La Montedison garantisce lavoro agli operai nella fabbrica dei "fanghi rossi,, a Scarlino

La Montedison garantisce lavoro agli operai nella fabbrica dei "fanghi rossi,, a Scarlino Incontro dei dirigenti della società con il presidente della Giunta toscana La Montedison garantisce lavoro agli operai nella fabbrica dei "fanghi rossi,, a Scarlino L'amministratore delegato ha assicurato che, per un mese almeno, non si ricorrerà alla Cassa integrazione né a licenziamenti - Assemblea permanente nello stabilimento - Le maestranze mantengono in efficienza gli impianti - Il pretore convoca il consiglio di fabbrica - Entro due anni sarà realizzato un depuratore per lo smaltimento a terra delle scorie (Nostro servìzio particolare) Firenze, 28 settembre. La Montedison, almeno per un mese, non licenzierà né metterà in Cassa integrazione i cinquecento operai del Casone di Scarlino, lo stabilimento per la produzione del biossido di titanio, in Maremma, bloccate da un provvedimento del pretore di Livorno, Gianfranco Viglietta, in difesa del Mare Tirreno dall'inquinamento attraverso lo scarico delle scorie di lavorazione, i cosiddetti « fanghi rossi ». Il magistrato infatti ha ordinato il sequestro delle due navi - cisterna che ogni giorno, dalla costa grossetana raggiungevano la zona della Fossa delle Vedove, vicina a Capo Corso, dove venivano affondate oltre 3000 tonnellate di sostanza ipertossica. La notizia, che in qualche modo sdrammatizza la situazione, è stata data stamane dall'amministratore delegato della Montedison, ing. Grandi, che era accompagnato dal capo della divisione prodotti dell'industria, ing. Bianconi, durante un incontro con il presidente della Regione Toscana, Lelio Lagorio, gli assessori Pollini, Biondi e Papucci, il sindaco di Scarlino, Flavio Agresti e rappresentanti de-1 gli enti locali della provincia di Grosseto. Si cerca insomma di prendere tempo, per sbloccare anche attraverso i « canali » politici una situazione che minaccia di bloccare l'economia di un intero comprensorio, quello minerario della Maremma (oltre 1600 addetti) dal quale si estrae la pirite, materia prima della lavorazione degli impianti di Scarlino. Gli operai, intanto, han- no proclamato l'assemblea permanente. I turni di manutenzione nella fabbrica si svolgono con regolarità. « Difendiamo il posto di lavoro con una tattica temporeggiatrice — dice il rappresentante del Consiglio d'azienda Giuseppe Ceccarelli —. Potremo andare avanti così almeno per altri 15 giorni: nel frattempo speriamo che le autorità, il governo, si muovano per sbloccare una situazione che si era avviata per un vicolo cieco. La Montedison ha dato garanzie per nuovi impianti di depurazione delle scorie ». Lunedì il Consiglio di fabbrica del Casone sarà ricevuto dal pretore Viglietta. La convocazione è giunta stamane. «Speriamo — conclude Ceccarelli — di poter fornire spiegazioni utili ad una soluzione della vicenda». Alla posizione delle maestranze fa eco oggi una lettera aperta al magistrato, inviata dai tecnici dello stabilimento anche al presidente del Consiglio, ai ministri per l'Industria e la Sanità, ai parlamentari della Toscana, alla Regione. Il documento contesta la decisione del magistrato, che ha bloccato le due navi cisterna avvalendosi della legge 14 luglio 1965, n. 963, per la tutela della fauna ittica. I tecnici infatti domandano «Se in precedenza al provvedimento siano stati fatti, o se siano in corso, lungo le coste della Toscana, soprattutto a Piombino, Rosignano e Livorno, analoghi accertamenti su tutti gli scarichi di acque in mare, da centri abitati o da industrie». La lettera conclude con la richiesta di revoca del provvedimento « tenendo conto dell'impegno, pubblicamente assunto dalla società Montedison, di eliminare completamente gli scarichi in mare entro due anni, cioè nel tempo necessario per realizzare impianti di depurazione unici al mondo». Al termine della riunione a palazzo Butini Gattai, con i rappresentanti della Montedison, il presidente, Lagorio, ha affermato che è stata ribadita la linea di condotta della giunta regionale, cioè quella della tutela ecologica, della produzione e degli interessi dei lavoratori. «Sono stati esaminati — ha spiegato — due problemi: se è possibile far proseguire l'attività allo stabilimento di Scarlino e, se non è possibile, cosa dobbiamo fare per salvare l'impianto. Credo di poter dire che alcune misure nuove antinquinanti potranno essere trovate nell'immediato futuro. Si tratta di misure nuove, aggiunte a quelle che finora sono state trovate». «Noi non possiamo accettare — ha proseguito Lagorio — l'idea che la chiusura di oggi dello stabilimento di Scarlino significhi l'annullamento dell'insediamento produttivo di quel territorio. Entro il 15 novembre 1973 inizierà la costruzione dello stabilimento di depurazione dei re¬ sidui, ciò significa che i tempi di attuazione del depuratore a terra sono per ora stati rispettati dalla Montedison». Dopo aver detto che non si può accettare che conseguenze determinate da altri ricadano, oltre che sull'azienda, anche e soprattutto sui lavoratori, Lagorio ha aggiunto: « Abbiamo detto alla Montedison che il futuro non sarà molto facile per nessuno; che sarà lotta dura e la Regione sarà naturalmente dalla parte dei lavoratori ». L'ingegner Grandi ha detto che la decisione del pretore ha messo in crisi lo stabilimento di Scarlino. Ha soggiunto che le richieste del pretore Viglietta, di eliminare i micrometalli e diluire l'acido solforico, quali misure per poter far riprendere il mare alle navi « Scarlino 1 » e « Scarlino 2 », « non possono essere prese in considerazione perché potrebbero essere risolte soltanto a lunga scadenza ». « Noi vorremmo attuare il trattamento a terra — ha detto l'ingegner Grandi — ma ci sono gravi problemi di immagazzinamento dei residui. E' necessario, come è noto, fare un impianto industriale ex novo, impianto che noi saremo in grado dì far funzionare entro la fine del 1975. Siamo disposti, tuttavia — ha proseguito —, a fare ciò che è possibile e ragionevole nell'interesse dell'azienda e dei lavoratori. In caso contrario purtroppo dovremo chiudere lo stabilimento come conseguenza inevitabile del fatto che non si possono scaricare i residui. Per il futuro immediato dovremo incontrarci di nuovo, ma io credo che si possa tutti auspicare una soluzione anche per questo problema ». Sui risultati della riunione il presidente della Regione ha informato i ministri del Lavoro e della Marina mercantile, o. m. Scarlino. Lo stabilimento Montedison dei « fanghi rossi » (Foto Uliano Lucas)