Interscambio da rivedere fra la Cee ed il Giappone di Renato Proni

Interscambio da rivedere fra la Cee ed il Giappone Interesse per il viaggio di Tanaka in Europa Interscambio da rivedere fra la Cee ed il Giappone Dal '68 al '72 le esportazioni giapponesi nei Paesi comunitari sono cresciute del 203 %, contro 1*87 % delle importazioni Cee in Giappone (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 27 settembre. Il viaggio del primo ministro Tanaka in Europa (Parigi, Londra. Bonn e poi Mosca) è seguito con estremo interesse negli ambienti della Comunità Economica Europea. Tanaka non verrà a Bruxelles, perché il suo governo e la Cee non ritengono che sia ancora attuale il negoziato globale tra di loro, ma il problema degli scambi commerciali tra l'Europa e il Giappone è uno dei più gravi che dovrà essere affrontato per lo sviluppo armonico del commercio mondiale. Si prevede comunque che il viceministro degli Esteri giapponese Tsurumi visiterà prossimamente Bruxelles per avviare consultazioni preliminari con la Comunità. Tanaka nel suo viaggio cercherà una nuova relazione con l'Europa sul terreno degli scambi commerciali. Già a Tokio, dopo l'apertura dei negoziati in seno al Gatt, i giapponesi avevano dimostrato di accettare la tesi di Sir Christopher Soames — com¬ missario per gli affari esterni della Cee — e cioè che essi devono sviluppare il loro commercio con l'Europa su basi equilibrate. E' stata quindi ammessa la necessità di consultazioni preparatorie dato che i negoziati veri e propri non potranno cominciare prima che il « trade bill » (il disegno di legge americano per la liberalizzazione del commercio) sia approvato dal Congresso. Di recente, anche alcuni deputati del Parlamento europeo hanno espresso preoccupazioni per gli squilibri nella corrente commerciale tra il Giappone e l'Europa. Questa preoccupazione è ampiamente giustificata dalle statistiche. Dal 1968 al 1972 le esportazioni giapponesi ai Paesi della Comunità sono aumentate del 203D'a e nel primo trimestre del '73 sono ulteriormente aumentate del 34"'o. Questo spettacolare incremento si è registrato nonostante il Giappone abbia adottato alcune misure di autolimitazione alle esportazioni verso i nove Paesi comunitari. Il saldo nega- tivo del commercio con il Giappone per la Cee era di soli 22 milioni di dollari nel 1968, ma è stato di 1129 milioni di dollari (680 miliardi di lire) nel 1972. Le esportazioni della Comunità in Giappone infatti sono aumentate solo dell'87 per cento nel periodo 1968-'72. Va però detto che gli scambi giapponesi rappresentano per la Cee solo il 3 per cento delle esportazioni globali, e il 6 per cento delle importazioni. L'evoluzione di questi scambi presenta comunque aspetti preoccupanti e la situazione potrebbe aggravarsi anche in seguito alle difficoltà incontrate ultimamente dal Giappone sul mercato americano. La Comunità deve far fronte ad una strategia di esportazione attiva degli operatori commerciali giapponesi che convergono i loro sforzi su un numero relativamente ridotto di prodotti industriali, per esempio automobili nel Benelux, magnetofoni in Italia (un problema sul quale già si discute), macchine fotografiche in Francia. Già in passato i tentativi di concludere un accordo commerciale Cee-Giappone sono falliti sul problema della clausola di salvaguardia perché la Comunità esigeva una clausola più o meno analoga a quella già esìstente in certi accordi deliberati tra il Giappone e gli Stati membri (Francia e Benelux) mentre Tokio considerava che soltanto le disposizioni generali del Gatt in questa materia dovessero essere applicate al loro Paese. Renato Proni

Persone citate: Christopher Soames, Gatt, Tanaka, Tsurumi