Cisl: la buona strada di Luigi Macario

Cisl: la buona strada Cisl: la buona strada // problema, che per la ve- \ nda è aperto da tempo, del j rapporto tra sindacati e partiti, riproposto all'attenzione dall'articolo di Giuseppe Galasso, merita un tentativo di approfondimento, per liberarlo da una sorta di cortina fumogena che rischia di sviare il discorso dalla sua vera sostanza politica. L'articolo, cui si vuol fare riferimento, sembra voler dimostrare la necessità che sia annullata la separazione tra partiti e sindacati: la quale è invece il tema dominante della battaglia per l'incompatibilità, in funzione dell'autonomia, combattuta da gran parte del movimento sindacale e non ancora completamente vinta La conclusione appare an-cora più esplicita. Il ripensamento che Galasso auspica in termini di un rinnovato rapporto di compatibilità tra partiti e sindacati e che sostiene essere impossibile sotto forma di « una assai problematica vitalizzazione » del Cnel, dovrebbe avvenire in tal modo: « E' più probabile e, insieme, più facile — scrive Galasso — che, nonostante tutto, la via migliore consista in una franca e aperta ripre sa, quale che ne debba essere la forma, dell'intersezione e della compatibilità tra attività politica e attività sindacale ». E' proprio alla luce, o meglio all'ombra di tale conclusione, che sono opportuni alcuni chiarimenti: se per compatibilità tra attività politica e attività sindacale si intende che le stesse persone debbano impegnarsi, in una rinnovata identificazione di ruoli nei dve campi d'azione, non si può non manifestare un assoluto dissenso; se invece si intende affermare che l'attività politica e l'attività sindacale devono essere coscienti delle proprie interconnessioni, al- 1 lora la questione non si pone e non ci sembra ci sia alcuna nuova via da cercare. La Cisl fin dal momento in cui, per prima, ha posto il problema dell'incompatibilità tra attività politico-partitica e attività sindacale, ha sempre avuto chiaro l'obiettivo della sua azione, cioè quello di spezzare il rapporto di sudditanza che, nell'esperienza sindacale italiana, legava il sindacato ai partito o ai partiti di derivazione, distinguendo in maniera rigorosa i diversi ambiti di interessi e di competenze... Le vicende politiche e sociali che si sono succedute dal '68 ad oggi, nonostante gli errori, gli arretramenti, la timidezza di certe forze sul cammino unitario, nonostante la difficoltà dei partiti e del governo di assestarsi nella nuova realtà, che però tende a dare significato all'esigenza di partecipazione politica di grandi masse, ci hanno confermato che la via da seguire per il movimento sindacale è ancora questa: la ricerca di un modo originale di proporre, attraverso la lotta dei lavoratori ed il rapporto democratico che è alla base delle decisioni politiche assunte dai sindacati, una politica autonoma della classe lavoratrice che, pur restando divisa sul piano ideologico, è in grado di esprimersi unitariamente su una gamma vastissima di temi che la coinvolgono sul piano sociale ed economico. Il sindacato ha compiuto un grande sforzo in questa direzione, dotandosi di strumenti moderni e potenti di partecipazione, per elaborare, esprimere e sostenere le sue scelte politiche. Non vediamo neppure accennato da parte del sindacato il tentativo di superare la norma costituzionale, né ancor meno la volontà di esautorare lorze che in modo legittimo rappresentano poli¬ ticamente i cittadini. L'accusa che spesso viene rivolta a', sindacato è quella di occupare uno spazio politico che non gli è proprio; oppure, con più benevolenza, si afferma che il sindacato occupa naturalmente uno spazio lasciato libero dalle insufficienze dei partiti politici. A parte ogni considerazione sulla validità geometrica di questi teoremi sugli spazi, non c'è dubbio che una maggiore presenza delle forze sociali in campo politico è ìndice di crescita democratica... Questa presenza il sindacato l'ha affermata ed intende gestirla con sempre maggiore convinzione, esercitando il potere che le forze organizzate del lavoro gli conferiscono. I modi in cui tale politica si manifesta sono sotto gli occhi di tutti. Il confronto con il governo per le pensioni, le trattative per l'Università, le rivendicazioni poste dal sindacato per lo sviluppo del Mezzogiorno e per le riforme sono solo degli esempi di come il sindacato intende muoversi sui più importanti temi politici del momento. Esso infatti, pur rappresentando gli interessi di una parte dei cittadini, la classe lavoratrice, e proprio per le dimensioni della sua rappresentanza, tende ad esprimere una visione di carattere generale e nazionale dei problemi di ampio respiro politico. Che questo sia al tempo stesso compito dei partiti, nessuno mette in discussione: quello che deve essere possibile è la dialettica delle posizioni differenti. Se badiamo alle storture complessive del nostro sviluppo e del nostro sottosviluppo, l'esistenza estesa della rendita, le mancate riforme, il Mezzogiorno, si capisce anche in termini storici, oltreché politici, la necessità di un'azione del sindacato: questo è oggi la forza più notevole di evoluzione del sistema economico e politico. Ciò non esclude, ma rafforza l'esigenza che i lavoratori, politicizzati nel sindacato, partecipino, più di quanto non facciano ancora, alla vita dei partiti perché questi migliorino la loro capacità di rispondere alle esigenze del Paese, riducendo in tal modo l'area esterna di attrito e di conflitto politico. Ma questo riconoscimento non può mettere in discussione l'autonomia politica del sindacato e le conseguenti decisioni relative alla distinzione dei ruoli. Vuol dire soltanto che c'è un'altra cosa da fare e va fatta. Luigi Macario Segretario cenemle ncaiuntn della Cisl

Persone citate: Galasso, Giuseppe Galasso