Scalia: nel "piano" Cisl mancano scelte chiare

Scalia: nel "piano" Cisl mancano scelte chiare Concluso il Consiglio generale Scalia: nel "piano" Cisl mancano scelte chiare Non esiste, ha detto il "leader" della minoranza, un discorso economico che tenga conto dei rapporti tra le risorse e lo sviluppo - Approvato un documento Firenze, 5 ottobre. Con l'approvazione di un documento politico presentato dalla segreteria confederale con 87 voti favorevoli, 23 astenuti, nessuno contrario, si sono conclusi a Firenze i lavori del Consiglio generale della Cisl. Il segretario generale Bruno Storti, nel sottoporre all'approvazione dell'assemblea il documento, ha affermato: «La nostra strategia scaturisce dal dibattito congressuale e da mesi di confronto fra tutte le strutture. Non occorrono tanto ulteriori approfondimenti guanto piuttosto che essa diventi l'impegno mobilitante per tutti i lavoratori dell'intero movimento sindacale in un momento delicato della vita economica e sociale del Paese alla vigilia della stretta finale del confronto col governo per l'aumento dei redditi più bassi (pensioni, assegni familiari, sussidi di disoccupazione)». I due più importanti interventi della seduta odierna, prima dell'approvazione del documento, sono stati quelli del segretario generale della Firn Camiti e dell'ex segretario generale aggiunto Scalia. Rilevato che la proposta di risoluzione presentata dalla segreteria ribadisce in modo corretto gli indirizzi di politica economica e rivendicativa espressi dal congresso confederale, Camiti ha detto che è compito del consiglio generale «indicare con chiarezza le linee urgenti di movimento». Dopo alcune considerazioni sulla gravità della situazione economica e sociale del Paese e sul pericolo cui si andrebbe incontro con un'altra crisi politica, Camiti ha detto che «partendo da una strategia che rifiuti ogni atteggiamento di permissività nei confronti di una politica di sviluppo economico "selvaggio", occorre predisporre una forte mobilitazione e un movimento su tre obiettivi: miglioramento dei redditi più bassi, misure urgenti per il Mezzogiorno, azione rivendicativa in fabbrica». «La gravità della situazione economica e politica del Paese impone al sindacato l'esercizio della responsabilità in una precisa direzione: la verifica del suo cammino». Cosi ha esordito Vito Scalia, il quale ha poi rilevato che il nostro è un Paese industriale che si rifiuta di darsi una politica industriale, che non vuole vivere l'esperienza di industrialismo tipica di tutte le economie occidentali e che si rifugia in formule astratte e tradizionali proprie di un'economia preindustriale ricorrendo a slogans populistici. Dopo alcune considerazioni sugli atteggiamenti assunti dalla stessa sinistra italiana su tali problemi, Scalia ha preso in esame il documento presentato dalla segreteria confederale e pur rilevando lo « sforzo collettivo di ricerca compiuto dai colleghi sia della maggioranza che della minoranza», ha sotto lineato la «carenza di un di scorso economico organico, di un qualsiasi riferimento ai rapporti tra risorse e sviluppo e di una chiara indicazione di scelte prioritarie per il sindacato. Ma soprattutto — ha detto Scalia — manca nel documento della segreteria una risposta, in termini di fattibilità, ai problemi del Paese ». Dopo alcuni rilievi ai gravi problemi della disoccupazione « che non si risolvono con scelte economiche che producono effetti solo fra anni né con provvedimenti di tamponamento patologico dell'emigrazione », Scalia ha concluso con una considerazione sulla Cisl: « Quando si parla di recupero di ruolo, di contributo originale non si tratta di ritornare alle origini, ma di interpretare al meglio le esigenze dei lavoratori e darsi una chiara prospettiva secondo la propria natura ed il proprio ruolo ». La caratterizzazione della Cisl « non comporta un ostacolo al processo unitario, ma rappresenta un reale contributo di individualità ed esperienza ». (Ag mm

Persone citate: Bruno Storti, Scalia, Vito Scalia

Luoghi citati: Firenze