Strappato al Maligno con un po' di zolfo il mago che doveva morire il 28 settembre

Strappato al Maligno con un po' di zolfo il mago che doveva morire il 28 settembre E' bastato uno sbrigativo sabba all'italiana nelle campagne di Salerno Strappato al Maligno con un po' di zolfo il mago che doveva morire il 28 settembre Antonio Battista aveva programmato la sua morte e preparato paesane negromanzie: "So che non c'è niente da fare, aveva detto, ma parteciperò ai riti contro il diavolo che mi vuole morto con altri maghi potentissimi" - Alla vigilia del decesso è invece misteriosamente scomparso - Ora si è saputo dov'è: in una clinica svizzera a curarsi gli acciacchi e a i e (Dal nostro inviato speciale) Avellino, 29 settembre. Il diavolo ha fatto la grazia. Il mago di Arcella vivrà. Doveva morire ieri, con pubblico e musiche, ma i colleghi odorosi di zolfo hanno pregato per lui e il Maligno ha avuto buon cuore: Antonio Battista è salvo, è sparito in Svizzera, si cura gli acciacchi in una clinica di Losanna. Battista è un mago guaglione, per la sua morte programmata aveva preparato paesane e forestiere negromanzie ma il gran sabba all'italiana è a lieto fine: il mago contadino è scampato dal suo diluvio personale, tornerà a indisposizione finita, rifarà profezie , ai cuori solitari, invierà nuovamente talismani casarecci, spedizione contrassegno diecimila ciascuno, spese postali comprese. Cominciò tre anni fa. Antonio Battista, che ha 44 anni ed è nato ad Arcella di Montefredane, a un tiro di schioppo da Avellino, che per le sue grazie taumaturgiche fu anche sindaco del paese, disse nel '70: «Morirò il 28 settembre, nell'anno del Signore 1973». Così ebbe inizio l'intrigo diavolesco, Battista mise nel cortile del rustico paterno il suo busto marmoreo, che le devote clienti gli avevano donato, vi chiuse dentro, a lucchetto, il testamento e disse che lo avrebbe rivelato il giorno della dipartita. Passarono gli anni, il mago continuò a spedire talismani, a curare cronici affanni amorosi nei suoi laboratori mistici: ad Arcella e ad Albano Laziale. Mostrò spartana dedizione al lavoro, benché sempre più corta si facesse la sua stagione di vita. Il fatidico 28 settembre si avvicinava di corsa, ma il buon alunno delle stelle continuò a seminare metafisiche spiegazioni, alla gente, al popolo, ma umanamente, perché: «Sono un uomo, uno di voi, ho approfondito le angustie che vi opprimono, ho trovato i rimedi adatti. Sono un mago, ecco tutto». Chi è il mago di Arcella? «Un gran guaglione — dice il cognato Giovanni Bocchino, anni 43, che lavora ai Tabacchi di Benevento, ma fu carabiniere sulle piste della banda Giuliano —, lo conobbi allora, in Sicilia, era anch'egli militare, lo ritrovai poi in Sardegna, sempre carabiniere. Lasciò l'Arma, non ricordo bene, forse per inghippi, storie di sottane. Restammo amici, racconta il cognato, quando tornai borghese andai a trovarlo. E' un gran buon mago, sa fare tante cose, conosce com'è la vita, chi sale, chi scende ». Giovedì scorso notte, il cognato del mago era ad Arcella aiutava per l'imminente sabba del giorno dopo. La data era fatale, era il 28 settembre 1973. Era vigilia indaffarata, si prevedeva un gran concorso di maghi per l'estremo sabba: riti nuovi e potentissimi per strappare al Maligno il buon guaglione, l'ex sindaco-mago, che aveva fatto perfino una strada, e altre importanti opere, il municipio ritinteggiato, muretti riassestati. Due pittori di Avellino tinteggiavano sulla parete: una kermesse nera, appollaiate sull'albero di fico nascevano dipinte le streghe, sotto c'era la folla dei pellegrini ancora da arrivare, su un ramo libero mancava il ritratto del Battista, che il Maligno aveva preso in gran malocchio. Giovedì notte pioveva, i due pitturavano di buzzo buono, il cognato spiegava, annunciava il menu del giorno dopo: «Antonio ha detto che cadrà morto, poi tornerà vivo, è un suo segreto, per il bene di tutti». Il mago di Arcella con succursale ad Albano Laziale, ha clientela numerosa e affezionata, studi bene avviati, risparmi bene investiti, villa panoramica per le meditazioni; per le proprie esequie aveva anche fantasticato d'ingaggiare la banda musicale (forse sarebbe stata utile pensava), mazurka e fox-trot per contrastare Belzebù, il Maligno forse ammansito con la fanfara. Ma giovedì il mago non c'era, il cognato disse che era uscito, che era andato coi colleghi in trattoria, con quelli arrivati dall'Asia e dall'Africa, da Trastevere e dall'Irpinia. «Andiamo», disse il congiunto. La locanda era ospitale, vini e cucina casareccia. Al Cappuccino. I maghi non c'erano, erano rimasti fino a poco prima, non avevano detto