Carli: incominciare subito a operare per la "riforma,, di Mario Ciriello

Carli: incominciare subito a operare per la "riforma,, I "grandi,, alla riunione monetaria di Nairobi Carli: incominciare subito a operare per la "riforma,, Occorre lavorare lungo due direttrici: convertibilità delle monete e misure d'aggiustamento per i Paesi con forti avanzi valutari - L'americano Shultz è d'accordo sul pre-progetto del "gruppo dei Venti", ma non attenua l'opposizione alle tesi europee e giapponese - Interventi di Schmidt, Aichi, Giscard d'Estaing e Barber (Dal nostro inviato speciale) Nairobi, 25 settembre. Riforma, riforma, riforma: è la parola che domina questo convegno monetario di Nairobi, come un martellante ritmo ripetuto all'infinito da una di queste sgargianti e instancabili bande locali. Ma cosa vi è da aggiungere a quanto già detto innumerevoli volte, nei giorni scorsi e prima ancora dell'appuntamento a Nairobi? La risposta si può trovare nei discorsi pronunciati oggi, i discorsi dei « grandi », dall'americano Shultz al tedesco Schmidt, dal giapponese Aichi al francese Giscard d'Estaing, dall'inglese Barber al nostro Guido Carli, Governatore della Banca d'Italia, in rappresentanza dall'assente ministro del Tesoro, Ugo La Malfa. Non sono emerse grandi e inattese novità, ma sono divenute più nitide alcune delle molte divergenze tra i principali architetti del nuovo sistema di Bretton Woods. E' un convegno, questo, senza dubbio interessante, ma non certo elettrizzante. Ed è inevitabile che sia cosi, perché avviene mentre la riforma sta navigando verso il suo sperato porto d'arrivo, mentre si può riflettere, ragionare e discutere ma non ancora decidere. Tale è la carenza di sostanziose notizie, di più vividi avvenimenti, che i giornalisti qui affluiti da ogni angolo del mondo attendono con impazienza la prevista protesta delle delegazioni africane contro i rappresentanti del Sudafrica e del Portogallo. Niente di drammatico, ma, domani o dopodomani, alla comparsa sulla tribuna degli oratori di Pretoria e di Lisbona, numerose, e forse tutte, le delegazioni déll'«Africa nera» lascerebbero la sala. Con un'eccezione: il Kenya, perché paese ospitante. Dopo la riforma, l'altro argomento di discussione, e di deplorazione, è il tempo. Il governo kenyota e la città di Nairobi hanno fatto del loro meglio per accogliere e festeggiare i quattromila ospiti, uno sforzo veramente ammirevole: ma il cielo è color cenere e piove a catinelle. E' piovuto tanto oggi che centinaia di persone non hanno potuto lasciare la sede dei lavori, il magnifico, ardito grattacielo del Kenyatta Coriference Centre, e l'interrato stesso del palazzo si è in parte allagato. Il discorso più atteso era quello di George Shultz, ministro americano del Tesoro. Shultz ha parlato chiaro. Ha lodato l'abbozzo, il pre-progetto, di accordo sulla riforma presentato ieri dal presidente del Gruppo dei venti, ma ha aggiunto: «Il mio senso di soddisfazione è prudente». «Questioni d'importanza critica sono tuttora insolute... molto resta da fare». Se tutto andrà bene, già in primavera «il terreno dovrebbe essere pronto per un accordo», ma occorre accrescere gli sforzi, tecnici e politici. Come è noto, i ministri del Gruppo dei venti si riuniranno in gennaio, indi in primavera, e per il 31 luglio — è uno dei risultati delle consultazioni a Nairobi — le controversie più gravi dovrebbero essere composte. Indi, presentazione dell'accordo al convegno del Fmi e Washington in settembre. Dalle parole di Shultz si è capito che Washington non ha attenuato la sua opposizione alle tesi dell'Europa e del Giappone sui due problemichiave, processo di aggiustamento (il ritorno all'equilibrio di un Paese troppo in passivo o troppo in attivo) e convertibilità. Si tengano pure consultazioni dentro e fuori il Fondo per determinare se e come agire contro una nazione «peccatrice», ma «si assuma l'impegno di rispettare alcune norme fondamentali stabilite in anticipo». Insomma, un codice. E si affidi un ruolo primario a quegli «indicatori di riserve», che «agevolerebbero il processo di aggiustamento in modo equo, efficace e politicamente accettabile». Sulla convertibilità, Shultz si è espresso con più circospezione ma, in vari incontri con la stampa americana, ha manifestato la sua preferenza per una «convertibilità su richiesta», quindi bilaterale. Gli europei diffidano di tale soluzione, troppo esposta al rischio di pressioni politiche, ed esigono una convertibilità multilaterale e obbligatoria. Dei Paesi europei soltanto ; Ir Germania, per bocca del ministro delle Finanze, Helmut Schmidt, ha sostenuto con fermezza questo atteggiamento americano, che è stato invece respinto dal suo collega nipponico, Aichi. «Nulla — ha detto Aichi — deve trattenere la comunità finanziaria mdlcpsumrmcrrtPplssrsp(tsrpr mondiale dal completamento del piano di riforma ver il 31 luglio '74». Sempre in polemica con gli Usa, Aichi ha anche pronunciato quella che è forse l'unica frase un po' arguta udita in questi giorni. Ha ammesso che l'uso di «indicatori» nel processo d'aggiustamento può essere utile, ma ha commentato: «A guanto mi risulta, in nessun Paese, finora, si è nominato un computer ministro delle Finanze». Pertanto, consultazioni come propongono gli europei. Guido Carli ha parlato con la limpidezza che gli è consueta ed è un peccato che lo spazio non permetta di riferire con maggior ampiezza il suo intervento. Ricordata la ! precaria situazione attuale («La comunità mondiale ha tatto prevalente ricorso allo strumento monetario con il risultato di provocare una rapida scalata dei tassi d'interesse e, conseguentemente. massicci movimenti di fondi») Carli ha invocato una più inteusa e immediata cooperazione internazionale. Si lavori per la riforma, ma si cominci ad agire sin d'ora. Sulla riforma, ha detto, «è necessario operare lungo due direttrici. Occorre, da un lato, realizzare la piena convertibilità delle monete di riserva e dall'altro porre in essere un sistema di strumenti di pressioni, ben definiti, e da applicarsi con intensità graduale per indurre i Paesi con forti avanzi ad attuare misure di aggiustamento». Ha avvertito che «il ripristino di una convertibilità bilaterale sarebbe tecnicamente indesiderabile»: ha ripetuto, in coro con quasi tutti gli altri ministri, che i diritti speciali di prelievo «devono essere il centro del nuovo sistema monetario» e «il loro legame con l'oro deve essere rescisso». E ha concluso: «Si dovrebbero esaminar; la fattibilità e i vantaggi di certe azioni che il Fmi potrebbe esplicare nel periodo transitorio prima dell' introduzione del nuovo sistema. Il Fondo potrebbe, ad esempio, condurre consultazioni sui più importanti casi di squilibrio, redigere regole per interventi sui mercati valutari, elaborare tecniche per decongelare l'oro e altri strumenti di riserva». Insomma non si resti inerti fino alla sperata panacea del secondo patto di Bretton Woods. Mario Ciriello