Scarcerate a Roma le due ragazze che litigarono con una compagna di Liliana Madeo

Scarcerate a Roma le due ragazze che litigarono con una compagna Scarcerate a Roma le due ragazze che litigarono con una compagna Sono state accusate di rapina aggravata perché durante il litigio scomparvero una catenina e un orologio - "Ci hanno frugato dappertutto. Il carcere è veramente uno schifo" Il giudice ha concesso alle due giovani la libertà provvisoria - Era fuggita la terza coimputata (Nostro servizio particolare) Roma, 25 settembre. Si è conclusa oggi alle 15,35 l'esperienza carceraria di Laura Fioretti e Loredana Fiorentini, le due ragazze di 15 e 14 anni arrestate venerdì sera dopo essersi azzuffate con una coetanea, Rossella Gresta. Il magistrato cui è affidato il caso, il dottor Cesare Casolla del tribunale minorile di Roma, ha concesso la libertà provvisoria, accogliendo l'istanza presentata dal loro avvocato difensore, e riservandosi di decidere in merito all'accusa che è stata formulata nei loro confronti, quella di rapina aggravata. Questa mattina egli ha in¬ terrogato sia la Gresta sia la Fioretti e la Fiorentini, per conoscere le due versioni su quella lite che si è svolta nel tardo pomeriggio di venerdì, alla borgata Alessandrina, e che si è conclusa con una catenina d'argento e un orologio in meno, spariti dal collo e dal polso della «aggredita». Il portone centrale del carcere di Rebibbia si è aperto oggi per far uscire le due amiche. Le hanno accolte i genitori, che le hanno prese in consegna, e Rita Fadda, che completava il gruppetto dei litiganti ed è riuscita ad evitare l'arresto, sparendo per 12 ore dopo il fatto, ma non l'accusa che l'accomuna alle altre due. «Sono state buone. Non hanno creato problemi. Sono state allegre e di buon umore, sempre» ha detto la direttrice del carcere femminile di Rebibbia — l'unico nel Lazio, l'unico in cui minorenni che abbiano problemi con la giustizia possono trovare posto — dr. Senzani. Il racconto dei cinque giorni e delle quattro notti trascorsi in cella, fatto dalle due amiche, è stato brusco, senza toni drammatici. Non si sono sentite né eroine né vittime di un'ingiustizia. Non si sono neanche rese conto appieno di quanto grande fosse stata l'apprensione patita per loro. Forse perché la vita in borgata prepara presto ad affrontare le difficoltà. Oppure per- che le esperienze che hanno vissuto in prima persona, le avevano già sentite raccontare e sono parse meno misteriose e inquietanti. Hanno parlato con una sorta di distacco delle ore consumate in isolamento, separate dai genitori e anche dalle altre ospiti del carcere, le adulte detenute per reati comuni. «Ci hanno trattato bene, hanno detto. Le suore erano buone. Le guardie un po' meno. C'era anche un'altra ragazza, una di 17 anni. Potevamo girare per i corridoi, e prendere aria. Domenica abbiamo persino ballato, ci hanno fatto arrivare un mangiadischi. Be', certo, non tutto è stato bello. L'iminatricoluzione, ad esempio. Una cosa umiliante. Ci hanno frugato dappertutto, davvero dappertutto. Permessi inutile chiederne, ci dicevano sempre di no. Quando eravamo in cella, il tempo non passava mai. Insomma, era un carcere. E il carcere è uno schifo». Liliana Madeo

Persone citate: Cesare Casolla, Fioretti, Gresta, Laura Fioretti, Loredana Fiorentini, Rita Fadda, Rossella Gresta, Senzani

Luoghi citati: Lazio, Roma