Le incursioni israeliane nella Siria di Igor Man

Le incursioni israeliane nella Siria Le incursioni israeliane nella Siria (Segue dalla 1" pagina) na scagliando bombe sul quartiere delle ambasciate. Qualche istante dopo un « Phantom :> ha puntato sullo stesso obiettivo tallonato da un missile terra-aria che è poi esploso senza colpirlo. Il Phantom ha mitragliato gruppi di persone che si trovavano per strada. E' stato durante questi mitragliamenti che sono rimaste ferite la moglie dell'ambasciatore del Pakistan e dell'India coi loro bambini. La signora Betier, moglie del primo segretario dell'ambasciata di Francia, si è salvata tuffandosi sotto un'automobile: nel cortile della sua casa è stata trovata una scheggia di bomba. Razzi sono caduti a 300 metri dall'ambasciata d'Italia, che non ha riportato danni. I membri della nostra rappresentanza sono tutti incolumi. Successivamente, altri tre aerei israeliani hanno sorvolato ad alta quota Damasco fatti invano segno al fuoco della contraerea. Una bomba è caduta anche nel quartiere diplomatico e altre due nella zona Sud della capitale siriana. La radio di Damasco ha interrotto le sue trasmissioni per cinque minuti. Quando le ha riprese, ha messo in onda un canto patriottico: « Che Dio ti protegga, Abu Sleiman », il soprannome del presidente siriano Hafez Assad. Il portavoce militare siriano ha smentito il bombardamento di obiettivi civili in Galilea, precisando di aver colpito l'aeroporto di Ramat David, sul Golan. Subito dopo il bombardamento di Damasco, l'agenzia ufficiale siriana di notizie. Sana, ha diffuso questo comunicato: « Il fatto che il nemico sionista bombardi obiettivi civili prova quanto gravi siano i rovesci che subisce sul fronte ». Il giornale Al Saura scrive: « Il mito della razza invincibile è stato infranto ». Stasera, Radio Israele in arabo, captata qui a Beirut, ha dato notizia di un colpo di Stato in Siria, dicendo fra l'altro: « I siriani devono esser grati a Israele di averli liberati da un regime tirannico ». Tuttavia, informazioni da Damasco smentiscono il colpo | di Stato. La Siria annuncia successi [ sul fronte terrestre. L'avanzata delle truppe nel Golan proseguirebbe. Secondo i siriani, nella giornata di oggi gli israeliani hanno perduto complessivamente sedici aerei, di cui quattro abbattuti a Damasco. Anche gli egiziani annunciano successi, sia pure senza toni trionfalistici. Secondo un comunicato del Quartier generale, nelle prime ore di oggi una formazione navale israeliana, scortata da elicotteri, è stata intercettata al largo di Port Fuad. « Cinque motovedette nemiche affondate, quattro elicotteri abbattuti. Tre motovedette egiziane colpite ». Sedici tra Phantom e Skyhawk sarebbero stati abbattuti da missili Sam 3, mentre bombardavano aeroporti sul fronte egiziano. Quattro i piloti israeliani fatti prigio- nieri, dopo essersi salvati con il paracadute. Al quarto giorno di guerra, gli egiziani continuano a tenere le posizioni acquisite nel Sinai. «Tutta la riva orientale del Canale è ormai sotto il nostro controllo », annuncia Il Cairo. Israele, del resto, ha riconosciuto che gli egiziani mantengono tre teste di ponte: a Kantara, ad Ismailia ed a Suez. Da una cartina apparsa su Al Abram risulta che l'Egitto controlla una striscia di terreno lunga un centinaio di chilometri, profonda dai dieci ai quindici, sulla riva orientale. Questa striscia è più profonda al Nord e più stretta al Sud. Le forze egiziane si troverebbero dunque, in questo momento, press'a poco a metà strada dalle principali fortificazioni della famosa linea Bar Lev. [Un dispaccio dell'agenzia Ap riferisce che il generale israeliano Yariv ha detto: « Abbiamo evacuato gran parte della linea Bar Lev »]. E' certo che gli egiziani assicurano un traffico sufficiente da una sponda all'altra del Canale per alimentare il loro corpo di spedizione. Ci sono diversi elementi che giocano a favore delle truppe di Sadat. La via d'acqua è larga dai sessanta ai cento metri, i ponti mobili rappresentano un diffìcile bersaglio: cento metri di lunghezza al massimo, cinque o sei di larghezza. Le zattere, poi, sono un bersaglio ancora più ridotto; tra l'altro, possono attraversare il Canale nel giro di quattro minuti. Inoltre, il Canale è « coperto » dallo sbarramento dei missili Sam 3, efficaci contro il volo a bassa quota; infine in questa stagione le notti durano dodici ore e l'oscurità favorisce l'afflusso dei reparti egiziani sulla sponda orientale. L'obiettivo del comando del Cairo è chiaro: sfruttare a fondo il vantaggio acquisito con l'attacco di sorpresa per occupare la maggior parte possibile del Sinai, per trovarsi in buona posizione sulle alture che punteggiano il deserto quando Israele sferrerà la controffensiva vera e propria. Nella fase attuale ogni giorno che passa si risolve in un vantaggio per II Cairo. Per di più, l'incapacità del Consiglio di sicurezza di mettersi d'accordo sul « cessate il fuoco » favorisce l'Egitto perché gli permette di sviluppare la sua offensiva. La lezione del 1967 sembra sia stata recepita: i toni dei bollettini egiziani sono sobri, non ci sono manifestazioni per le vie del Cairo, non si parla di vittoria immancabile, di gettare gli ebrei a mare. Evidentemente l'Egitto vuole riservarsi un ampio margine di manovra, sia militare sia politica, per i giorni che verranno e che potranno essere più duri dei presenti. Rilanciando un tentativo di « soluzione militare », il presidente Sadat spera di interrompere la «prescrizione » che potrebbe alla lunga trasformare l'occupazione di fatto dei territori arabi in una situazione di diritto. Al tempo stesso egli cerca di obbligare le grandi potenze, e soprattutto gli Stati Uniti, ad I intervenire in maniera efficace per far applicare « in tutte le sue parti» la risoluzione 242 dell'Onu. In ultimo, ed è questo senza dubbio il terzo obiettivo di Sadat, egli conta, per « sensibilizzare » le grandi potenze, con gli Stati Uniti in testa, sull'arma del petrolio. Ieri all'Onu il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita ha chiaramente minacciato gli Stati Uniti di interrompere la fornitura del greggio. Nonostante le contraddizioni tra i comunicati israeliani ed arabi, un fatto rimane certo: si continua a combattere su tutti i fronti e la controffensiva israeliana non è stata finora così massiccia come ci si attendeva. Secondo stime del Pentagono, nei primi quattro giorni di guerra, Israele ha subito più perdite che non in tutta la campagna del 1967: distrutti cinquanta aerei e ottanta mezzi blindati. Igor Man