Processo al vicepresidente degli SU È accusato di "corruzione e truffa,, di Vittorio Zucconi

Processo al vicepresidente degli SU È accusato di "corruzione e truffa,, Da ieri, dodici giudici popolari esaminano le imputazioni Processo al vicepresidente degli SU È accusato di "corruzione e truffa,, Respinto dalla Camera il tentativo di Agnew di essere giudicato dal Congresso • Nixon ha negato l'appoggio al suo vice, premendo per le dimissioni - Se il "gran giurì" accerterà le accuse, il vicepresidente sarà deferito al tribunale ordinario (Dal nostro corrispondente) Washington, 27 settembre. Per la prima volta nella storia americana un «gran giurì» ha aperto un procedimento penule contro un vicepresidente in carica. Stamane, dodici giudici popolari si sono riuniti a Baltimora, per esaminare le accuse di corruzione e truffa contro Spiro Agnew presentate dal ministero della Giustizia, e decidere se le prove sono abbastanza consistenti da meritare un processo vero e proprio. Testimoni, documenti, conti bancari relativi al periodo in cui Agnew fu governatore del Maryland, (la cui capitale è Baltimora) sono all'esame del «gran giurì» convocato dal ministero della Giustizia, che ritiene di avere sufficienti elementi di colpevolezza contro il vicepresidente. Così, mentre a Washington continuano le udienze della commissione senatoriale sul caso Watergate (dove l'obbiettivo, di fatto, è il presidente Nixon), a Baltimora si apre l'iter processuale contro Agnew. Sono mesi, ormai, che il vertice politico americano è paralizzato dagli scandali, dalle battaglie legali e costituzionali: e la crisi, anziché sopirsi, diviene di giorno in giorno più intricata. Presidente e vicepresidente, di fronte alla crisi, alla comune battaglia per la sopravvivenza politica, si sono divisi. Nixon ha negato il suo appoggio ad Agnew, premendo per indurlo a dimettersi, e ieri una clamorosa gaffe della Casa Bianca ha provato quanto profondo sia il dissenso fra i due uomini: nel pomeriggio, il portavoce del Presidente, Warren, ha dichiarato che nel corso del colloquio, Agnew aveva discusso con Nixon la sua intenzione di dimettersi. Un'ora più tardi, Agnew, avvicinato dai giornalisti ha detto: «Levatevi dalla testa che io voglia dare le dimissioni. Non ne ho mai discusso con nessuno, tanto meno con il Presidente». Poco dopo, Warren informava i giornali che di dimissioni si era parlato brevemente, senza però entrare nei dettagli. Agnew continua ad ostentare una sicurezza che non sembra trovare spiegazioni nei fatti: il suo tentativo di coinvolgere la Camera dei rappresentanti nell'inchiesta è fallito. Lo «speaker» della Camera, Albert, ha dichiarato ieri sera che il Parlamento non interverrà nelle indagini su Agnew, almeno per il momento. Le prove contro di lui sembrano sostanziose: testimoni, estratti di conti in banca (qui non esiste il segreto bancario), documenti, ricevute, proverebbero che egli ha incassato, durante la sua attività come governatore del Maryland, parecchi milioni di lire (circa 30), versati da affaristi e speculatori edilizi di Baltimora. Secondo una testimonianza dell'ultima ora, altri milioni (circa 15) sarebbero stati incassati da Agnew anche dopo l'assunzione della vicepresidenza, nel '68. In qualsiasi momento, il vicepresidente può intervenire e bloccare i lavori del «gran giurì»: stupisce che finora non abbia fatto ricorso alla sua immunità presidenziale. Il problema dei privilegi esecutivi (cioè quelli di cui gode la presidenza) è certo controverso, ma Agnew potrebbe fare come Nixon, che da mesi si sta difendendo appunto con la Costutuzione alla mano, giovandosi, in mancanza di prove, del beneficio del dubbio e trascinando il «caso» di giudice in giudice fino alla Corte Suprema. E' evidente che, se il «gran giurì» raggiungerà la convinzione della colpevolezza di Agnew, incolpandolo formalmente, sarà poi molto più difficile per lui, se non impossibile, ritirarsi dietro i bastioni costituzionali A quel punto, il Congresso sarebbe praticamente costretto a votare il suo allontanamento dalla Casa Bianca e la sua messa a disposizione della giustizia ordinaria. Le riunioni del «gran giurì si svolgono a porte chiuse (sono stati arrestati tre giornalisti della catena televisiva Cbs, che da un palazzo vicino tentavano di captare le voci con potenti microfoni direzionali), ma si sa che stamani i giudici popolari hanno interrogato alcuni stretti collaboratori di Agnew, quando era governatore. Sempre stamani, il vicepresidente ha avuto un nuovo incontro con Nixon ed altri esponenti repubblicani («Pura routine», è stato l'inattendibile commento ufficiale). Il vicepresidente sta dando, finora, l'impressione di un uomo incerto sulle iniziative da prendere per la sua difesa. La lettera alla Camera con la richiesta di un'indagine parlamentare è stata un'iniziativa infelice, innanzi tutto perché chiaramente destinata al fallimento (la maggioranza è democratica, dunque gli è avversa), e in secondo luogo perché contraddice le passate categoriche affermazioni di Agnew: quando si aprirono le udienze su Watergate, egli dichiarò che «il Congresso non dovrebbe occuparsi di casi come questo, perché rischia dt andare oltre le sue competenze e dare eccessiva pubblicità all'inchiesta». Si crea, chiarì Agnew «un'intollerabile atmosfera alla Perry Mason». In superficie, il vicepresidente continua ad ostentare una completa sicurezza: non rifiuta il contatto con i giornalisti, e coglie ogni occasione per ribadire le sua innocenza. E, singolarmente, la stampa che fu feroce con lui negli anni della gloria, oggi si astiene dal maramaldeggiare nei suoi confronti. Agnew non è mai stato un politico di straordinaria abilità, ma il suo atteggiamento franco, tra ingenuità e iattanza (lo bat- \ tMtTrdmcmoglBl tezzarono addirittura Mickey Mouse, «Topolino»; ne ha fatto un uomo molto popolare. Tuttora, mentre la sua carriera appare compromessa e addirittura rischia il carcere, molti americani sono ancora con lui, giudicandolo la vittima ingenua ed innocente di oscuri intrighi di palazzo. Migliaia di persone, dicono le lettere che arrivano alla Casa Bianca, stanno pregando per lui. Vittorio Zucconi

Persone citate: Mickey Mouse, Nixon, Perry Mason, Spiro Agnew

Luoghi citati: Agnew, Baltimora, Maryland, Washington