La crisi di Napoli di Piero Cerati

La crisi di Napoli LETTERA AL DIRETTORE La crisi di Napoli Giudizi del ministro Gava su uomini e fatti dell'amministrazione de Illustre Direttore, ho letto su La Stampa di domenica (n. 224) due articoli, uno intitolato « Napoli dietro gli scandali » e l'altro « Napoli: centro-sinistra con l'appoggio del pri ». A parte le inesattezze e la superficialità con cui spesso, e non soltanto da taluno dei suoi redattori, si riesaminano i gravi, drammatici problemi di una grande città come Napoli, mi preme qui porre in rilievo talune alterazioni del vero, una anche chiaramente diffamatoria, che mi riguardano. Nel primo articolo si attribuisce « al gruppo della famiglia Gava » di tirare — all'ombra del Banco di Napoli — « le redini della vita economica cittadina » e di « controllare un giornale, la maggiore testata meridionale »: nel secondo si afferma che sia il Mancino che il Cerciello (due protagonisti dell'ormai famoso affare dell'incenerito-e) sono stati entrambi amministratori provinciali della democrazia cristiana e che Gava, quand'era ministro dell'Industria, avrebbe detto no ad una mutua assicuratrice del Comune di Napoli la quale, se riconosciuta, avrebbe fatto risparmiare all'Atan municipale 800 milioni per l'assicurazione dei mezzi di trasporto; e questo no avrebbe detto per consentire al Mancino di effettuare il « grosso colpo finanziario » dell'assicurazione dei mezzi stessi al « Lloyd Italico ed Ancora ». Quanto al primo articolo è sconfortante che si ripetano ancora le favole più volte smentite ed inventate da tenaci avversari politici che non perdonano ai Gava di dare da trent'anni un contributo, certo non trascurabile, al consolidamento delle posizioni della democrazia cristiana in Napoli e provincia e, in misura minore, nel resto della Campania. Eppure sarebbe stato estremamente facile controllare come stanno effettivamente le cose, assumendo informazioni presso il Banco di Napoli e presso gli altri istituti bancari. Sta di fatto che, anche negli ormai lontani anni in cui ebbi l'incarico di dirigere il dicastero del Tesoro, ho sempre doverosamente rispettato la piena autonomia bancaria nelle decisioni riguardanti l'economia cittadina o regionale: i presidenti ed i direttori generali che si sono succeduti alla direzione del Banco, dall'illustre prof. Corbino all'attuale presidente cav. del Lavoro Fusco, al prof. Guidotti, ne sono insospettabili testimoni. Circa poi il mio presunto controllo di II Mattino, la notizia avrà certo suscitato divertita ilarità nell'ambiente della stampa napoletana che conosce in quale posizione sia da anni il senatore Gava rispetto al grande quotidiano, ed una semplice informazione presso il direttore dott. Gia¬ como Ghirardo avrebbe evitato all'articolista simile abbaglio. Se trite e ritrite sono le favole del primo articolo, nuove sono invece le alterazioni del vero contenute nel secondo. Preciso subito che tutte le colpe sull'affare dell'inceneritore vanno acclarate e, se esistenti, sanzionate nella misura adeguata e bene fa la stampa a denunciare gli scandali non solo perché essi devono essere puniti, ma anche perché la loro denuncia aiuta i partiti, tutti i partiti, a liberarsi dalle scorie dei profittatori. La giustizia accerterà se e quali colpevoli responsabilità esistano nell'affare dell'inceneritore e su chi esse eventualmente cadano. Tuttavia una cosa è certa: che né Mancino né Cerciello furono mai amministratori provinciali della democrazia cristiana di Napoli: verità, questa, che si sarebbe potuta facilmente accertare da chi l'avesse voluto, evitando così la cattiva azione di far gravare su un intero partito napoletano l'ombra ingiusta del sospetto. Più grave, per quanto personalmente mi riguarda, e diffamatoria nella sua totale falsità, è l'accusa circa il mio diniego di riconoscere