Sono in carcere da venerdì le due ragazzine accusate di rapina dopo un banale litigio di Liliana Madeo

Sono in carcere da venerdì le due ragazzine accusate di rapina dopo un banale litigio La penosa vicenda in una popolosa borgata della capitale Sono in carcere da venerdì le due ragazzine accusate di rapina dopo un banale litigio Hanno 14 e 15 anni - Un'altra giovane denunciata a piede libero - Venute a diverbio con una coetanea, le avrebbero strappato una catenina d'argento e un orologio - Sono state rinchiuse nella prigione di Rebibbia (Nostro servìzio particolare) Roma, 24 settembre. Sono ancora in carcere le due ragazzine — Loredana Fiorentini e Laura Fioretti, di 14 e 15 anni — arrestate venerdì sera dopo una zuffa con una coetanea, Rossella Gresta. Insieme con una loro amica — Rita Fadda, di 15 anni, denunciata a piede libero — sono accusate di «rapina aggravata». In tre contro una sono venute alle mani. Non per ragioni complesse: «Ci ha guardate con un fare strano, dall'alto in basso, snobbandoci, come aveva sempre fatto. Ci siamo avvicinate ed è nata una lite», ha raccontato ima delle «picchiatrici». Non secondo le buone maniere delle parioline: siamo in borgata, fra la Prenestina e la Tuscolana, dove le case sono enormi e fittamente popolate, i redditi miseri e precari, le strade il luogo in cui si trascorre la maggior parte del tempo imparando precocemente a destreggiarsi e a vivere, magari con la violenza. Gli schiaffi sono volati poco prima delle otto di sera, in una via male illuminata come di solito sono le vie dell'estrema periferia. Tutte e quattro sono finite a terra. Secondo l'aggredita, le sono stati strappati una catenina d'argento e un orologio. Secondo le tre amiche, quando Rossella se ne è andata, a terra erano rimasti l'uno e l'altra, e nella rabbia li hanno pestati sotto i piedi, buttandoli poi via, facendoli finire forse in un tombino. Né l'orologio né la catenina sono stati tirati fuori, quando i genitori di Rossella si sono presentati a casa delle altre ragazze per chiederne la restituzione. E' scattata la denun¬ cia. Il commissario di pubblica sicurezza della zona ha aperto un'indagine. S'è concluso che era stata compiuta una rapina aggravata, reato che comporta l'arresto obbligatorio. Loredana Fiorentini e Laura Fioretti sono state arrestate nello scantinato della loro casa, dove si erano nascoste. Rita Fadda, più lesta o meglio informata, è andata a trascorrere la notte in casa di un'amica e il giorno dopo, trascorse le dodici ore entro le quali c'è flagranza di reato che rende obbligatorio l'arresto, s'è presentata al commissariato. Per il maresciallo Romiti, che ha condotto l'indagine, non ci sono dubbi: « Si tratta di rapina. Noi abbiamo applicato la legge. Che non ci sia un carcere minorile o un riformatorio per la custodia preventiva delle quindicenni, non è colpa nostra». Per il magistrato che si occupa del caso, il dr. Cesare Casolla, il problema ha contorni più complessi: «Purtroppo nel Lazio non ci sono istituti di rieducazione per le minorenni. Quando ci capitano ragazzine, siamo costretti a mandarle in carcere, a Rebibbia. Anche se non sono stati commessi gravi reati, e non si può parlare di giovani traviate. Le si mette in camere separate, rispetto alle detenute adulte. Si tenta di rendere il meno traumatizzante possibile l'esperienza. Questa è la situazione attuale. Ma neppure in prospettiva si vedono cambiamenti ». Nella borgata in cui vivono le quattro ragazze implicate in questa brutta storia l'amarezza ha il sopravvento sul dolore. Sono povera gente, tutti con storie analoghe, di disoccupazione, troppi figli, bilanci stenti, difficoltà a inserirsi nel tessuto produttivo della città. Il padre di Rossella Gresta, la ragazza aggredita, dice: « Una punizione se la meritavano, non la prigione. Se avessi saputo che le avrebbero arrestate, non le avrei denunciate. Quando le ho viste portar via, mi si è stretto il cuore ». Il padre di Loredana Fioretti, duro, re plica: « Hanno fatto le foto segnaletiche. Hanno preso le impronte digitali. Lo so bene che cosa succede quando entri là dentro. E' inutile che ti lavi le dita, quell'impronta non si cancella più. Non troveranno più un lavoro. Sono schedate ormai. E chi è schedato, è segnato. Se avessero trovato un lavoro, ora che avevano preso la licenza media, non sarebbero finite così ». Da venerdì, intanto, si protrae la loro detenzione. Il magistrato, oggi, ha interrogato Rita Padda, che ha re¬ spinto l'accusa di rapina e ha parlato di uno scherzo fra ragazze, degenerato in lite. Domani sarà ascoltata Rossella Gresta per conoscere la sua versione, l'accompagnerà il padre che ha deciso di ritirare la denuncia. « Il reato è perseguibile d'ufficio — spiega il dr. Casolla —. Spetta a me, composto un quadro il più possibile ricco di elementi, definire il capo di imputazione, vedere se è buona una tesi diversa da quella dell'accusa, concedere la libertà provvisoria — oggi è possibile farlo anche se si tratta di un reato che rende obbligatorio il mandato di cattura — o inviare gli atti al tribunale perché decida in proposito ». L'interrogatorio delle due ragazze in carcere è stato fissato per domani. Non era possibile, con un atto di buona volontà, sentirle subito per rimetterle magari in libertà e ridurre la durata di un'esperienza tanto dolorosa? Il dott. Casolla risponde: « La nostra organizzazione richiede tempo. Dovevo avvisare l'avvocato difensore. Questa mattina ho atteso inutilmente, fino alle 14, la derubata. Soltanto domani posso recarmi a Rebibbia. Siamo in due. Oggi il mio collega era in udienza, io in ufficio per rispondere alle telefonate, seguire l'ordinaria amministrazione, predisporre il lavoro della settimana; da venerdì ad oggi, ad esempio, ci sono stati 22 arrestati. Si trovano parte a Monte Mario e parte a Rebibbia, due località molto distanti tra loro. Occorre dare un ordine agli interrogatori altrimenti passeremmo le nostre giornate in macchina, per spostarci da un punto all'altro della città ». Liliana Madeo Roma. Laura Fioretti

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