dove andavano poi. L'albergatore aveva però segnato nomi, età, indirizzi degli ospiti: Battista Antonio, l'anfitrione, poi un cinese di Roma, un abissino di Torvajanica, un francese di Venezia, un'attrice detta Adele e altri maghi non meglio connotati. La notte era buia, Avellino era sorda alle ricerche telefoniche, il mago d'Arcella e i suoi amici sembravano rubati. Alla fine un indizio: Battista aveva telefonato a un'agenzia di stampa partenopea, aveva detto che era indisposto, che stava in Svizzera, si faceva curare. Giovedì notte pioveva, la gente era nel sonno dei giusti. Il cognato di Battista tornò dalla moglie e dai suoceri, i pittori continuarono a disegnare incantamenti. Venne l'alba, ma non trovò il mago, c'era rimasto di lui solo il lungo abito nero di parata, gli amuleti, le ricette, i filtri, il morituro però non c'era. Aveva scritto così dieci giorni fa: «Ho profetizzato che la mia vita terrena avrebbe avuto fine il 28 settembre 1973: non posso far altro che confermare ». Aveva spiegato che il Maligno lo voleva morto, non essendo riuscito nei suoi nefasti intendimenti, né con infinite lusinghe, né con invio di vari infortuni: «Ho dovuto accettare che i più potenti maghi del mondo facciano un estremo tentativo per strapparmi all'inevitabile fato, non ho voluto rifiutare l'offerta che mi onora altamente». Il mago aveva spiegato l'antidoto: qualificate e referenziate magìe, diavolerie nuovissime, contromalocchi africani, cinesi, arabi, egiziani, persiani, un vertice negromantico ad Ar- cella. «Parteciperò anch'io — aveva scritto Battista — preferisco morir lottando contro il mio nemico, piuttosto che attendere passivamente la fine ». Un mago senza nevrosi, che conforta e consiglia. Anche scrittore: libri di arcani e di sogni: «Troverete come preparare filtri d'amore, senza consultare i maghi». Il mago è sparito, si cerca il mago. La clientela più fedele lo dà per rapito da Belze- bù, ma i fedelissimi, gli ultras danno come ipotesi più probabile che Battista abbia combattuto e vinto e che ora si riposi, meritatamente, in clinica attrezzala. «E' potentissimo — dicono le sue fans contadine — sa preparare molti filtri: per far tornare l'amore, concludere matrimoni, recuperare passioni rubate, acchiappare chi scappa ». Sa molte formule, dicono le fans, provi chi non crede: «Torna a mo, lo voglio — ti lego col sangue del topo — ti vedo con due occhi, ti lego con quattro, vieni, obbedisci». Il ricettario del mago di Arcella ha molte ghiottonerie, malizie, inganni, talismani. «La sperimentalizzazione è portata al limite delle possibi¬ lità »: sono efficacissimi contro iettature e legamenti; utilissimi per aiutare commerci, proteggere la salute, vincere al lotto, all'Enalotto, al Toto, al Totip, alla lotteria di Capodanno. Il mago di Arcella, che ora dicono mago degente e bisognoso di cure, suggerisce che i suoi portentosi amuleti siano così usati, con esatta posologia: addosso, in camera, nella scrivania, sotto il cuscino, «ere plein air», sempre appr. sso, contemplati, toccati, di rado, di frequente. Il mrigo d'Arcella non si vede, in giro non c'è, molti sono in ansia, chi più l'ha cercato ha trovato un messaggio, in albergo: un nome di donna, un numero telefonico, una città (Salerno); poi altri misteriosi indizi: nuovo indirizzo, via Roma 58, Pompei, ore 17. Il mago c'era ma non il caro scomparso. «Sono il mago di Salerno. Io ed altri abbiamo salvato Battista». Pure questo è un mago professionista, con diploma incorniciato, civetta impagliata, teschio portacenere, pentolini propiziatori, santi dépliants, misteriosi fumetti, benefica bigiotteria. Medium, veggente, cario - chiromante. « Francesco Iannone, anni 33, sono il maggior fornitore di amuleti di tutta la negromanzia italiana ». Racconta che con altri allegri confratelli è andato in liturgica gita tra le amene rovine del castello di Mercato San Severino, quindici chilometri da Salerno. « Abbiamo fatto legna, acceso il fuoco, detto le preghiere. C'ero io, Antonietta Martina, ha 70 anni, le magie sue le sa bene, c'era il mago della foresta Domenico Michele, venuto da Novara, la maga delle stelle, il mago della luna». Un girotondo di negromanti e di streghe, una cerimonia in famiglia mezz'ora, poi tutti via in auto. «Abbiamo usato zolfo e incenso. Per il diavolo e per gli angeli. Antonio Battista è salvo ». E' stato un sabba rusticano. Si è concluso con un po' di canti, un falò presto spento, lo scampato è in buone mani. Ha promesso un nuovo libro: «Come curarsi con le erbe». E' stato un sabba rosa. Senza morti né feriti. Un sabba all'italiana. Giuseppe Brunetto Il mago di Arcella, Antonio Battista (Foto Team)