I Fedayn giunti in Libia

I Fedayn giunti in Libia I Fedayn giunti in Libia (Segue dalla V pagina) porto di Schwechat, illuminato da decine di riflettori, l'operazione di rilascio dei quattro ostaggi e di partenza dei due giovani armati. Pochi minuti dopo le due, rassicurati da un messaggio dell'ambasciatore egiziano Salali Gohr, i palestinesi hanno lasciato scendere dal furgoncino «Volkswagen», sul quale erano asserragliati da mezzogiorno, i quattro prigionieri: un'anziana coppia, un giovane e il doganiere austriaco. Quindi, tenendo sotto la minaccia delle armi un autista, hanno fatto dirigere l'automezzo verso il bimotore, sul quale sono saliti a passo lesto. Nessuno dei cinque cecchini appostati nelle vicinanze ha sparato. L'ordine era di «non arrischiare vite umane», il cancelliere Kreisky aveva detto: «Non vogliamo una nuova Fuerstenfeldbruck» (l'aeroporto militare di Monaco di Baviera, dove nel settembre 1972 perirono undici atleti israeliani e sei terroristi arabi). Pochi minuti dopo, l'apparecchio si levava in volo diretto a Dubrovnik, in Jugoslavia. Per Vienna, l'atto di pirateria era finito. Non era stato sparso sangue, i terroristi erano ormai lontani, le responsabilità di accoglierli erano demandate ad altri. E, compiaciuti, il ministro della Giustizia, Broda, e il capo della polizia di sicurezza, Peterlunger, si facevano abbracciare sotto le telecamere dai quattro ostaggi piangenti per la commozione e per lo «choc». Ma questa tipica « Osterreìchische Loesung » (un termine con il quale si intende una soluzione di comodo, che non impegna) apriva subito una violenta polemica all'interno del Paese, e a livello internazionale. Alla televisione austriaca, il direttore del Kurier ha rincaìato la dose, accusando il can- celliere Kreisky (egli stesso ebreo e vittima del nazismo) di essersi piegato alla violenza, di avere precipitato i tempi, di avere incoraggiato le azioni dei terroristi. Simon Wiesenthal, l'uomo che catturò Adolf Eichmann. ha definito «vergognoso» il comportamento del governo austriaco; l'ambasciatore israeliano, Itzhack Patisch, ha protestato formalmente e ha annunciato che aveva avuto ordine del proprio governo di rientrare immediatamente in patria. «Piegandosi ai terroristi, ordinando la chiusura del campo di Schoenau e vietando il passaggio dei profughi rilasciati dall'Unione Sovietica — ha detto l'ambasciatore — l'Austria ha punito le vittime del terrorismo palestinese». Bruno Kreisky non ha perso tempo per ribattere. Ha concesso un'intervista alla televisione israeliana, invitando i suoi critici a tacere. La sua — ha detto — è stata un'azione umanitaria, per salvare la vita dei quattro ostaggi. «I morti non si possono risuscitare, i problemi materiali (come quello del transito dei profughi) si possono sempre discutere». E, piuttosto irritato, si è rivolto agli israeliani, dicendo: «Non do lezioni a nessuno, e non ne accetto da alcuno». Vienna e Gerusalemme, insomma, sono ai ferri corti a causa dei terroristi, il loro atto di banditismo ha portato alla tensione politica. La quale potrebbe aggravarsi, se dovessero venire confermate le voci che l'iniziativa di vietare il transito per l'Austria ai profughi ebrei dall'Unione Sovietica è venuta dai quattro ambasciatori arabi che hanno partecipato (fatto unico nella storia del «Ballhaus») ■alla riunione straordinaria di governo, e che essi si sono resi personalmente garanti per le vite dei terroristi, impedendo ai cecchini di sparare. Vi sarà poi probabilmente un'appendice sgradevole con la Cecoslovacchia, dalla quale i due guerriglieri sono usciti armati di tutto punto, nonostante i severissimi controlli di frontiera. E' inspiegabile come i due (già respinti il 18 settembre dall'Austria, perché trovati in possesso di passaporti libanesi, probabilmente falsi) non soltanto non siano stati estradati anche dalla Cecoslovacchia, ma che addirittura abbiano potuto aggirarsi nel Paese (e uscirne) con «maschinenpistolen» e bombe a mano. t. s.

Persone citate: Adolf Eichmann, Ballhaus, Broda, Bruno Kreisky, Kreisky, Salali Gohr, Simon Wiesenthal