Aspettiamo il jet di Giovanni Arpino

Aspettiamo il jet Rivincita, non incubo Aspettiamo il jet O sarà ancora Coppa o saranno gran pianti tifosi. Il calcio Italiano si gioca, in questo mercoledì, prestigio e ambizioni, possibilità di incassi futuri e speranze internazionali. Dai risultati può addirittura dipendere il delicato equilibrio di qualche club, già vittima di polemiche e occulti dissidi. Nel quadro della gigantesca macchina calcistica, ormai irrimediabilmente lanciata, cova legittime speranze il Mllan: la sua difesa non è perfetta ma alla Dinamo di Zagabria manca oggi il capitano Blaskovic, ed II football d'allegro assalto caro ai jugoslavi può favorire, salvo clamorosi imprevisti, la pregiata ditta Rlvera & Chiarugl. Viaggia quasi beata la Lazio di Glorglone Chlnaglia per un secondo allenamento In Svizzera, la Fiorentina • verde > può perdere qualche rametto in Romania, e l'Inter fuggitiva di HH dovrebbe superarsi al negativo per non infilare due gol ai » pellegrini » dell'Admira (ma Ocwirck è vecchia volpe di calcio, conosce gli italiani e toccherà il cielo con un dito se gli riuscirà di fermare Boninsegna a San Siro). Senza Pullci, il Torino a Lipsia deve soltanto dimostrare di essere squadra: è compromesso in Coppa, ma è suo stretto ed unico obbligo comportarsi in modo dignitoso e « tremendista ». Se agguanta una vittoria, tanto meglio, ma nell'orizzonte granata è lo scudetto che deve venir piazzato come traguardo fisso. Sulla carta, con le forze che ha a disposizione, questo è il suo anno. Certo, può non Conquistarlo, ma deve potersi battere in tanta direzione. Sennò, verranno ■ pettinature » critiche con autentiche spazzole di ferro. Eccoci alla Juventus. O Juvejet, in tutto ciò che significa, o rabbia incredibile. Dobbiamo ritornare su alcuni punti fondamentali, già toccati prima del 19 settembre e nella trasferta a Dresda. I tedeschi della Dynamo meritavano anch'essi un sorteggio migliore. Sono, al minimo, una squadra da « quarti di fina- le ». Si sono imposti giocando, sul loro terreno. Affrontati duramente, hanno risposto per le rime, e si sa che il gomito o lo stinco teutonico sono più duri dei nostri. Potevano assicurarsi la vittoria per quattro reti a zero: grazie a Zoff, a un paio di rimpalli fortunosi a pochi centimetri dai pali, a un arbitraggio non vessatorio, la Juve di Dresda è riuscita a limitare i danni. Ventiquattro giornalisti al seguito, più di un giocatore e alcuni componenti dello stesso » staff » bianconero riconobbero subito, a botta calda, che poteva accadere una disfatta, non solo una sconfitta. Per errori di impostazione, di condizione atletica, di mollezza o Isteria nel singoli. Ora, la Juve affronta i gialloneri privi di un « cervello » come Kreische, che è anche goleador. La Dynamo fa movimento, gioca palla in avanti, sposta le azioni sull'intero arco del campo. Rimette in squadra il suo « libero » titolare, ha un attaccante, Heidler, abilissimo nel fungere da motore e nei guizzi improvvisi tra le retrovie avversarie. La Juventus può farcela se torna il jet che ricordiamo e battezzammo. Ha Furino in più, e speriamo che il nostro FuriaFuretto non si senta troppo responsabilizzato: un eccesso di concentrazione e di stimoli può far debordare un giocatore come il latte bollente dalla pentola e recargli danno più di qualsiasi pigrizia. Il compito dei bianconeri sta nell'attaccare e non scoprirsi nello stesso tempo: se incassassero un gol, addio cammino in Coppa. Tre reti all'attivo sono un traguardo forse possibile, una al passivo è la « débàcle ». I! gioco va amministrato in lunghe fasi di centrocampo, dove i gialloneri sanno muoversi ma non « toreare » all'italiana. E da questa zona debbono partire gli affondi, con Anastasi che per fortuna, a San Siro, ha dimostrato la sua forma strepitosa. Ma c'è di più. Stranamente, il compassato e tranquillo Vycpalek ha lanciato un grido di guerra che crea notevoli stupori. Se intende, con queste parole bellicose, spronare i suoi uomini, benissimo. Ma se dobbiamo prendere alla lettera certe affermazioni (» Restituire colpo su colpo », « Rendere la pariglia per le botte subite a Dresda»), allora la faccenda si fa oscura. La Juventus, per capacità di gioco e per stile societario, deve mirare al pallone, non agli stinchi. Anche perché — ripetiamo — a furia di incravattare o sgambettare tedeschi, al decimo scontro vero ci rimetti II setto nasale. Ne offre testimonianza proprio Morini, che combattente lo è, ma stavolta ammonisce tutti dicendo che in clima di « bagarre » la Juve può solo perdere tempo prezioso e qualche osso, anziché conquistare le tre reti necessarie. Predica un « adagio » mediterraneo: sappia la testa cosa fanno i piedi. Ci sembra validissimo oggi, come quello che arriva dalla stessa Germania: la vendetta si mangia fredda. Ci attendiamo uno spettacolo al limite dell'agonismo atletico e magari del regolamento, ma non al di là. Picchiare in Coppa, tra l'altro, significa mazzi di cartellini colorati che fioriscono dalle dita arbitrali e quindi successive squalifiche a danno di tutta la squadra: se ne sono accorti gli inglesi del Derby e la stessa Juventus, che infatti non ha potuto allineare II suo prezioso « Furia » a Dresda. L'urlo di guerra spetta esclusivamente al tifoso. Al giocatore tocca conquistar palla in modi leciti ed eventualmente batterla in gol. Finché si gioca a football, perlomeno. Avanti Juve, dunque, con Furino, con Capello, con Anastasi e Causio che sono in grado di inventare qualche notevole »turcheria». E avanti anche lei, don José, bel pezzo d'antiquariato. I • dinamici » di Dresda, giocatori e dirigenti e critici, lo temevano fin dalla vigilia del primo incontro: ottima ragione perché l'astuto » satiro della pelota » entri in campo, magari per pure questioni psicologiche. I tedeschi hanno poche Idee, ma solide. Perché non confondergliele? L'« amico Fritzsch » e la sua dottoressa Gisela di vantaggi ne hanno già avuti abbastanza. Giovanni Arpino

Persone citate: Anastasi, Boninsegna, Capello, Causio, Furino, Heidler, Morini, Zoff

Luoghi citati: Dresda, Germania, Lazio, Romania, Svizzera, Zagabria