Le miniere del rame nel Cile per ora restano nazionalizzate

Le miniere del rame nel Cile per ora restano nazionalizzate Le dichiarazioni del ministro Huerta in una conferenza Le miniere del rame nel Cile per ora restano nazionalizzate I militari sembrano decisi a trattare gli indennizzi con le compagnie americane espropriate - Continua la caccia agli uomini di Allende - Un milione di lire all'uomo che fece arrestare Corvalan, capo del pc cileno (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 29 settembre. La taglia posta sul capo dei maggiori esponenti del governo attendista incomincia ad avere i suoi effetti. L'arresto del segretario generale del pc cileno Luis Corvalan Lepe, sorpreso di notte, nascosto sotto un letto (dicono i giornali con evidenti intenzioni offensive) è stato possibile per una delazione. Lo ha dichiarato il ministro degli Interni generale Oscar Bonilla il quale ha soggiunto di non poter rivelare il nome di colui che incasserà il mezzo milione di escudos, meno di un milione di lire, perché diversamente nessuno più denuncerebbe i ricercati. Ma il ricercato numero uno, Carlos Altamirano, l'uomo forse più odiato dai militari, difficilmente cadrà nelle mani della polizia. Una notizia di buona fonte, assicura ch'egli è fuggito in tempo nell'ambasciata del Venezuela, dove ha chiesto asilo politico. Può darsi che per lui la giunta militare non conceda il salvacondotto per l'esilio, ma non potrà mai arrestarlo, anche se dovesse rimanere rinchiuso per anni nella sede diplomatica venezolana. Il diritto di asilo politico nelle ambasciate dell'America Latina crea quasi sempre situazioni grottesche, le rivoluzioni sospingono verso i rifugi diplomatici i perseguitati mentre dalle stesse escono coloro che le rivoluzioni liberano. A Santiago è accaduto lo stesso fenomeno: mentre Carlos Altamirano, il fanatico segretario del partito socialista, cercava rifugio nell'ambasciata del Venezuela, da quella dell'Ecuador usciva Pedro Rodriguez fondatore e capo della fascista «Patria e libertà», ricercato dalla polizia di Allende per la sua partecipazione al fallito cuartelazo del 29 giugno scorso, un complotto che potrebbe essere interpretato come la prova generale del vero, decisivo golpe. I militari, ora che hanno il potere nelle mani, pare lo vogliano esercitare interamente, ma in maniera non prevista da coloro che ne hanno favorito l'avvento. A parte la durezza delle pene comminate per certi reati (per esempio, se entro il 5 ottobre coloro che hanno rubato auto e pullman della amministrazione statale non consegneranno il mal tolto saranno fucilati nel luogo stesso in cui saranno scoperti) si avverte il tentati- vo della giunta di calmare le apprensioni di coloro che temono un ritorno puro e semplice al sistema capitalistico di prima del 1963, quando il governo democristiano di Eduardo Frei incominciò le prime riforme. Ieri, durante una conferenza stampa, il ministro degli Esteri contrammiraglio Ismael Huerta, ha parlato lungamente delle miniere di 1 rame, che sono state uno dei ' più pericolosi trabocchetti in cui è caduto Allende, forse quello che ha condannato al fallimento la sua illusione della «via cilena al socialismo». Egli aveva nazionalizzato le miniere di rame interamente (Frei aveva già ottenuto il cinquantuno per cento) senza indennizzare le compagnie americane che le sfruttavano, la Kennecott e la Anaconda, anzi, chiedendo un risarcimento di quattrocento milioni di dollari come compenso dei guadagni realizzati dalle compagnie. Quel giorno fu considerato festa nazionale, Te Deum in cattedrale, esultanza per le strade, pareva che il Cile avesse davvero trovato la via della prosperità. Invece, era l'inizio della fine. E' chiaro che le compagnie americane non rimasero inerti e fecero di tutto per ottenere l'indennizzo attraverso altre vie, per esempio chiedendo il sequestro del rame cileno nei porti di sbarco. Inoltre, incominciarono gli scioperi dei minatori, la produzione calò paurosamente, l'introito di valuta estera cessò quasi totalmente. I minatori si consideravano un'elite della produzione, basti pensare che un minatore guadagna trentamila escudos al mese mentre un giornalista ne guadagna ventimila per rendersi conto della situazione. Inoltre, gli americani pagavano in dollari, i cileni in svalutatissimi escudos. In un anno ci furono nelle due grandi miniere di Chuquicamata e El Temente, cinquantadue scioperi illegali, i minatori pretendevano in continuazione aumenti salariali. Ora, a quanto si dice, il la- varo è stato ripreso a pieno ritmo, però non è consentito ad estranei andare a vedere che cosa accade nelle miniere dove, nonostante tutto, Allende raccoglieva gran messe di voti. Il contrammiraglio Huerta, con l'intenzione di tranquillizzare il capitale straniero e invogliarlo a tornare ad investire in Cile, ha dichiarato che sarà cercata una via d'intesa con le compagnie americane espropriate, che l'indennizzo sarà concesso però le miniere rimarranno nazionalizzate, come rimarranno nazionalizzate quelle industrie espropriate legalmente. Che la quadriga dei generali incominci a marciare per la sua strada piuttosto bene lo dimostrano due fatti. Ieri, l'ex presidente democristiano Eduardo Frei, presidente del Senato, e Luis Pareto, presidente della Camera dei deputati, hanno fatto una dichiarazione congiunta sullo scioglimento del congresso imposto dai generali. E' la malinconica storia della democrazia cilena, del suo parlamento rimasto sovrano per oltre 160 anni, sempre liberamente eletto, ed ora messo al bando, nonostante la fiera opposizione al governo di Allende. «Siamo certi, conclude il documento, che in futuro tornerà la piena legalità istituzionale. Cosi almeno è stato affermato da coloro che hanno assunto il potere». Si può prevedere che sarà un futuro un poco lontano, ma le speranze, si sa, sono tenaci e spesso non tengono conto della realtà. Forse è più realista, in questo, la gerarchia ecclesiastica. Mentre Frei e Pareto facevano la loro dichiarazione, la conferenza episcopale del Cile, capeggiata dal cardinale Raul Silva Enriquez andava a rendere visita alla giunta «per esprimerle, è detto nel comunicato finale, il proprio rispetto e apprezzamento per le forze armate ed i carabinieri, e compiacersi per la deferenza che le nuove autorità hanno dimostrato per il clero in tutto il Paese». ieri si era parlato di uno scontro fra guerriglieri e carabinieri nell'estremo Sud. Pare che la scaramuccia sia durata poco, il tempo per consentire ai guerriglieri di sganciarsi dai loro inseguitori, attraversare il confine e rifugiarsì in Argentina. Evidentemente non si trattava delle prime vampate di guerriglia, ma soltanto di un episodio marginale. Una notìzia che allieta le massaie: è ricomparsa la carne del cui sapore i cileni avevano perduto da tempo il ricordo. In questi dettagli, i generali sanno far le cose meglio dei burocrati statali. Francesco Rosso Santiago. 11 leader comunista Luis Corvalan (Ap)

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