Si rinnova la sfida Gimondi - Merckx di Maurizio Caravella

Si rinnova la sfida Gimondi - Merckx Oggi nella "classica,, Parigi-Bruxelles Si rinnova la sfida Gimondi - Merckx Il belga sulle strade di casa cerca una rivincita al "mondiale" Sullo stesso percorso sette anni fa Felice si laureò campione (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 25 settembre. Merckx lancia la sfida e Gimondi l'accetta, anche se sa che correre la Parigi-Bruxelles (che si conclude praticamente a casa di Eddy, tra la sua gente) è come andare a cercare il lupo nella tana. E' la rivincita del campionato del mondo e Felice non vuol far la figura di chi tira il sasso e poi nasconde la mano: si è preso il lusso di umiliare il « superman » belga a Barcellona ed ora vuol dimostrare che la maglia Iridata non gli sta un po' larga, come accadde a Basso dopo la vittoria di Gap. Dice che non c'è nulla di Impossibile, è il suo momento magico e vuole sfruttarlo fino in fondo. Presunzione? No, Felice gioca In trasferta ed è il primo a rendersi conto che il grande favorito, domani, è proprio Eddy Merckx. A chi gli fa notare che rischia grosso, il campione del mondo risponde che chi non rischia non ottiene nulla, e che gli assenti hanno sempre torto. Ha avuto torto anche Merckx, subito dopo il « mondiale », a dare forlatt al Giro del Piemonte. Duella doveva essere la vera rivincita, ma Eddy si tirò Indietro, disse che si sentiva vuoto, chiese qualche giorno di tempo per smaltire lo choc — perché di un vero choc si è trattato — della sconfitta di Barcellona. Aveva paura di Gimondi? No. forse sarehbe davvero Ingeneroso nel suoi confronti parlare di paura. Però Merckx fece questo ragionamento: perché andar io in Italia, e magari beccarmi qualche fischio, quando Invece posso tranquillamente aspettare al varco Gimondi in Belgio? Meglio giocare sul sicuro; non sono più i tempi in cui Eddy si gettava allo sbaraglio. Adesso che i suoi muscoli cominciano ad invecchiare, Eddy cerca di usare di più il cervello. Ma Gimondi su questa strada non lo segue; a lui le alchimie tattiche non sono mai piaciute. Si è imposto nel Giro del Piemonte, poi ha visto — ma di sfuggita — Eddy al circuito di Mendrlsio (dove ha vinto Bltossi), quindi ha corso il Giro del Lazio (e Merckx era ancora assente) ed infine è tornato ad Imporsi nella cronoscalata di San Fermo, mentre Eddy affilava le armi, vincendo, a Fourmies. Perché continuare ad evitarsi? Visto che il belga era molto restio a venire In Italia, Gimondi ha rotto gli indugi ed ha deciso di andarlo a sfidare In casa sua. Avrebbe potuto, prendendo esemplo proprio da Eddy, trovare una scusa e rinunciare, nessuno avrebbe avuto il coraggio di accusarlo: ma Gimondi vuole portare fino in fondo il peso della sua maglia iridata. Non scendeva a compromessi prima, a maggior ragione non vuol farlo adesso. Per cominciare, sarebbe proprio il momento peggiore. Ma poi è proprio vero che Gimondi rischia tanto? In fondo questa sua sfida, che all'apparenza sembra un po' alla don Chisciotte, è meno pericolosa per lui che per 10 stesso Merckx. E' Eddy a dover vincere a tutti i costi, a non potersi permettere mosse false: se ci riuscirà, visto che è sempre il più forte del mondo (e questo nessuno, e tantomeno Gimondi, lo mette in discussione), si parlerà di pronostici rispettati, di • vendetta » quasi scontata, visto che 11 traguardo è a due passi da casa Merckx; se vincerà ancora Gimondi, per Eddy sarà un colpo molto duro, forse ancora più duro di quello di Barcellona, perché stavolta davvero si comincerà a parlare di un suo declino; e se infine sarà un « terzo uomo > ad imporsi, tutti parleranno di rivincita mancata da parte di Eddy. Sarà Merckx il vero sconfitto, non Gimondi: perché per Felice si tratterebbe pur sempre di un pareggio in trasferta, cioè di una mezza vittoria. A Gimondi basterebbe, insomma, cercare di mettere in trappola Merckx, potrebbe correre col solo obiettivo di farlo perdere. Ma il bergamasco, che al contrario del belga più invecchia e più si diverto a gareggiare alla garibaldina, ha obiettivi ben diversi: « Sono stato — spiega — l'ultimo vincitore della Parigi-Bruxelles, che torna a disputarsi dopo sette anni. Fu la corsa che mi laureò campione, perché una settimana prima mi ero imposto nella Parlgl-Roubaix e qualcuno, forse, aveva sospettato che si fosse trattato di un caso. Non sarebbe giusto che ora tornassi, con la maglia di campione del mondo, ma col solo obiettivo di far perdere un altro ». Ricordiamo quel giorno: a dodici chilometri da Bruxelles, Gimondi piantò in asso tutti i migliori lasciando di stucco i belgi ed il giorno dopo i giornali — e non solo quelli italiani — scrissero che era nato II nuovo « superman » del ciclismo. Sono ricordi che Gimondi non vuol tradire. La corsa, che è una delle più lunghe del mondo (286 chilometri, è quasi ciclismo da tempi eroici) scatterà domattina da Oise, un piccolo centro nei sobborghi di Parigi, per concludersi ad Aankomst, alla periferia di Bruxelles. A parte Gimondi e Basso (che correrà al servizio di Felice), gli altri italiani « che contano » hanno pensato di restarsene prudentemente a casa, il che in fondo non stupisce più nessuno, visto che quest'anno anche al Tour c'erano tutti meno I nostri (mancava anche Merckx, ma aveva delle valide scusanti). Sarà al via il fior fiore del ciclismo internazionale, da Ocana (anch'egli col dente avvelenato, dopo Barcellona) ai fratelli De Vlaeminck, da Poulidor a Fuente, da Thevenet a Godefroot, senza dimenticare Verbeeck, Pianckaert, Van Springel ed altri ancora. Uno schieramento da campionato del mondo. E stavolta, dopo tanto tempo, il bersaglio « numero uno » non sarà Merckx, ma sarà Gimondi. Maurizio Caravella Eddy Merckx