America e Russia

America e Russia PER UN "PAMPHLET America e Russia L'ultimo studio dedicato ai quasi trent'anni del duopolio russo-americano, The Rivals di Adam Ulam, dimostra che malgrado le profezie sull'avvento d'un multipolarismo è ancora il bipolarismo a cavalcare il mondo. I fatti del Cile hanno confermato l'attualità della questione, suggerendo paragoni tra la sorte del dubcekismo e quella dell'allendismo: la sopraffazione del « liberal-comunismo » mitteleuropeo per opera del blocco sovietico e l'interruzione della « via legale al socialismo » sudamericano per opera d'una sospetta congiura tra grandi Corporations d'affari e Cia e generali cileni. The Rivals sono visti nell'opera di Adam Ulam non già come alfieri di due ideologie, ma solo come due grandi imperi, con l'antica logica dei grandi imperi. La tesi susciterà qualche ostilità intellettuale, come spesso accade a chi ci deruba d'alcune agevoli « idee generali »; ponendo i problemi in termini d'antica logica dei grandi imperi, suggerisce per compenso un esercizio non consueto ma utile: esaminare il comportamento dell'Urss e degli Stati Uniti alla luce dei manuali antichi sulle « regole eterne » che governano il mondo della politica. Si potrebbe cominciare dalla repressione del '53 a Berlino Est, dopo i moti della Stalinallee, o dalle incursioni militari nella Polonia e nell'Ungheria del '56. Riguardo alla repressione in Ungheria e al primo ministro Nagy fucilato, Chruscev spiegò citando Gogol' la legge dell'emisfero sovietico: « Gogol' ha descritto bene come Taras Bul'ba uccise il proprio figlio Andrej, perché era passato dalla parte dei nemici. Questa è la logica della lotta ». La stessa legge fu poi applicata da Breznev a Dubcek e alla Cecoslovacchia. Un lettore di Machiavelli facilmente citerà: « Quel principe che non castiga chi erra, in modo che non possa più errare, è tenuto 0 ignorante o vile » (Discorsi sopra la prima Deca, II, 23). Oppure sul come trattare le ribellioni, la regola famosa dello «spegnere o carezzare», poiché «debbesi fuggire al tutto la via di mezzo, la quale è dannosa» (Discorsi, II, 23 e Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati). Nell'estate del '68 vedemmo in Cecoslovacchia come «debbesi fuggire al tutto la via di mezzo»: un'invasione mastodontica, gestita con mezzi mo derni e ferrigna fede cinquecentesca nel diritto di chi comanda, ispirata più che ai codici di Machiavelli alle usanze del contemporaneo Ivan il Temibile (con spirito più astratto e platonico da noi chiamato il Terribile). Per le strade boeme non era difficile misurare l'efficacia del modo reciso fedele alla «logica antica» rispetto alle lacune del modo incerto, ossia dell'usanza russa rispetto all'inclinazione ameri cana per le graduali escalation* e gli interventi parziali nego ziati a lungo tra falchi e colombe della Ovai Room o nei corridoi del Senato. («Non è partito savio aristiare tucta la for tuna e non tucte le forze», scriveva Machiavelli a Bartolomeo Cavalcanti). ★ ★ Nel 1961, lo sbarco degli anticastristi a Cuba suscitò veramente la massima indignazione sovietica non già dopo le prime notizie dell'azzardo, ma quando fu chiaro che l'America v'impegnava in qualche modo il suo nome e non le sue forze: una cosa, intendevano 1 russi, si fa decisamente o non si fa, a maggior ragione quando il rischio morale e materiale è importante. Un'azione diretta, o almeno la protezione aereo-navale ai gusanos, avrebbe avuto un significato netto (la legge di Taras Bul'ba applicata all'emisfero americano secondo le maniere cosacche: «Tutta la forza sull'elsa, fendere dal colbacco alla sella»). Così invece la vita perdeva di serietà: e che tale fosse la maniera russa di pensare è verificabile sui giornali sovietici dell'epoca, misurando il variare delle reazioni in rapporto alle notizie. Il disprezzo per il presidente Kennedy vittima dell'incertezza tra le colombe di Stevenson e i falchi del Pentagono fu grandissimo, apertamente manifestato nei