L' "ordine" a Santiago di Francesco Rosso

L' "ordine" a Santiago L' "ordine" a Santiago (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 26 settembre. Il « silenzio politico » di cui parlò giorni addietro il ministro degli Interni generale Oscar Bonilla, indispensabile, per non so quanti anni, per rimarginare le ferite del Paese, è davvero sceso sul Cile. I partiti politici tacciono, l'opposizione ai militari è ormai inesistente, la resistenza dei gruppi marxisti, che pareva avesse una certa consistenza, si è esaurita in pochi giorni con la sporadica attività dei franchi tiratori, subito arrestati, quando non caduti in combattimento. (La giunta militare ha messo fuori legge la maggiore organizzazione sindacale del Paese, la centrale unica dei lavoratori, di istituzione comunista, e dimesso tutti i sindaci e gli assessori comunali che avevano operato sotto il regime costituzionale di Allende. Sono stati interrotti i colloqui fra la giunta militare e gli ambasciatori che cercavano di ottenere salvacondotti per centinaia di rifugiati politici: solo le persone senza precedenti penali, ha fatto sapere il governo, cioè senza precedenti politici, possono lasciare il Cile. Gli ambasciatori non hanno accettato queste condizioni, e così le trattative si sono interrotte). L'occasione per una vera protesta l'opposizione l'ha avuta ieri, ai funerali di Pablo Neruda, ma tranne qualche timido e sussurrato «Allende è presente », e il canto sottovoce dell'Internazionale, non c'è stata la protesta che si poteva pensare. Lo sapevano così bene i generali che non hanno imposto nessuna limitazione ai funerali, ma la gente, che pure sarebbe andata volentieri a salutare il poeta morto, temendo di essere fotografata, ha preferito rimanere a casa. Il «silenzio politico», perciò, sta dominando ormai la vita cilena, al punto che le forze armate non amano nemmeno ricordare i giorni per loro gloriosi del golpe. Ieri è apparsa in edicola la rivista Que Pasa, (Che accade). Non v'è rimasta a lungo, l'hanno sequestrata quasi subito. Sulla copertina e nelle pagine interne pubblicava fotografìe altamente drammatiche degli scontri dell'll settembre avvenuti tra le forze armate ed i fedeli del Gap (Gruppo amici personali) che erano la guar- dia armata di Allende. Si vedevano gruppi di persone buttate faccia a terra, mani dietro la nuca, sul marciapiede dinanzi al Palazzo della Moneda in fiamme; altri ricolti contro il muro. In una lettera scoperta ieri e scritta all'Avana il 29 luglio 1973, cioè poco più di un mese dal golpe, Fidel Castro dava alcuni consigli all'amico Allende, soprattutto di guadagnare tempo e prepararsi meglio nel caso dovesse scatenarsi la lotta. «Non dimenticare, gli diceva, la formidabile forza della classe operaia cilena e l'appoggio energico che ti ha dato in tutti i momenti difficili. Essa può, al tuo appello per difendere la rivoluzione in pericolo, paralizzare i golpisti». Continuava: «La tua decisione di difendere la rivoluzione con fermezza e onore, fino a pagare con la tua stessa vita, come tutti sanno che tu sei capace di fare, chiamerà al tuo fianco tutte le forze capaci di combattere». La lettera di cui è stato pubblicato anche il facsimile, sembra autentica, ma le previsioni di Fidel Castro non si sono avverate, Allende è rimasto solo dinanzi alla sua morte. Com'è stato possibile che una così organizzata forza paramilitare si sia dissolta alle prime sventagliate di mitra dei militari, rimane un grosso rebus. Ieri, dinanzi alla casa di Neruda, un giovanotto diceva che la guerriglia scatterà al momento opportuno, quando la guardia dei generali si sarà allentata e si sentiranno sicuri. ' Parlare di sorpresa non è nemmeno consentito. Nei giorni scorsi, rileggendo i miei taccuini di appunti di conversazioni avute mesi addietro con personalità cilene, ho trovato che tutti, nessuno escluso, conservatori e rivoluzionari di Unità popolare, consideravano inevitabile il golpe. Avevo domandato a Radomiro Tomic se riteneva possibili le elezioni presidenziali nel 1976. «Come possiamo durare fino a quell'anno in queste condizioni?», mi disse. Diventa arduo parlare di sorpresa da parte di Unità popolare e delle forze paramilitari che la fiancheggiavano. Il golpe fu fatto bene, da maestri della tattica, ma è chiaro che anche gli altri, dopo tanti anni di addestramento e di istruzione teorica, avrebbero dovuto opporre un piano antigolpe. A meno che, come accade in simili circostanze, gli oppositori fossero talmente disorganizzati e lacerati dalle lotte di fazione, da non essere in grado, al momento opportuno, di opporre un saldo fronte unico, non nell'accettare la battaglia in campo aperto, ma di scatenare quella guerriglia cui si erano sempre detti pronti. Invece, si sono dispersi, si sono lasciati catturare, hanno nascosto così male i loro arsenali che le forze armate con i quotidiani rastrellamenti e perquisizioni, ne ritrovano e sequestrano in quantità incredibili. Così, il «silenzio politico» diventa sempre più fìtto sul Cile, un Paese che si credeva atipico nell'America Latina, che si sta rivelando invece poco dissimile dagli altri. Sul piano della cronaca pura si può ricordare che in Cile vige la legge di guerra interna, e che bisogna stare attenti a come si parla. Questa notte, la polizia è venuta all'Hotel Carrera ed ha arrestato il giornalista olandese di origine giamaicana Anton Fuchs. E' accusato di aver trasmesso alla televisione olandese notizie false ed allarmanti. Degli italiani arrestati, che pare siano tre, si sa soltanto che lo studente Paolo Hutter è rinchiuso nello stadio nazionale e che la nostra ambasciata fa di tutto per aiutarlo. Francesco Rosso

Luoghi citati: America Latina, Cile, Radomiro, Santiago