Monzon cerca la vendetta?

Monzon cerca la vendetta? Domani a Parigi la rivincita mondiale dei pesi medi Monzon cerca la vendetta? L'argentino deciso a smentire, contro Bouttier, quanti lo ritengono in declino - La protezione (ed i soldi) dell'attore Alain Delon forse non basteranno allo sfidante per evitare un'altra dura sconfitta - Lo statunitense Emile Griffith, uno scomodo termine di paragone (Dal nostro Inviato speciale) Parigi, 27 settembre. I quindici mesi passati dalla prima esperienza negativa possono cambiare il destino di un uomo, di un pugile: è quello che spera Jean-Claude Bouttier, il «numero uno» della boxe francese, il quale sabato sera, sul ring all'aperto eretto al centro dello stadio del tennis Roland Garros, disputerà la rivincita per il titolo mondiale dei pesi medi con l'argentino Carlos Monzon. Nel primo incontro, il 17 giugno 1972, Bouttier fece piegare le ginocchia al sud-americano nel corso del sesto round, ma non riuscì a resistere alla rabbiosa rimonta del campione del mondo che lo costrinse all'abbandono nell'intervallo tra il dodicesimo ed il tredicesimo round, dopo averlo spietatamente trasformato in un mascherone gonfio di pugni. Bouttier da allora non ha vissuto che nella speranza di vendicarsi, mentre le sue illusioni venivano alimentate da certi allarmanti segni di declino e di imborghesimento dell'ormai ricco ex «cow-boy» di Santa Fe, dalla vita privata troppo turbolenta perché non se ne sentissero le conseguenze anche nel suo rendimento sul ring. Dal misterioso colpo di pistola che lo ha ferito ad un braccio (e che molti hanno attribuito alla moglie del campione, Mercedes, giustamente gelosa per le «varie» licenze di Carlos) all'assassinio del fratello in un banale litigio fra braccianti in Argentina, dalle risse nei bar alle voci di un legame con una bellissima ballerina francese, non mancano gli episodi atti a convalidare l'impressione che Carlos Monzon sia ormai stufo della boxe e ad essa si dedichi ormai con la stanchezza di chi ha già guadagnato abbastanza e rifiuta sacrifici non più necessari. L'ultima difesa del titolo da parte del picchiatore indio, il 2 giugno scorso a Montecarlo contro il vecchio Griffith, ha rinsaldato la convin¬ zione di quanti sostengono che Monzon, pago ormai di gloria e di quattrini, non abbia più la sete di vincere indispensabile per restare sulla cresta dell'onda. Vedendolo affermarsi stentatamente ai punti contro il trentacinquenne Griffith, l'impressione di un Monzon con il sole ormai alle spalle poteva essere, insomma, giustificabile. Da questo precedente viene, soprattutto, l'ottimismo del «clan» francese, o meglio del ristretto gruppo di sostenitori di Jean-Claudo Bouttier che ha trovato nell'attore miliardario Alain Delon il mecenate pronto a rischiare di tasca propria 250 milioni di lire per offrire al suo protetto una nuova «chance» mondiale, ancora a Parigi. Un ottimismo abbastanza cieco, che non tiene conto come proprio quel Griffith il quale avrebbe consentito il manifestarsi degli allarmanti segni di declino di Monzon, potrebbe costituire una scomoda pietra di paragone per lo stesso Bouttier. Nel dicembre scorso, a Parigi, il francese si misurò infatti con il negro americano in quella che veniva considerata una vera e propria semifinale mondiale: l'arbitro francese Gondré, con un verdetto che grida ancora vendetta, salvò il pugile di casa da un ormai probabile k. o., decretando la sconfitta di Griffith per un presunto colpo basso, apparso regolare a tutti gli osservatori neutrali. Se Griffith dunque è il termine di paragone valido per stabilire una questione di superiorità tra Monzon e Bouttier, non c'è dubbio sul fatto che la preferenza vada ancora a Monzon che, sia pure con un margine strettissimo di punti e sia pure denunciando apertamente condizioni di forma assai sommarie, ha legittimamente battuto lo sfidante. Monzon è tornato a Parigi per la rivincita, allenandosi dapprima a casa, poi a Roma, quindi nella capitale francese. Quanti lo hanno visto in palestra, sia a Roma che a Parigi, sono apparsi convinti dell'aspra determinazione de! campione del mondo di far dimenticare lo scialbo episodio del giugno scorso a Montecarlo, di far rimangiare a tutti il pessimismo sulle sue condizioni fisiche, naturalmente a spese di Bouttier. Del francese, del suo grado di rendimento attuale, si sa ben poco: Jean-Claude è uscito da pochi giorni dalla «prigione dorata» nella quale il suo protettore Alain Delon lo aveva rinchiuso per quaranta giorni, vietandogli addirittura qualsiasi rapporto con la stampa e con i fotografi e concedendo l'esclusiva delle notizie dal castello di Douchy ad un solo giornale, 'France So/r». I bollettini ufficiali usciti dall'eremo di Bouttier e sottoposti — a quanto sembra — alla diretta censura di Alain Delon, sono apparsi sempre molto evasivi, improntati ad un epidermico ottimismo che non può, da solo, bastare per credere ciecamente nel francese. JeanClaude da due giorni è tornato a casa, a Gormay-surMarne, ma ha terminato ormai gli allenamenti con i guanti: quello che vale ora lo si saprà soltanto sabato sera, sul ring del «Roland Garros». E' convinzione di molti esperti, ed anche la nostra, che i miliardi di Alain Delon non basteranno per risparmiare all'ex-macellaio di Vitry una punizione assai più dura di quella di quindici mesi fa. Gianni Pignata Monzon-Bouttier: il francese (a destra) cercherà sabato a Parigi una difficile vendetta (Foto Olimpia)