Uil: il nuovo modello

Uil: il nuovo modello Uil: il nuovo modello Coloro che, come Galasso su La Stampa, tentano di ria-1 prire il problema — auspicando una revisione delle attuali decisioni delle confederazioni in materia di incompatibilità per ipotizzare un ritorno al collateralismo nei confronti dei vari partiti — sono costretti, nella sostanza del loro discorso, a mettere sotto accusa il ruolo ed il peso che il movimento dei lavoratori si è conquistato. Da qui a paventare un'egemonia tecnocratico-professionaie del sindacato sulla vita politica il passo è breve, soprattutto se si giunge a scomodare il corporativismo medioevale. I latti nel nostro Paese sono andati e vanno in modo sostanzialmente diverso: il sindacato, sorto dopo la Liberazione, aveva tutti i limiti che derivavano dall'essere organismo nato da accordi e. livello di partito ed espressione di una società ancora prevalentemente agricola, con un limitato sviluppo sociale e politico. Ciò giustifica il sindacato degli Anni 50 e 60, ma ne stabilisce anche i limiti. Una società industriale e complessa come è ormai la nostra ha bisogno di un movimento sindacale capace dì giocare un ruolo essenziale per lo sviluppo economico e sociale, per la crescita della società e per l'articolazione democratica del Paese. Tale esigenza non è il frutto di elaborazioni intellettuali di vertice, ma il risultato di un'esperienza lunga e sofferta dal movimento nel suo insieme, che ha pagato lo scotto, e con esso tutta la collettività nazionale, di uno sviluppo industriale lacerante e squilibrante. Lo spontaneismo del sistema ha prevalso; e con esso quello dei centri di potere economico e finanziario privato, che hanno realizzato il loro massimo obiettivo con il sostanziale svuotamento del potere reale di guida della società degli organismi democratici: governo. Parlamento, enti locali e gli stessi strumenti destinati all'organizzazione della vita politica, cioè i partiti. La grande ondata di contestazione alla fine degli Anni 60 e nei primi Anni 70 è stata la ribellione delle masse a tale involuzione della nostra vita democrati- ca, la presa di coscienza del l'esigenza del cambiamento. II sindacato, in questo contesto, ha operato il suo rinnovamento divenendo il canale democratico e positivo della protesta, realizzando un rapporto nuovo nell'articolazione politica e sociale del Paese. Un ruolo che non tende a coprire vuoti di potere, ma a ristabilire una condizione in cui il primato della politica, dei partiti e delle istituzioni democratiche si affermi ridimensionando lo strapotere dei gruppi privati. Come poteva assolvere a questo ruolo il movimento sindacale se fosse rimasto spezzettato come appendice dei vari gruppi politici, relegato in un ruolo subalterno, limitato in compiti di tutela tecnico-professionale dei lavoratori? Da qui la esigenza di una libertà nuova per i gruppi dirigenti del sindacato, l'assunzione da parte degli stessi di responsabilità dirette e non delegate nella direzione del movimento, la politicizzazione delle piattaforme rivendicative, al di fuori della linea specifica di ogni partito. Le incompatibilità in questa direzione non erano e non sono tutto. Esse sono però l'elemento indispensabile perché il salto dì qualità del sindacato avvenga in modo reale e duraturo. Non è un caso che proprio alcune remore esistenti nel movimento (vedasi la posizione dei comunisti circa le incompatibilità a livello di azienda e quella dei socialdemocratici in linea di principio) divengono, nella reale situazione del nostro Paese, un ostacolo sostanziale alla realizzazione del processo unitario e motivo di dissenso a livello locale anche sulle politiche. La condizione in cui si svolge la lotta politica e sociale in Italia ha fatto del sindacato italiano un qualcosa dì diverso dai sindacati degli altri Paesi europei. L'articola¬ zione politica sostanziale della classe lavoratrice italiana, il ritardo con il quale si è realizzato lo sviluppo industriale, la coesistenza nella nostra società di zone di alto sviluppo e di sottosviluppo, sono elementi che richiedono una grande capacità di direzione politica da parte della dirigenza sindacale ci vari livelli. Aver realizzato un modello dì sindacato che si muove in tale direzione ha significato e significa aver fornito garanzie alla democrazia italiana. Auspicare, come qualcuno fa. un ritorno al ruolo subordinato e marginale del sindacato, anche attraverso la rinuncia alle incompatibilità ed il ricostituirsi di un cordone ombelicale tra sindacalisti e gruppi politici, significa ipotizzare un sindacato vecchio, diviso e incapace di assumere il suo compito in una società in crescita economica e sociale. Significa, cioè, lasciare, ancora una volta, mano libera ai centri di potere padronali contro gli interessi della classe lavoratrice e della collettività. Ruggero Ravenna Segretario confederale Uh

Persone citate: Galasso, Ruggero Ravenna

Luoghi citati: Italia