Artur London di Enzo Biagi

Artur London I PERSONAGGI DEL DRAMMA Artur London Parigi, ottobre. Da ragazza si chiamava Ricol, Lise Ricol. A Praga era diventata Lise Londonova. Ha un volto regolare, dalle linee forti, gli occhi vivi e, in qualche momento, dolcissimi. Deve essere stata molto bella. Ha sempre dovuto lottare; i tedeschi la condannarono a morte, era incinta, così si limitarono a metterla dentro. Suo marito è Artur London, detto Gerard. Ha scritto La Confessione; c'è stato anche un film, con Yves Montand. Il processo si svolse nel novembre del 1952: quattordici imputati, undici impiccagioni. Tutti si riconobbero colpevoli, e tutti erano senza macchia. Artur London, detto Gerard, era viceministro degli Esteri, con Valdo Clementis; Rudolf Slansky dirigeva il partito. I suoi capi furono appesi alla forca; per lui, chissà perché, ripiegarono sull'ergastolo. Anche nella ingiustizia occorrono sfumature, per renderla più attendibile. Adesso London sta male, molto male. Cammina lentamente, pochi passi sul marciapiede, davanti a casa. Trascorre lunghe giornate sdraiato sul letto, lo sguardo al soffitto, sbarrato. Tutto gli costa fatica. Mangiare, leggere, parlare, forse anche sorridere; mi accoglie con gentilezza. Ti trovi davanti a un mite signore stanco e buono, che incute rispetto. L'arrestarono, la prima volta, a sedici anni; combattè con le Brigate Internazionali, sul fronte spagnolo; poi la Resistenza col «maquis»; poi Mauthausen, e la tubercolosi gli ha distrutto i polmoni. Era comunista; lo è rimasto. Cantavano i giovani cecoslovacchi durante la « primavera »: « La nostra invincibile bandiera rossa, rossa del sangue degli operai ». Nel '55 fu riabilitato, nel '68 Svoboda lo decorò dell'Ordine della Repubblica; nel 70 la Repubblica del presidente Svoboda gli ha tolto la cittadinanza. Ma che importa? Scrisse Ilja Ehrenburg: « Sono vissuto in un'epoca in cui la vita, più che una partita a scacchi, somiglia a una lotte ria ». Non c'è stato premio che nella sua coscienza. Ha dovuto affrontare tempi difficili. Sulle rive della Moldava, per Stalin venivano organizzate le più toccanti manifestazioni di affetto; tra i monti Tatra c'era una vetta che lo ricordava, un francobollo ne portava in giro la ironica immagine, un monumento, di cui non si vide mai l'eguale, si specchiava nelle placide acque del fiume. Ci sono voluti molti martelli pneumatici per demolire quella colossale testimonianza di devozione al « padre dei po poli ». La « legalità socialista » non salvava i figli della riva luzione accusati di tradimento, sabotaggio, tutti agenti degli americani e servi dei capitalisti. ★ ★ Lise Ricol London racconta la sua storia, con abbandono tra lei e Gerard l'amore, le difficoltà del vivere, le regole del partito, e sempre la speranza. « Ci siamo conosciuti a Mosca, nel 1934. Ero andata laggiù per lavorare come dattilografa — avevo diciotto anni — ed ero già sposata. Qualche giorno dopo il mio arrivo, alla mensa del Comintern, mentre facevo la coda per prendere il pasto, girandomi scorgo un giovane biondo, alto, fermo in mezzo alla sala, mi osservava, ed era come paralizzato, stava rovesciandosi sulla manica il tè che teneva in mano, e quando ci siamo incontrati con lo sguardo è diventato scarlatto. E' il nostro primo incontro. Poi ci siamo rivisti, e devo dire che io parlavo molto male il russo, mentre Gerard se la cavava con disinvoltura, ha una straordi naria facilità per imparare le lingue, e allora avevamo mio russo, che nessuno avrebbe capito, ma che diventò il nostro russo, il nostro primo linguaggio amoroso ». « Chi mi ha dato in certo senso la forza per tener testa a tutte le pressioni che mi venivano fatte dagli amici, dai compagni, dalla famiglia, perché non rompessi il mio matrimonio, fu Palmiro Togliatti Si preparava il IV Congresso dell'Internazionale, e lui doveva preparare la relazione più importante, e io dovevo batterla a