L'epoca diAuden
L'epoca diAuden L'ultimo del pantheon inglese L'epoca diAuden In età non ancora veneranda, sessantasei anni, Wystan Hugh Auden apparteneva da decenni ormai alla letteratura, occupando un posto assai ragguardevole nel Pantheon delle divinità contemporanee. Sia o non sia stato un caposcuola, tra le due guerre Auden svolse un'azione assai attiva e stimolatrice, che lo pose al centro della nuova cultura britannica. E certo, senza con questo far torto a nessuno, egli espresse meglio di altri suoi coetanei quei fermenti e inquietudini, che caratterizzarono la generazione da qualcuno opportunamente definita dell'« ansia » o del « novecentotrenta »; la quale, non senza giovanili ostentazioni e indiscriminati fanatismi, crebbe coi nomi di Marx e Freud sulle labbra. Ma venendo più specificatamente alla formazione dell'Auden: indubbio peso ebbero i suoi viaggi in Germania sottobraccio di Christopher Isherwood; mentre il soggiorno a Oxford, dove concluse gli studi, sembra predisposto e orchestrato dal destino stesso. Auden, fra i tanti, vi incontra difatti lo Spender e Day Lewis. All'amicizia, che sopravviene, fa cemento una comune volontà di rinnovamento e una lucida febbre dell'intelligenza. Senza nulla concedere al cuore o all'orecchio, quei giovani vorrebbero la poesia direttamente impegnata a modificare la società e le sue strutture. In tutta buona fede armano le loro muse a combattere le grandi battaglie della storia, né esitano a intingere la penna nella vischiosità della cronaca. Nel 1930, quando aveva solo 23 anni, Auden pubblica una prima raccolta poetica, che frugalmente intitola Poems. Pur risentendo la lezione dello Eliot, e forse a malgrado di tale lezione, i componimenti inclusi in quell'opera giovanile ricavano con sorprendente originalità, e sono parole dello Spender, « poesia dal panorama industriale ». In altri termini, giocando sopra un linguaggio a momenti virtuosistico, dove le espressioni colte e talora astruse si fondono a quelle colloquiali, il giovanissimo autore analizza taluni aspetti patologici e insieme farseschi della società inglese. All'inventiva, che anima e percorre le immagini, contribuiscono probabilmente un'ottica derivata dalla psicanalisi e, marginalmente, la tensione dell'engagement politico. Il discorso, a questo particolare riguardo, non è semplice. Come valutare infatti le reali simpatie dell'Auden, le sue autentiche quanto transitorie convergenze col marxismo? A quanto pare, pur abbracciando le cause dei militanti comunisti, impegnati a quel tempo nella lotta antifascista, egli non si volle mai iscrivere al partito. E anzi, dopo aver preso parte diretta alla guerra di Spagna, trasmigrato negli Stati Uniti, dove mette gradualmente radici a partire dal 1939, Auden volge le spalle ai propri convincimenti e impulsi giovanili. Si avvicina a un meditato cristianesimo intellettuale, che alle Sacre scritture allea e magari antepone talora la filosofia del Kierkegaard. Frattanto, su altro piano, attraverso una produzione artistica fin troppo copiosa si viene nel poeta sempre meglio evidenziando « un supremo manierista della specie novecentesca». Nella scia cioè di quei grandi funamboli, come ebbe a spiegare un critico, « che rispondono ai nomi di Picasso e di Stravinsky ». Sempre accompagnato da un talento irresistibile ma lontano dal trovare la propria completa estrinsecazione, Auden produce elegantissimi poemetti e raccolte di versi, agili recensioni e saggi letterari smaglianti ma privi di ambizioni sistematiche. Durante un corso di poesia, che tiene a Oxford, incanta ì suoi studenti recitando Shakespeare o Hopkins con uguale, ispirata maestria. « In ventiquattr'ore», canzonava affettuosamente Isherwood, « saprebbe scrivere una perfetta ballata sopra questa o quella marca di dentifricio ». Si sente insomma a primo acchito una di quelle intelligenze straordinarie ma vulnerabili, che sono purtroppo incapaci di dar fondo a un'opera sotto ogni riguardo grande e definitiva. Dopo la vigorosa stagione giovanile, sottolinea il Daiches con acume psicologico, Auden volle in ogni mudo « rimanere legato allo status di poeta minore », prestigioso e commovente ritratto di un'epoca definitivamente trascorsa. L'epoca appunto di Auden. Antonio Debenedetti II poeta Auden, visto da Levine (Copyright N. V. Rcvicw of Books, Opera Mundi c per l'Italia La Slampa)
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