Gran giurì per Spiro Agnew di Vittorio Zucconi

Gran giurì per Spiro Agnew Il vicepresidente americano davanti alla magistratura Gran giurì per Spiro Agnew Il ministero della Giustizia ha raccolto a suo carico prove per i reati di corruzione, frode fiscale, truffa - Agnew ha chiesto di essere giudicato dal Congresso non da un tribunale (Dal nostro corrispondente) Washington, 26 settembre. Il « caso Agnew » precipita: il nuovo dramma politico americano (estraneo al Watergate ma cresciuto nella stessa atmosfera turbata e ansiosa) che coinvolge il vicepresidente degli Stati Uniti si avvia all'atto finale: il ministero della Giustizia ha raccolto, a carico di Agnew, solide e sufficienti prove di corruzione, frode fiscale, truffa e ha trasmesso il dossier ad un « gran giurì», prima tappa dell'iter processuale americano, che comincerà domani, giovedì. Agnew, dopo un burrascoso e infruttuoso colloquio con Nixon, ha deciso di sua iniziativa di chiedere alla Camera dei rappresentanti (il primo ramo del Parlamento) di aprire un'inchiesta su se stesso, togliendo il caso dalle mani della giustizia ordinaria. La Casa Bianca (che, ormai è certo, ha cercato di indurre Agnew a dimettersi la settimana scorsa ritenendolo finito) ha emesso un gelido comunicato in cui si dice che il «Presidente chiede al Paese di trattare Agnew con il decoro e il rispetto dovuto ad ogni cittadino». Una dichiarazione che è la più dura delle sentenze. Non è mai accaduto nella storia americana che, nello stesso momento, un presidente e un vicepresidente fossero coinvolti in scandali diversi, ma egualmente gravi: l'opinione pubblica è ogni giorno più sgomenta, sfiduciata. Nixon, lo si sapeva da anni, è un uomo politico spregiudicato, che si è fatto largo partendo da una modesta condizione sociale e professionale, risorgendo da sconfitte che avrebbero stroncato qualunque altro uomo politico. Ma niente affatto politici sono i reati che si imputano ad Agnew, il campione della «legge e ordine», il censore che per anni ha distribuito ammonimenti alla stampa, ha tuonato contro i sovversivi che tentano di minare il «Paese prediletto da Dio» (sono sue parole), l'uomo che si era proposto, con successo, agli elettori come il garante delle virtù tradizionali. Naturalmente, è ancora presto per emettere sentenze di colpevolezza (anche se i principali quotidiani, commentatori, uomini politici non hanno dubbi) e il gran giurì è solo il primo passo di un lungo cammino giudiziario. Istituto sconosciuto in Italia, il gran giurì è una sorta di controllo popolare sull'iter legale americano. Quando la procura è convinta di aver raggiunto elementi di colpevolezza o di grave sospetto su un cittadino, prima di aprire un processo vero e proprio deve sottoporre la causa a 12 giudici popolari (il gran giurì) che valuta le prove, interroga, ricostruisce insomma l'istruttoria decidendo se è o no il caso di passare al processo. Nella sua lettera alla Camera, Agnew sostiene che, come vicepresidente degli Stati Uniti, egli non può essere portato davanti ad un gran giurì e chiede ai parlamentari di prendere a carico il suo caso. Ha citato il precedente di John Calhoun, vicepresidente nel 1827, che fu accusato di essere un profittatore di guerra (si disse che aveva costruito forti nel West su commesse del governo) e chiese un'inchiesta del Parlamento, ottenendola e uscendone completamente scagionato. Ma la storia non salverà Agnew: la Camera ha reagito freddamente alla sua richiesta, la maggioranza (che è democratica, dunque del partito avverso) è propensa a lasciar cadere l'iniziativa o, nella migliore delle ipotesi, è decisa al watt and see, a stare alla finestra, il che corrisponde, sotto altra forma, ancora ad un rifiuto. Le prove contro Agnew che hanno condotto alla convocazione del gran giurì sono definite «solide» e sono imperniate sulla testimonianza di Lester Matz, un uomo d'affari di Baltimora, che avrebbe passato all'allora governatore del Maryland (di cui è capitale Baltimora), Spiro Agnew, circa 30 milioni, alla fine degli Anni 60, in diversi versamenti mensili. Questo per avere commesse statali e la «benevolenza» delle autorità nella violazione di regolamenti edilizi. Matz ha subito la prova del liedetector, della «macchina della verità», che avrebbe provato la sua sincerità. Ma il ministero della Vittorio Zucconi (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Persone citate: John Calhoun, Lester Matz, Nixon

Luoghi citati: Agnew, Baltimora, Italia, Maryland, Stati Uniti, Washington