macchina. Togliatti aveva l'abitudine di dettare passeggiando; qualche volta il flusso delle parole era molto rapido, in altri momenti si fermava e rifletteva, e io restavo in attesa, e i miei pensieri erano ben lontani da quei problemi, e ad un certo punto mi sono messa a piangere, lui si è accorto che avevo la faccia piena di lacrime, e mi ha detto: " Ma non è possibile, Lise, perché fai cosi? Che cosa ti satbrtciavsfdsnc o i a , i succede? ". Gli spiegai la mia angoscia, e mi consolò: " Ascolta, Lise, se gli vuoi proprio bene, allora riuscirai a superare tutti gli ostacoli " ». « Che cosa le piaceva in Artur London? Il fatto che fosse comunista, era per lei molto importante? ». « Certamente, perché, pur avendo vissuto in Paesi diversi, il nostro cammino era straordinariamente simile. L'infanzia trascorsa in una città del carbone, mio padre minatore a St-Etienne, Gerard cresciuto ad Ostrava. I nostri genitori, comunisti, fin da quando eravamo piccoli, ci avevano insegnato che quella era l'unica strada che potesse condurre alla salvezza dell'umanità. Quando lo conobbi era affascinante, anche questo conta per una donna, era molto tenero, garbato, e poi aveva l'aureola di chi, per la causa, ha già conosciuto la galera ». ★ ★ « Di fronte alle accuse mosse a London, lei si è trovata a dover scegliere, a dover giudicare: da una parte il partito, dall'altra Artur. Da che cosa nasceva l'incertezza? ». « Mio marito è stato arrestato nel gennaio del 1951. Non l'ho rivisto fino a sei mesi dopo la sentenza. Il solo contatto che esisteva fra noi erano le lettere che gli mandavo, e nelle quali mi esprimevo secondo quelle che erano le mie idee e i miei sentimenti di allora, perché così ero stata educata; una fede incrollabile nel partito, nella sua giustizia. Mi accorgo che erano tanto ingenue, ma di una assoluta sincerità, che non può non commuovere, perché gli dicevo: " Gerard, forse hai commesso degli errori, forse sarai obbligato a pagare, ma sappi che sarò al tuo fianco. Stalin ci ha insegnato che l'uomo è il capitale più prezioso, che bisogna aiutarlo, bisogna, quando rischia di annegare, dargli un palo per farlo uscire dall'acqua. Io sarò la tavola alla quale ti aggrapperai ". Comunque, pensavo, dovrà saldare il conto, perché la nostra morale esige che ogni sbaglio sia punito ». « Il giorno in cui s'apriva il dibattimento, noi, i parenti, non eravamo stati avvertiti. Ignoravo anche quali erano !e imputazioni. Ho saputo che figurava tra gli accusati mentre andavo al lavoro, alle cinque del mattino, sul tram, c'erano delle persone che leggevano i giornali, spiccavano dei grossi titoli, si parlava della " banda dei traditori ": nell'elenco, figurava anche il suo nome, Trasmisero le udienze per radio. Io pensavo: " C'è qual cosa che non mi spiego, qua! cosa di indecifrabile, ma quando sarà il turno di Gerard, respingerà ogni imputazione, si difenderà ». « Non accettavo che in un regime che si diceva socialista potessero essere applicati metodi tali da portare un innocente a dichiararsi reo, un criminale. Ma quando sentii le prime frasi di mio marito che confermava ogni addebito, tutte le denunce, è stato il crollo. Io conoscevo il suo coraggio; anche di fronte ai nazisti, aveva resistito con dignità. A quel punto ho espresso il mio do lore di madre, di moglie, il mio terribile dolore di sapere che l'uomo che amavo, il pa dre dei miei figli, era un traditore, un traditore della Patria, un traditore del comuni smo. E non potevo non approvare il fatto che un governo socialista si difendesse dai suoi nemici, anche all'interno ». « Come spiega che gente con la forza, il carattere di Artur London abbia confessato delitti mai commessi? ». « Che cosa ha potuto piegare non solo Artur London, ma le vittime dei processi di Mosca, o di Budapest? C'erano degli interrogatori che duravano senza interruzione, senza che potesse mai dormire, per quasi una settimana. Arrivava