Una nuova perizia per i ''fanghi rossi

Una nuova perizia per i ''fanghi rossi Una nuova perizia per i ''fanghi rossi Si vuole accertare se esista il mezzo tecnico per scaricare a terra i residui dello stabilimento di Scarlino (Dal nostro corrispondente) Livorno, 2 ottobre. (b.c.) Un fatto nuovo di notevole importanza è da registrare nella vicenda giudiziaria che riguarda lo stabilimento Montedison di Scarlino. Il pretore, dott. Vignetta, accogliendo un'istanza dell'avv. Giovanni Gelati, del collegio di difesa della società, ha disposto una nuova perizia tecnico-biologica per accertare se esista il mezzo tecnico per scaricare a terra oppure eliminare od almeno ridurre i reflui dello stabilimento, ed eventualmente quanto tempo sia necessario e il costo relativo. Il magistrato ha già nominato i due periti. Nei prossimi giorni avranno inizio le operazioni e la Montedison nominerà i suoi consulenti di parte. Lo scopo che l'istanza avanzata dal legale della Montedison (e accolta dal pretore) si prefigge è quello di arrivare a dimostrare l'impossibilità allo stato attuale di scaricare a terra, o almeno la necessità di un non breve periodo di tempo per farlo, e in ogni caso il costo elevatissimo al quale si dovrebbe andare incontro. Com'è noto, il pretore dott. Viglietta dispose la settimana scorsa il sequestro delle due navi che portavano in alto mare i residuati della lavorazione del biossido di titanio — bloccando praticamente la lavorazione — e nel decreto stabili alcune condizioni per giungere ad un'eventuale revoca del sequestro.

Persone citate: Giovanni Gelati, Viglietta, Vignetta

Luoghi citati: Livorno, Scarlino