messaggi ufficiali, foriero di conseguenze pericolo¬ se fino alla «crisi dei missili» d! Cuba nel 1962. Torniamo al modo tenuto per venire a capo dell'allendismo in Cile o almeno contrastarlo. Con l'eccezione dell'intervento a San Domingo, nell'emisfero americano le forze non sono eserciti d'invasione come nell'emisfero sovietico, ma interessi, entità non visibili e coalizioni d'interessi: nella fattispecie erano le grandi compagnie del rame (Anaconda, Kennecott, colpite dalla nazionalizzazione senza indennizzo) alleate a società come l'International Telephone and Telegraph (nel consiglio d'amministrazione Iti è John McCone, già capo della Cia). Furono queste forze a premere sull'impero americano per l'isolamento economico del Cile: blocco dei crediti, sovvenzioni ai nemici del governo. Anche se il Dipartimento di Stato fu estraneo alle ostilità, è probabile che un'immagine dell'America favorevole al colpo di Stato sia coinvolta nel retroscena che ha incoraggiato il generale Pi nochet e un esercito per tradì zione lealista a tentare il golpe Certo i nemici dell'allendi smo potevano trarre vantaggio dalla crisi produttiva, dall'inflazione del 350 per cento raggiunta nel Cile in un anno a dovuta in larga misura alla demagogia ottimistica di Unidad Poptdar, dalle ostilità diffuse contro il governo: non solo le Corporations internazionali, ma le medie e piccole imprese nazionali, vasti ceti, persino alcuni sindacati. Il potere si fondava su fragili maggioranze relative (36 per cento nelle elezioni presidenziali e 43 per cento nelle ultime elezioni parlamentari), non controllava la ultrasinistra del Mir, né riusciva a contenere gli scioperi: in un anno cinquantadue nelle sole miniere di rame a El Teniente e Chuquicamata. ★ * E* possibile un paragone tra le ingerenze nel Cile e le invasioni sovietiche? Non in senso stretto. Sarebbe possibile solo se fosse stata sufficiente a rovesciare Dubcek per vie interne un'ingerenza del Komekon e del Kgb, collegati con il gruppo Bilak e l'esercito ceco slovacco. Ma per punire Dubcek fu necessaria l'invasione. Questo non esclude che il putsch e la repressione dei generali di Pinochet (come il famoso rivolgimento già ottenuto dalì'United Fruii in Guatemala) possano apparire atti «esecutivi». Se questo è vero, quale fine è destinata a Pinochet si vedrà poi; forse non dissimile dalla sorte di «messer Remirro da Orco, uomo crudele et espedito», al quale il duca Valentino dette pienissima potestà di domare la Romagna e che fu poi sacrificato «per purgare gli animi di quelli populi» e mostrare che «se crudeltà alcuna era seguita non era nata da lui» (Principe, 7). Naturalmente è dubbio che nei tempi lunghi le vicende del Sud America e dell'Europa orientale risultino utili ai due imperi contemporanei. Prima o poi la Russia potrà esser costretta a volgere molte sue forze verso i confini con la Cina e confidare alle sue spalle in «alleati coatti» come l'Ungheria e la Cecoslovacchia. A Washington sarà evidente che la fine d'un tentativo nuovo nel Sud America non sopprime il problema dal quale è nato; il colpo di Stato ha solo impedito all'esperienza allendista di concludersi nei termini suoi propri (ossia nella legalità politica) troncando ogni analisi sul suo valore e ogni critica dei suoi errori. Ma il paragone tra i comportamenti dei due imperi non può limitarsi a simili episodi. Russi e americani affrontano anche altre imprese: la corsa spaziale, i grandi incontri al Vertice, conferenze e gesti di prestigio quali esorcismi contro le responsabilità di governo e le insidie del mondo. Secondo alcuni studiosi del bipolarismo come Adam Ulam, essi «combattono non tanto l'uno contro l'altro, quanto contro fantasmi, le loro stesse paure». Così che si potrebbe anche concludere: «El fine non è quello adquisto o quella Victoria, ma è darsi reputatione ne' populi sua et tenerli sospesi con la molteplicità delle facende». (Lettera di Machiavelli a Francesco Vettori, nell'anno 1527) Alberti Ronchey