la mutua tranviaria del Comune di Napoli. Mai, prima durante e dopo la mia permanenza al ministero dell'Industria, ho avuto occasione di occuparmi di una pratica simile perché non è mai esistita né io ne ho mai sentito parlare prima di ora. La questione di una mutua del genere sorse per il Comune di Roma ed io mi adope rai, anche presso la commissione consultiva per le assicurazioni private che era orientata in senso contrario, a fare superare le gravi difficoltà di ordine giuridico che si opponevano al suo riconoscimento: cosi la domanda dell'AscoRoma, presentata il 29 aprile 1971, fu potuta approvare con decreto del 17 marzo 1973. Eguale comportamento avrei seguito se analoga domanda fosse stata prodotta dal Comune di Napoli. L'accusa falsa è gravemente diffamatoria e meriterebbe adeguata sanzione; ma conoscendo l'onestà della direzione di La Stampa sono convinto che essa è caduta in un infortunio che pub essere riparato subito senza fare ricorso alla legge. Ed è in questa fiducia che attendo la pubblicazione della presente e la smentita dell'accusa dando al tutto l'opportuno rilievo. Colgo l'occasione per salutarla ben distintamente. on. Silvio Gava Per quanto riguarda il mio articolo « Napoli dietro gli scandali », il senatore Gava costruisce la sua argomentazione su una lettura sbagliata delle frasi da me scritte. Dicevo testualmente che è il Banco di Napoli « che tira le redini della vita economica cittadina e che controlla un giornale... »; tutto questo non è smentibile, e non suscita alcuna ilarità. Chiarito che non vi è alcuna inesattezza, aggiungiamo che il senatore Gava esprime una sua valutazione, quando definisce « favole più volte smentite » l'ormai foltissima cronistoria politica della Napoli del dopoguerra; noi ci teniamo le nostre, di opinioni. Che poi l'azione del senatore Gava miri al « consolidamento delle posizioni della de » a Napoli e in Campania, può anche essere vero, ma per fortuna non è affar nostro scegliere le tattiche del suo partito. Le parole che si scrivono da anni su certi « comportamenti abnormi » (per usare una frase del presidente del Consiglio), sembrano « trite e ritrite » solo perché sono eternamente vere, e non sembrano produrre alcun risultato. Ma chissà che non appaia finalmente chiara nella stessa de la necessità di « voltare pagina » (per usare una frase del segretario democristiano). Andrea Barbato Raffaele Mancino è stato ed è dirigente della democrazia cristiana: ora tiene i rapporti tra il partito e la Regione. Tullio Cerciello è stato segretario provinciale amministrativo della de ed è assessore alla Nettezza Urbana. Raffaele Mancino, attraverso la Finanziaria « Finess », assicurò i 500 mezzi dell'Alan (Azienda trasporti pubblici di Napoli) per novanta mila lire l'uno. La Finess prese le provvigioni e appoggiò le polizze alla Società « Lloyd Italico ed Ancora ». Mancino fece anche una proposta al Comune: bisognava ristrutturare il Servizio Cassa soccorso dell'Alan, ed avanzò un'ipotesi di servizio, che, dice, avrebbe fatto risparmiare al Comune 450 milioni. Ora, Mancino afferma: « Non mi diedero ascolto, e si continua a sprecare quei soldi ». Le pratiche relative alle assicurazioni di enti pubblici passavano al vaglio del ministero dell'Industria. Ho scritto che « Gava avrebbe detto no »; ora il ministro smentisce. Risulta però che ufficialmente l'assessore Buccico (circa tre anni or sono), in occasione della legge sulle assicurazioni obbligatorie, presentò una proposta per una mutua di assicurazione tra Atan, Ferrovie provinciali ed altri mezzi pubblici sempre del Comune di Napoli. La pratica fu inviata al ministero dell'Industria, ma ottenne un rifiuto. L'Atan minacciò di non far viaggiare i suoi autobus; a questo punto subentrò Mancino, che stipulò l'assicurazione attraverso la sua Finanziaria. Piero Cerati