Agnew si rivolgerà alla Corte suprema? Connally e Reagan vogliono il suo posto di Vittorio Zucconi

Agnew si rivolgerà alla Corte suprema? Connally e Reagan vogliono il suo posto Il terremoto giudiziario e politico alla Casa Bianca Agnew si rivolgerà alla Corte suprema? Connally e Reagan vogliono il suo posto Il vicepresidente tenterà quasi certamente di ottenere dalla più alta magistratura il blocco del processo a suo carico - Si profila così una doppia decisione, su Nixon e sul suo vice - E' ancora un'ipotesi astratta la possibilità di un contemporaneo "impeachment" del Presidente e del vicepresidente, che pure è contemplata dalla legge (Dal nostro corrispondente) Washington, 1 ottobre. Mentre il procedimento penale contro Agnew continua, nonostante il tentativo dei suoi avvocati di fermare i lavori del gran giurì, si è già aperta ufficiosamente la battaglia per la successione alla poltrona di vicepresidente. I due candidati principali, l'ex ministro del Tesoro John Connally e il governatore della California Ronald Reagan (ex attore del cinema), hanno praticamente avanzato la loro candidatura nel corso di discorsi domenicali. I due uomini hanno parlato davanti allo stesso congresso nazionale delle donne repubblicane a Los Angeles "li fronte al quale aveva parlato, sabato, proprio Agnew, che aveva respinto le accuse affermando di essere vittima di una congiura. Il maggiore successo è stato ottenuto da Reagan, che conserva ancora intatto il suo fascino cinematografico. Alla fine del congresso, una delle leaders delle donne repubblicane ha detto: «Quest'uomo (Reagan) è tanto in gamba che noi tutte saremo felici di lavorare per aiutarlo ad assumere la vicepresidenza». Ormai, Spiro Agnew è considerato finito. Ma il giudizio è forse prematuro. Nonostante il fallimento del passo legale per bloccare i lavori del gran giurì, Agnew ha ancora a disposizione l'arma ultima, la Corte Suprema. Ad essa, quasi certamente si rivolgerà nel tentativo di bloccare l'iter processuale che la magistratura finora gli ha negato. Così, la Corte Costituzionale, che ha inaugurato oggi i suoi lavori della sessione '73-74, si troverà a dover deliberare contemporaneamente quest'anno su questioni che riguardano il presidente e il vicepresidente. Nixon si rivolgerà ai massimi giurati per impedire agli inquirenti sul caso Watergate di ottenere i nastri con le registrazioni delle sue confidenze sullo scandalo. Agnew per bloccare i lavori del gran giurì che deve stabilire se egli si macchiò, o no, di corruzione, truffa, abusi quando fu governatore del Maryland. Ma nel Parlamento qualcuno già si muove preparando la procedura per Z'impeachment, cioè in pratica la destituzione del presidente e del vicepresidente e la loro messa a disposizione della giustizia. Il più esposto è certo Agnew, contro il quale pesano accuse gravi, testimonianze e prove sostanziose. Per Nixon, la prospettiva de/Timpeachment è molto remota e comunque si dovrà attendere la sentenza della Corte Suprema. E' certo, però, che mai i due primi cittadini degli Stati Uniti sono stati tanto vicini aM'impeachment, finora mai adottato. La destituzione contemporanea di Nixon e Agnew è in'ipotesi estrema, e la stessa Costituzione americana non aveva previsto il caso fino al 1966. Da quell'anno, è stato introdotto un emendamento che indica l'ordine di successione in caso che tanto il presidente quanto il vicepresidente non siano, per qualsiasi motivo, più in condizioni di governare. Il primo «erede» è il presidente della Camera dei rappresentanti, il democrati¬ co Albert (colui che ha rifiutato ad Agnew un'inchiesta parlamentare). Segue il senatore più anziano, che è Eastland, un altro democratico. Terzo in lista è il segretario di Stato, ma non nella situazione attuale: per assumere la guida del Paese occorre essere nati in America e Kissinger è naturalizzato americano ma tedesco di nascita. Quarto è il ministro del Tesoro (Schultz) e vengono poi il ministro della Difesa ( Schlesinger) e il ministro della Giustizia (Richardson). I successori non sono semplici « supplenti » ma mantengono la guida degli Stati Uniti fino al completamento del mandato e alle successive elezioni. Ma se questi personaggi sono soltanto ipoteticamente candidati alla Casa Bianca, la «guerra» per succedere ad Agnew è tutt'altro che teorica. Nixon, che in forza di un emendamento costituzionale ha il potere di scegliere il nuovo vicepresidente (poi ratificato dal Congresso), sembra avere ancora maggiori simpatie per il texano Connal¬ ly (ex democratico) ma per il momento «sta alla finestra»; dalla battaglia fra questi uomini (anche il governatore di New York, Rockefeller, è in corsa) emergerà non soltanto il candidato al posto di Agnew, ma l'uomo che guiderà i repubblicani nella corsa per la presidenza del 1976. Il posto potrebbe essere stato di Spiro Agnew, ma ormai, comunque si concluda il suo «caso», egli è tagliato fuori. Lui stesso, conversando con amici intimi fra cui Frank Sinatra, con il quale ha trascorso il weekend, ha confidato di considerarsi politicamente morto e di lottare ormai soltanto per la propria dignità. Ma quanto sta accadendo in questi giorni negli Stati Uniti non è soltanto la spasmodica, feroce battaglia per la vita di un'amministrazione, di un partito, di un gruppo di potere; e un potente rimescolamento di carte da cui emergeranno i nuovi connotati politici del Paese, e gli «uomini nuovi». Vittorio Zucconi