La Cina ha chiesto l di aderire al Fondo di Mario Ciriello

La Cina ha chiesto l di aderire al Fondo La notizia ieri a Nairobi La Cina ha chiesto ldi aderire al Fondo Il ministro degli Esteri cinese ha scritto al direttore del Fmi e al presidente della Banca Mondiale "sul problema della partecipazione cinese come membro" ai due organismi internazionali (Dal nostro inviato speciale) Nairobi, 27 settembre. Il ministro degli Esteri della Repubblica popolare cinese ha scritto al direttore del Fondo Monetario e al presidente della Banca Mondiale « sul problema della partecipazione cinese, come membro », a questi due organismi internazionali. In linguaggio meno ufficiale si può dire che il governo di Mao Tse-tung ha chiesto di essere rappresentato al Fondo Monetario e alla Banca Mondiale così come lo è adesso nella organizzazione delle Nazioni Unite. La notizia è stata comunicata ai giornalisti in poche e caute parole da un portavoce del Fmi quando era già sera ed ha destato immenso interesse. E' senza dubbio il fatto più importante avvenuto dall'inizio di questo convegno a Nairobi. Purtroppo, non si può dire molto per il momento. Si sa soltanto che da Pechino sono giunte due lettere, una per Witteveen, l'altra per McNamara. I due messaggi sarebbero arrivati non a Nairobi, ma agli uffici dei due enti, a Washington. La risposta è stata immediata. Witteveen e McNamara hanno comunicato a Pechino che la questione sarà esaminata al convegno annuale del Fmi e della Banca Mondiale l'anno prossimo a Washington, tra la fine di settembre e il principio di ottobre. Il ministro delle Finanze di Taiwan (Formosa) avrebbe dovuto parlare questa sera, era l'ultimo degli oratori della giornata, qui a Nairobi, ma non ha preso la parola. Né si sa se lo farà domani. Molti punti non sono chiari. Anzitutto, cosa vuole veramente Pechino? Vuole risolta soltanto la questione della rappresentanza cinese? O vuole inserirsi nella Comunità monetaria internazionale di cui il Fondo è il simbolo e, in un certo senso, lo strumento? In altre parole, è l'espulsione di Taiwan il suo unico obiettivo o ha aspirazioni più vaste, e più «pratiche»? Sono domande che bisogna porre, perché il Fondo è come un «club», impone certe regole ai suoi soci, e con l'avvento dell'auspicato e nuovo assetto monetario tali regole potrebbero divenire ancora più severe. Due soli Paesi comunisti fanno parte del Fondo, la Jugoslavia e, da pochi mesi, la Romania. Qualche anno fa, corse voce che la Russia avesse sollecitato una «membership», ma l'informazione si sgretolò quando i funzionari del Fondo spiegarono che un socio dev'essere disposto a «mostrare i suoi libri contabili», motivo per cui la Svizzera ha sempre preferito non aderire al sodalizio. Sarà disposta Pechino a sollevare il sipario che occulta la sua posizione finanziaria? E, se divenisse necessario, se non si potessero fare eccezioni, accetterebbe la Cina comunista la convertibilità e le altre discipline di un ordine monetario multilaterale? Forse, vi è qualcosa di più in questa iniziativa che l'avversione di Pechino per Taiwan. Forse, Pechino ha più bisogno di quanto si creda di una collaborazione finanziaria con l'Occidente. E' troppo presto per fare congetture, è troppo rischioso lasciare correre la fantasia: ma siamo senza dubbio dinanzi a un fatto di vaste e affascinanti dimensioni. Mario Ciriello europea possa divenire realtà nel '74 (qui vi sono varie versioni, e non è chiaro se abbia detto «per» o addirittura «entro» l'anno venturo) e a un giornalista che gli ha chiesto che significato avessero allora tutte le consultazioni e le promesse ha risposto, in inglese: «It's shadow boxing», è la boxe con l'ombra. Nel pomeriggio, si è avuta l'attesa riunione dei sostituti del gruppo dei Venti, presieduto da Jeremy Morse. I sostituti hanno concordato di creare «quattro gruppi tecnici», incaricati di studiare quattro diversi problemi. Il processo di aggiustamento, e in particolare la struttura degli indicatori di riserve e le «pressioni finanziarie» sui Paesi colpevoli; regolamento dei debiti, con la possibilità di interventi in diverse valute; liquidità globale e consolidamento (dei dollari); trasferimento di «risorse reali» dai Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Altri argomenti, come i diritti speciali di prelievo, saranno approfonditi dagli esperti del Fondo monetario internazionale. I «gruppi tecnici» svolgeranno la loro attività a Washington e a Parigi. I sostituti si riuniranno verso la fine di gennaio, immediatamente prima dei ministri del gruppo dei Venti. Questi due convegni potrebbero aver luogo a Roma, benché fra le capitali candidate vi siano pure Parigi, Washington e Tokio. Come è ormai noto, si avrà un altro consesso ministeriale nella tarda primavera e, per il 31 luglio — è l'ordine dato dal comitato — dovrebbero essere composte tutte le controversie ancora aperte. Per settembre-ottobre, infine, il conclave del Fondo monetario e della Banca mondiale a Washington, dovrebbe avere sul tavolo l'abbozzo di accordo, di questa magna charta della riforma monetaria, m. c.

Persone citate: Jeremy Morse, Mao