Vertenza Montedison "Mossi-Ghisolfi,, per 2 stabilimenti presso Alessandria

Vertenza Montedison "Mossi-Ghisolfi,, per 2 stabilimenti presso Alessandria Preoccupazioni per oltre mille dipendenti Vertenza Montedison "Mossi-Ghisolfi,, per 2 stabilimenti presso Alessandria (Dal nostro inviato speciale) Tortona. 28 settembre. Preoccupazione per gli oltre mille dipendenti dei due stabilimenti tortonesi e degli stabilimenti di Anzio, di Lentini (Ragusa), di Concesio (Brescia) della «Mossi e Ghisolfi», un'industria che opera nel settore dei contenitori in plastica e il cui futuro potrebbe essere compromesso dalla grave crisi scoppiata tra i due soci, proprietari in egual misura del pacchetto azionario, la Montedison e la Finanziaria Mossi e Ghisolfi. E' stata ventilata l'ipotesi, da parte della famiglia Ghisolfi, di dover sospendere l'attività con il mese di ottobre, per le difficoltà frapposte dal gruppo chimico che fornisce tra l'altro la materia prima necessaria; in questo caso i dipendenti verrebbero posti in cassa integrazione. Dal canto suo la Montedison, respingendo le accuse, si dice disposta ad assicurare il rilancio dell'azienda e afferma di «voler garantire l'occupazione di tutti i dipendenti». «Il dissidio tra i soci — affermano i sindacalisti — non deve danneggiare gli operai» e non nascondono le proprie preoccupazioni. La Montedison e la Finanziaria Mossi e Ghisolfi sono da parecchi anni comproprietarie dell'azienda: per accordi tra i soci la conduzione è affi¬ data all'amministratore delegato Vittorio Ghisolfi mentre al gruppo chimico spetta il controllo e la verifica della gestione. Concluso l'esercizio 1971 con una perdita di 386 milioni la situazione precipitò e quando fu il momento di esaminare i risultati dell'esercizio '72 la finanziaria Mossi e Ghisolfi non accettò il progetto di bilancio proposto dalla Montedison che fissava in 1924 milioni il disavanzo. Aumentava intanto il dissidio tra i soci. «L'azienda va benissimo — dicono a Tortona —, ci sono commesse assicurate sino ai primi mesi del 1974, in pochi mesi abbiamo versato alla Montedison oltre un miliardo e mezzo per la copertura di debiti vecchi». La finanziaria Mossi e Ghisolfi muove inoltre pesanti accuse al grande complesso chimico. «La Montedison — affermano i Ghisolfi — ha agito su un piano ricattatorio bloccando le forniture, tanto è vero che da giugno paghiamo in anticipo la materia prima il cui prezzo è stato aumentato sino al cento per cento. Inoltre ci viene chiesto in termini impossibili il rimborso dei precedenti finanziamenti. E' evidente che la Montedison opera per acquisire l'intero capitale sociale, con grave sacrificio degli azionisti». Le notizie di fonte tortonese sono smentite dalla direzione milanese della Montedison. «Precisiamo subito — dicono a Milano — la questione dei prezzi della materia prima: non sono stati affatto aumentati, come dice Ghisolfi, ma continuiamo a fare condizioni di favore ad un 20-22 per cento in meno rispetto ai costi di mercato. Inoltre i pagamenti sono dilazionati in 180 giorni». Si fa presente poi che la ditta non è obbligata ad acquistare dal gruppo chimico e se trova cari i prezzi potrebbe rivolgersi ad altri per rifornirsi. «La Mossi e Ghisolfi — proseguono a Milano — è debitrice verso la Montedison di circa 9500 milioni per riforniture di materie prime non pagate. L'errata conduzione ha portato a forti perdite di gestione, inoltre non sono mai state stanziate somme per l'ammodernamento dei macchinari che, nel settore, dovrebbero essere rinnovati al massimo ogni cinque anni. Non è vero che per impossessarsi dell'intero pacchetto azionario vogliamo mettere in difficoltà l'azienda, al contrario siamo disposti ad un vasto piano di investimenti per rilanciarla impegnandoci nello stesso tempo a mantenere gli attuali livelli occupazionali», e — t. m.

Luoghi citati: Alessandria, Anzio, Brescia, Concesio, Milano, Ragusa