Breznev dice che Pechino rifiutò un patto con Mosca

Breznev dice che Pechino rifiutò un patto con Mosca A Tashkent, in un discorso teletrasmesso Breznev dice che Pechino rifiutò un patto con Mosca In giugno - E' il secondo rifiuto della Cina, in due anni e mezzo, a siglare la "non aggressione" con i sovietici - Il segretario del pcus appare comunque intenzionato a mitigare la polemica con i cinesi (Dal nostro corrispondente) Mosca, 24 settembre. Leonid Breznev ha rivelato oggi che, per la seconda volta in due anni e mezzo, l'Unione Sovietica ha offerto alla Cina, nel giugno di quest'anno, un patto di non aggressione, ma i dirigenti cinesi « non si sono neppure degnati di rispondere a questa proposta assolutamente concreta ». Egli ha perciò accusato Pechino, sebbene in tono moderato e in termini abbastanza concilianti, di non volere la normalizzazione con l'Unione Sovietica se non a parole, « cui non seguono fatti adeguati ». Secondo il segretario generale Jel pcus, il decimo Congresso del pc cinese non ha mostrato in realtà alcun sensibile cambiamento nella « linea antìsovietica » della direzione cinese, anche « se è ancora prematuro trarre conclusioni definitive circa l'importanza di questo congresso, che si è svolto in un'atmosfera strettamente confidenziale ». Breznev ha parlato a Tashkent, la capitale dell'Uzbekistan, una delle repubbliche asiatiche sovietiche, che produce la maggiore quantità di cotone di tutto il Paese. Il « leader » del pcus era giunto a Tashkent tre giorni fa, direttamente da Sofìa, ufficialmente per conferire alla repubblica l'ordine « dell'amicizia dei popoli ». In realtà, il viaggio è servito al segretario generale del pc sovietico per riunire tutti i principali dirigenti delle repubbliche asiatiche e tenere loro un rapporto segreto sulla situazione agricola nell'ora decisiva del raccolto. Perciò, nel suo discorso, durato un'ora e mezzo e interamente teletrasmesso, Breznev ha parlato a lungo del raccolto, senza fornire tuttavia alcuna indicazione sui risultati previsti per quest'anno, salvo dire che l'Uzbekistan fornirà uno dei migliori raccolti di cotone della storia. L'interesse del discorso odierno consiste, dunque, soprattutto nella lunga parentesi dedicata alla Cina, non soltanto per la rivelazione relativa al patto proposto a Pechino nel giugno scorso, ma anche perché, per la prima volta dopo il decimo Congresso del pc cinese, svoltosi dal 24 al 28 agosto in gran segreto, un alto dirigente sovietico ha espresso l'opinione del Cremlino su quell'avvenimento. Nel complesso, Breznev è apparso intenzionato a mitigare la polemica con la Cina, e il suo discorso è stato assai meno aspro di quello pronunciato il 21 dicembre 1972, in occasione del giubileo dell'Urss. Senza replicare alle durissime invettive lanciategli dal premier cinese Ciu En-lai nel rapporto ai decimo Congresso (nel quale lo stesso Breznev veniva paragonato a Hitler), il segretario generale del pcus si è limitato a dire che quel documento è «una conferma della linea anti-marxista e anti-leninista della direzione cinese, uno sproloquio di ingiurie oscene e di calunnie contro il nostro Paese». Breznev ha poi fatto riferimento alla proposta di Ciu En-lai di normalizzare i rapporti tra Mosca e Pechino sulla base dei cinque punti della coesistenza pacifica, e di risolvere le questioni litigiose sulle frontiere «per via pacifica, al tavolo del negoziato». Il segretario generale del pcus ha affermato che questa offerta corrisponde appieno al più recente atteggiamento sovietico sul problema dei rapporti con la Cina e, a conferma, ha svelato la recente offerta di un patto di non aggressione. «Posso informarvi, compagni — ha detto testualmente Breznev — che noi abbiamo deciso ultimamente di fare ancora un passo che mostra, in modo probante, la buona volontà e l'approccio costruttivo dell'Unione Sovietica verso lo sviluppo dei rapporti con la Cina. A metà giugno di quest'anno, il Comitato centrale, il Presidium del Soviet Supremo dell'Urss e il governo sovietico hanno proposto ufficialmente alla direzione cinese di concludere un trattato di non aggressione tra l'Urss e la Rpc, in base al quale le parti s'impegnerebbero a non lanciare, l'una contro l'altra, alcun attacco terrestre, marittimo o aereo con l'uso di qualunque arma, e di non ricorrere alla minaccia di attacchi. Qual è stata la reazione della parte cinese a questa proposta? E' significativo che la direzione cinese, continuando il suo can-can nel mondo intero sulla minaccia sovietica che peserebbe sulla Cina, non si è neppure degnata di rispondere a questa proposta concreta ». Dunque, la proposta è stata fatta alla Cina pochi giorni prima che Breznev partisse per gli Stati Uniti in visita ufficiale: la coincidenza di date ha forse insospettito i cinesi. Il fatto stesso che, dopo l'esito negativo del primo tentativo, a distanza di due anni e mezzo, i sovietici abbiano rinnovato ai cinesi un'offerta di regolamento del complesso contenzioso che contrappone i due Paesi, conferma, secondo gli osservatori, che l'Unione Sovietica intende assolutamente normalizzare i rapporti con la Cina. Come abbiamo già riferito, fonti comuniste di Mosca affermano che, dopo la conclusione della Conferenza per la sicurezza in Europa, l'Unione Sovietica tenterà di garantirsi la sicurezza dei confini con la Cina. A giudizio degli alti comandi sovie¬ tici, infatti, la tensione alle frontiere con la Cina sarebbe insostenibile per l'Urss, a causa dell'enorme inferiorità numerica sovietica, che non è del tutto compensata dalla superiorità degli armamenti convenzionali e strategici. Paolo Garìmberti