un'ora in cui per lui non c'era più né realtà né immaginazione, tutto si confondeva, sconvolto dalle allucinazioni, anche da sveglio. Poi le percosse, la violenza, le torture psicologiche. I referenti gli dicevano: " Se non ammetti quello che vogliamo, tua moglie sarà mes sa in carcere: è francese, e quindi ci sarà facile dire che è una spia; chiuderanno i tuoi bambini in un istituto di correzione, e anche i tuoi vecchi saranno imprigionati " ». « Poi c'era un altro tipo di costrizione, che è più difficile da capire, ma che riusciva im mancabilmente; consisteva nel portare il detenuto, un comunista di vecchia data, ad ac cettare questo concetto: "Se ti si chiede di fare questo, è perché il partito ne ha biso gno, e tu devi obbedire " ». « Mio marito è rimasto assolutamente solo per due anni e mezzo, in un isolamento to¬ tcmèitsscssvfqvdcccnluf tale, e in queste condizioni il cervello non funziona più come quello degli altri, il mondo è alla rovescia, le convinzioni, i fatti di un'esistenza, sono alterati, in disordine, qualcosa scoppia. Non c'è più niente, solo un fantasma che cerca ancora, alla fine di tutto, di essere utile alla propria causa ». « Dopo il processo ho chiesto il divorzio. Il giudice aveva domandato se si potevano far vedere i bambini al padre, qualora lo chiedesse, e io avevo detto di si, ma mi domandavo: " Come farò adesso, io comunista, a spiegargli che cos'è un traditore? Perché lo conosceranno, gli vorranno bine, e in loro nascerà un dilemma, un'incomprensione " >.•. « Fu allora che gli scrissi una lettera spaventosa, verament crudele, anche se è una fortuna che gliel'abbia spedita, perché ho avuto poi la possibilità di rivederlo. Gli chiarivo le mie ragioni: " Devi considerare come parte della tua pena la rinuncia ai tuoi figlioli, per non complicare il mio compito, devi aiutarmi a farne dei veri comunisti, rifiuta, quindi, d'incontrarli " ». « Per lui fu uno scritto sconvolgente. Il referente, che lo capiva, e cominciava ad avere qualche sospetto, quando vide il dramma del detenuto, gli promise che avrebbe fatto il possibile perché ci rivedessimo, perché io non avevo alcun diritto, diceva, d'impedirgli di riabbracciare i tre piccoli ». « Successe quello che era inevitabile; che alla prima visita, io avevo riacquistata tutta la fiducia in Gerard. Appena uscita dal parlatoio, ho ritirato la domanda di divorzio ». « La condanna aveva colpito tutta la famiglia? ». « Quando Artur London fu arrestato, ero impiegata alla radio, alla sezione francese. Mi fecero sapere che non potevo più continuare, che dovevo entrare in uno stabilimento. Dissi al funzionario che non avevo alcune esperienza e gli domandai il perché. Rispose: " Nell'Unione Sovietica si fa così. Quando uno è arrestato, la moglie deve andare in fabbrica ". Io osservai: " Ma è uno strano modo di considerare il lavoro fisico. Allora vuol dire che, secondo voi, la classe operaia sconta una colpa ". Via dall'ufficio, via dall'appartamento, non un solo tegame, un po' di biancheria, neppure un soldo. Ho faticato a trovare un alloggio, ma con mie mani sono riuscita a sfamare cinque persone ». ★ ★ « Quando London è stato liberato, che cosa era cambiato in lui? ». « Le sue qualità umane, che mi avevano fatto innamorare, erano diventate ancora più grandi. L'ideale era rimasto intatto. Non avevano colpito l'aspirazione generosa del socialismo che vuole che l'uomo sia felice. E' tornato con la più profonda saggezza. Fu proprio Karl Marx che rispose, quando gli domandarono qual era la qualità che apprezzava maggiormente: " Il dubbio ". Ecco la sua, la nostra conquista ». Dice un personaggio di Cechov: « Fra duecento, trecento anni, la vita sarà meravigliosamente bella e piacevole. E per questa nostra vita noi viviamo e soffriamo ». Lise e Artur London hanno pagato il loro conto per il nobile sogno. Enzo Biagi

Luoghi citati: Budapest, Mosca, Ostrava, Parigi, Praga, Unione Sovietica