criminali comuni: avrebbero fomentato l'ammutinamento dell'equipaggio d'una nave da guerra a Valparaiso. Quest'accusa, già avanzata dall'ammiraglio Merino, uno dei quadrumviri, quando ancora governava Allende, non è mai stata presa sul serio: oggi invece si può trasformare automaticamente in una sentenza di pena di morte. Da notare che, dopo il passaggio da Santiago della delegazione dell'Internazionale socialista — di cui faceva parte anche l'onorevole Bettino Craxi, vicesegretario del psi —, Luis Figueroa, già ministro di Allende poi segretario della Cut, la federazione unitaria dei lavoratori, fu attivamente ricercato; è riuscito a rifugiarsi nell'ambasciata svedese. Francesco Rosso Mir, ancora alla maccha, non sarà concesso alcun salvacondotto perché sono considerati criminali comuni: avrebbero fomentato l'ammutinamento dell'equipaggio d'una nave da guerra a Valparaiso. Quest'accusa, già avanzata dall'ammiraglio Merino, uno dei quadrumviri, quando ancora governava Allende, non è mai stata presa sul serio: oggi invece si può trasformare automaticamente in una sentenza di pena di morte. Da notare che, dopo il passaggio da Santiago della delegazione dell'Internazionale socialista — di cui faceva parte anche l'onorevole Bettino Craxi, vicesegretario del psi —, Luis Figueroa, già ministro di Allende poi segretario della Cut, la federazione unitaria dei lavoratori, fu attivamente ricercato; è riuscito a rifugiarsi nell'ambasciata svedese. Francesco Rosso