Nell'Argentina ucciso un altro sindacalista Sul Cile sta calando il "silenzio politico" di Livio Zanotti
Nell'Argentina ucciso un altro sindacalista Sul Cile sta calando il "silenzio politico" Violenza e repressione nel subcontinente latino-americano Nell'Argentina ucciso un altro sindacalista Sul Cile sta calando il "silenzio politico" L'uomo ucciso apparteneva a un sindacato di sinistra - Il Paese paralizzato da uno sciopero generale - Due treni dati alle fiamme da centinaia di passeggeri bloccati nelle stazioni - Rastrellamenti in Buenos Aires deserta - In Cile, i generali tentano di convincere i giornalisti stranieri che il Paese è tranquillo e ha accettato il "golpe" - Subito sequestrata una rivista con le drammatiche foto del colpo di Stato - Arrestato un giornalista olandese per "aver trasmesso notizie false" (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires, 26 settembre. Enrique Grimberg, un radicale di sinistra appartenente ad un sindacato peronista, acerrimo rivale della Confederazione generale del Lavoro, il cui capo José Elicci era stato assassinato ieri, è stato ucciso questa sera da quattro uomini armati che hanno fatto irruzione in un appartamento di Buenos Aires. La notizia è stata data a tarda notte. L'Argentina è nuovamente precipitata in un clima di esasperata tensione. Con Perori trionfatore delle elezioni presidenziali di domenica scorsa, erano in molti a pre¬ vedere un periodo di dura repressione. Prima del prossimo dodici ottobre, quando l'anziano « Caudillo » si insedierà formalmente alla Casa Rosada, l'ordine pubblico deve essere ristabilito pienamente. Questa pareva fosse la direttiva data dal vertice giustizialista ancora alla vigilia elettorale. Le dimissioni del capo della polizia nominato dall'ex presidente Hector Càmpora nella stessa sera di domenica e l'immediata successione del generale a riposo Miguel Ange) Iniguez, un uomo del vecchio peronismo, la successiva decisione di dichia- rare l'« Esercito rivoluzionario del popolo» (Erp) fuori legge, confermavano le previsioni. Ma tutto è accaduto assai più rapidamente di quanto chiunque pensasse. Non si era ancora dissolto l'eco degli spari sotto i quali era caduto Rucci, che la polizia e l'apparato politico del peronismo sono scattati in un'operazione di cui è ancora difficile valutare la portata e le conseguenze. Migliaia di agenti federali hanno scatenato un rastrellamento massiccio nell'intera zona di Avellaneda, dove è avvenuto l'assassinio del massimo dirigente sindacale argentino. La ricerca degli attentatori è proseguita nella notte. Molte strade sono pattugliate dalla forza pubblica, che controlla passanti e automobilisti. Sebbene manchino dichiarazioni ufficiali e definitive al riguardo, l'azione della polizia è diretta innanzitutto contro l'Erp, indicato come mandante ed esecutore dell'omicidio. Il gruppo di Mario Santucho non ha tuttavia assunto la responsabilità del sanguinoso episodio. Almeno finora, contrariamente al passato, l'Erp non ha diffuso alcun comunicato. Solo si dice che radio Rivadavia, una delle tante che trasmettono da Buenos Aires, abbia ricevuto una telefonata anonima da parte di una donna, che avrebbe detto: «Sono deW'Erp 22 agosto", siamo noi che abbiamo fatto fuori Rucci». L'«Erp 22 agosto» è un minuscolo gruppetto uscito dall'Erp e allineatosi con il peronismo. Le riunioni dei dirigenti giustizialisti, a livello di governo e di partito, si sono succedute ininterrottamente subito dopo la morte di Ruc ci. Peron, per la prima volta dopo il suo ritorno dalla Spagna, è andato alla Casa Rosa- da per discutere con il presi- [ dente provvisorio della Re-' pubblica, Raul Lastiri. La segreteria della Cgt ha decretato uno sciopero generale di 24 ore, che di fatto risulterà di almeno 30, poiché alle 18 di ieri già il Paese era paralizzato e il lavoro riprenderà soltanto dopo la mezzanotte di oggi. Si sono fermati, senza alcun preavviso, i trasporti pubblici. Centinaia di migliaia di persone che lavorano in città ma abitano nella provincia sono restate bloccate lontano decine di chilometri dalle loro case e spesso con pochi soldi in tasca, considerando che siamo alla fine del mese. La città appariva impazzita. Non si riusciva più a telefonare. Il traffico si è aggrovigliato in code chilometriche. Sono state sospese anche le partenze degli aerei e i passeggeri hanno dovuto restare all'aeroporto. L'esasperazione ha portato ad incidenti anche seri. Alla stazione ferroviaria Constitución, che serve la zona Sud del «grande Buenos Aires», centinaia di passeggeri hanno assalito due convogli in sosta e di fronte all'impossibilità di porli in marcia li hanno incendiati. Sono intervenuti la polizia e i vigili del fuoco. Ci sono stati scntri violenti. Infine, i dirigenti delle Ferrovie hanno dovuto allestire alcuni treni di emergenza per evitare danni maggiori. Ma la stazione è ancora stamane presidiata dalla forza pubblica. Situazioni analoghe si sono determinate in varie località del Paese. Intimorita da un avvenimento che non riusciva a valutare, la popolazione ha in più casi affollato i negozi di generi alimentari, per provvedersi di scorte. Oggi, Buenos Aires è deserta. Livio Zanotti Buenos Aires. Un soldato di guardia vicino all'auto dove è stato ucciso il sindacalista (osé Rucci (Telefoto Upi)
Persone citate: Enrique Grimberg, Miguel Ange, Peron, Raul Lastiri, Rosada, Rucci
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