Scambi russo-americani Compromesso a Mosca? di Paolo Garimberti

Scambi russo-americani Compromesso a Mosca? La visita di Shultz nell'Unione Sovietica Scambi russo-americani Compromesso a Mosca? Dopo che il Congresso ha deciso di ostacolare i commerci con quei Paesi che negano libertà d'emigrazione, le relazioni commerciali Stati Uniti-Urss parevano compromesse - La "comprensione" dei sovietici iDal nostro corrispondente) Mosca, 3 ottobre. Il soggiorno moscovita del ministro delle Finanze americano George Shultz, breve ma intenso (egli si è incontrato con Breznev e Kossighin, oltre che con tutti i principali dirigenti economici sovietici), è servito probabilmente a trovare una soluzione di compromesso, che consenta a Nixon e Breznev di superare « con onore » la rigida opposizione del Congresso americano alla piena ratifica del trattato commerciale tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Shultz non è stato molto esplicito in proposito nella conferenza stampa tenuta in fine di mattinata all'hotel Sovetskaja, dove la numerosa delegazione americana (comprendente anche il ministro per il Commercio Dent e il sottosegretario Casey) aveva impiantato il proprio efficientissimo quartier generale, comprendente addirittura una stazione radio. Ma da buone fonti si è appreso che un'intesa di massima è stata raggiunta tra sovietici e americani per impedire che l'atteggiamento del Congresso interrompa la «love story» economica tra i due Paesi prima che essa venga formalmente consacrata con la ratifica del «trade bill». La missione di Shultz, arrivato qui domenica, era delle più delicate e imbarazzanti. Meno di una settimana fa, la commissione commerciale del Congresso americano ha approvato all'unanimità l'emendamento Mills alla legge commerciale generale, in base al quale la clausola della «nazione più favorita» non può essere concessa a quei Paesi che non danno ai propri cittadini una completa libertà d'emigrazione. La decisione del Congresso è stata un duro colpo per la politica estera di Nixon e Kissinger, ma anche per la politica di Breznev di distensione con l'Occidente. I Proprio in questi ultimi tem- pi, il segretario generale del pcus sembra dover fronteggiare una reazione degli elementi conservatori nella direzione del partito, che avrebbe come principale argomento di persuasione il fatto che tale politica non ha dato finora alcun frutto concreto. Venuto a Mosca più che altro per offrire scuse e spiegazioni, Shultz ha trovato — come ha indirettamente ammesso nella conferenza stampa — un atteggiamento molto comprensivo da parte dei dirigenti sovietici. Con una tattica indubbiamente abile, i sovietici avrebbero rovesciato, secondo le fonti, quelli che erano i termini tradizionali della questione. Dopo aver insistito per molto tempo che il loro atteggiamento verso l'emigrazione ebraica era un affare interno sovietico, nel quale il Congresso americano non aveva diritto di ingerirsi, Breznev e Kossighin avrebbero detto a Shultz che la concessione della clausola della inazione più favorita» all'Urss è un problema interno americano, nel quale il Cremlino non vuole interferire. Naturalmente, in cambio di questa rinuncia, i sovietici chiederanno una contropartita. Ad esempio, la rinuncia da parte degli Stati Uniti al rimborso del debito di guerra contratto dall'Unione Sovietica ventotto anni fa. Shultz ha ammesso, nella conferenza stampa, che la questione del debito di guerra potrà entrare in una sorta di «transazione» a proposito della clausola della «nazione più favorita». Ancora una volta, le volontà di Nixon e di Breznev sembrano coincidenti. Gli Stati Uniti hanno bisogno del mercato sovietico come valvola di sicurezza per il loro commercio estero, che trova in altri Paesi ostacoli crescenti, soprattutto nella concorrenza europea e giapponese. L'Unione Sovietica necessita dell'aiuto delle tecnologie avanzate americane per elevare i tassi di sviluppo della propria economia, che soffre di una cronica crisi di crescenza e di produttività proprio a causa del suo basso livello tecnologico e manageriale. Perciò, Nixon e Breznev sono disposti a pagare anche un prezzo abbastanza alto affinché la cooperazione economica tra i due Paesi non rallenti (il volume dell'interscambio dovrebbe arrivare quest'anno a 1 miliardo e mezzo di dollari, il più alto mai raggiunto nella storia del commercio tra l'Urss e un Paese non socialista). Ad esempio, a rinunciare l'uno al rimborso del debito di guerra e l'altro alla clausola della «nazione più favorita». Certo, in questa intesa cordiale l'aspetto puramente politico non è meno importante e interessante di quello economico. Breznev sembra considerare Nixon un interlocutore ideale e viceversa. Paolo Garimberti