Kreisky: "Sono austriaco, non ebreo" Si risveglia l'antisemitismo a Vienna? di Tito Sansa

Kreisky: "Sono austriaco, non ebreo" Si risveglia l'antisemitismo a Vienna? Kreisky: "Sono austriaco, non ebreo" Si risveglia l'antisemitismo a Vienna? Il cancelliere respinge le critiche alla sua decisione di chiudere il campo di transito per profughi ebrei - "Non credo — ha detto — alla duplice fedeltà verso il proprio paese e verso Israele" • "Die Presse" teme "il pericolo di una nuova infezione con il veleno del passato" (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 5 ottobre. Sull'onda dell'antisemitismo che si è risvegliato in questi giorni a Vienna, e che il quotidiano indipendente Die Presse registra non senza preoccupazione, il cancelliere austriaco Bruno Kreisky è passato alla controffensiva per respingere le critiche dell'opinione pubblica internazionale alla sua decisione di chiudere il campo di transito per profughi ebrei nel castello di Schoenau. E lo fa con metodo, concedendo interviste in serie; nella sua anticamera al «Ballhaus» i corrispondenti locali dei giornali di tutto il mondo si succedono in attesa del loro turno. Il punto sul quale il Capo del governo austriaco insiste particolarmente è: « Benché nato ebreo, non mi sento sio¬ nista, ho tagliato con la religione dei miei padri, mi sento austriaco, europeo, socialista, desidero la pace ». Lo ha detto — tra gli altri — anche al corrispondente del giornale israeliano Jedith Acharonoth, e con una durezza di termini la quale ha suscitato la reazione positiva delle ambasciate arabe e approfondito le divergenze aperte fra Vienna e Tel Aviv con la decisione austriaca di sospendere gli aiuti organizzati ai profughi ebrei dall'Unione Sovietica. Fra l'altro Bruno Kreisky ha accusato Israele di averlo definito un nazista e un traditore e di avere perfino sfruttato il nome di suo fratello Paul per screditarlo (in diversi articoli di giornali israeliani era stato scritto che il fratello del cancelliere, Paul Kreisky, vive a Haifa, malato e abbandonato in condizioni di estrema povertà). Il capo del governo si è risentito di ciò e ha detto che «questi metodi sarebbero andati bene per Goebbels». Lui — ha ripetuto — benché nato ebreo si sente «tutto e soltanto austriaco». «Non credo — ha aggiunto — alla duplice fedeltà verso il proprio paese e verso Israele». Alla vigilia della più solenne festa religiosa degli ebrei, il « Jom Kippur », la giornata della « riconciliazione » e del gran digiuno, (cominciata stasera, durante la quale per 25 ore non si mangia, né si beve ma soltanto si prega) non si può proprio parlare di riconciliazione, almeno per quel che riguarda Israele e la Repubblica austriaca. Anche se Kreisky, nella sua polemica intervista al giornale israeliano, ammette di essere dispiaciuto per il netto rifiuto opposto martedì alla signora Golda Meir, « l'ultima persona al mondo che avrei voluto rattristare ». Gli antisemiti comunque si compiacciono per questo atteggiamento del cancelliere austriaco, che è appoggiato dai quattro quinti dell'opinione pubblica austriaca. A Kreisky giungono da tre giorni centinaia di telegrammi di gruppi politici, di sindacati, di privati, perfino di religiosi. Die Presse, tralasciando per il momento la sorte degli ebrei profughi (dipenderà probabilmente da accordi diretti tra l'Unione Sovietica e Israele), si occupa dei « sentimenti antisemitici » che stanno riaffiorando in Austria e scrive: « La soluzione Kreisky del dramma degli ostaggi ha improvvisamente liberato il sottofondo dei sentimenti dell'Austria. Emozioni che si credevano morte sono state mobilitate e amalgamate con la questione se Kreisky abbia agito bene, e per quale motivo lo abbia fatto. Il pericolo di una nuova infezione con il veleno del passato è acuto ». E — prima ancora che si conoscesse il testo dell'intervista del cancelliere al quotidiano israeliano — il giornale viennese scriveva che « qualsiasi interpretazione mediante lo schema "ebreo-non ebreo" è impossibile ed è grottesco che gli antisemiti prendano l'ebreo Kreisky come proprio protettore ». Ma tale ormai è la situazione: Kreisky ha trattato gelidamente Golda Meir, ha accolto i ringraziamenti dell'inviato di Sadat « al governo e al popolo austriaco » e oggi viene complimentato da Mohammad Khatibs, direttore della lega araba in Germania, per «il suo coraggioso comportamento » e per « avere respinto ogni intromissione straniera nelle questioni interne del proprio paese ». Quasi tutti i giornali austriaci lo registrano con compiacimento nazionalistico, registrando sdegnati le critiche dell'Occidente al loro paese, risalito dopo anni di sonnolenza alla ribalta internazionale. Tito Sansa